L’area occupata dall’odierna
frazione di S. Vittore, posta alla sinistra dell'alta valle del fiume Musone, ebbe un
grande sviluppo durante l’età del Ferro. In questo sito era sorto un
importante centro cultuale legato alla sorgente denominata “Fonte del
bagno” o di “San Giovanni”. E’ probabilmente intorno a questo
centro che si sviluppò un insediamento che nel corso del I sec. a.C.
viene eletto a municipio romano. L’importanza di questa fonte viene
ricordata anche da un’epigrafe
(EDR 015043)
degli inizi del I sec.
d.C. che riporta una disposizione di legge mirante a preservarne
l’integrità
(1).
Un’iscrizione
(CIL 5688) oggi murata in un palazzo di Cingoli
ricorda invece il restauro di una basilica presso S. Vittore
(2). La presenza di un
edificio pubblico di questo tipo implica pertanto che vi fosse un centro
municipale indipendente e autonomo da Cingulum. Gli eruditi del XIX secolo
identificavano il municipio con la città romana di Beregra,
menzionata da Plinio il Vecchio. Fu il Mommsen a respingere questa
attribuzione
(3).
Recenti studi hanno proposto di
identificare il centro di S. Vittore con Planina
(4) finora
ubicata presso Pianello di Castelbellino (AN).
Della realtà urbanistica di S.
Vittore restano purtroppo ben poche tracce. Intorno agli anni 1845-1846
venne scoperto un complesso sistema di ambienti pavimentati a mosaico,
tra cui uno con scene di animali acquatici, e altri pavimenti in cotto;
vasche rivestite di opus signinum collegate ad una rete di
canalizzazioni riferibili ad ambienti termali
(5).
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"Pianta
di uno scavo di circa 1/2 metro di profondità
fatto circa un secolo fa nell'Abazia di S. Vittore
di Cingoli...", copia del 18/8/1920 |
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Nel 1946-1952 vennero scoperti, a
breve distanza dal complesso scavato nella metà dell'800, una
stanza di m 9x7,50 appartenente ad una domus con pavimento
a mosaico bianco e nero. Il mosaico consiste in "un grande
tappeto rettangolare a disegno geometrico (delimitato da un largo
bordo bianco, da due fascette nere e da una terza linea nera),
entro il quale sono disposti, in numero di sei su cinque file,
dischi incorniciati da un cerchio bianco e, alternativamente, da
una treccia bianca su fondo nero o da un secondo cerchio nero.
Questi ultimi dischi contengono rosoni a sei petali (in nero su
bianco), con una stella centrale bianca, a sei punte; i dischi con
cornice a treccia contengono invece una stella simile, nera su
fondo bianco, entro un festone circolare, bianco su nero.
Tra
i grandi dischi si alternano, su fondo nero, rosette a quattro
petali bianchi disposti a croce, e quadratini bianchi contenenti
un rombo nero a lati ricurvi. Il raccordo con le fasce marginali
è ottenuto mediante un motivo angolare a ventaglio, cui seguono
semicerchi neri profilati di bianco o completamente bianchi
contenenti gli uni un rettangolo bianco con losanga nera, gli
altri doppie pelte nere. Il disco centrale della quarta fila era
quasi interamente occupato da un'aquila ad ali spiegate, che
sorreggeva con gli artigli una corona di lauro. Questa figura è
ora completamente scomparsa e ne rimane soltanto una
documentazione fotografica"
(6). Di un pavimento simile,
scoperto in un vano adiacente, resta soltanto una fotografia.
Entrambi i mosaici sono stati datati al II sec. d.C.
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Mosaico.
II sec. d.C. Museo Archeologico Nazionale di Ancona (da
Mercando, tav.2) |
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Al I sec. d.C. risalgono invece le
sei sepolture a cremazione emerse casualmente nel corso di lavori
agricoli lungo la strada che conduce ad Osimo
(7). Le uniche due
tombe integre, la n. 1 e n. 5, presentavano corredi
frammisti ad ossa combuste e carboni. Fra i materiali più
significativi si ricordano, per la tomba n. 1, "oggetti in
bronzo pertinenti a un cofanetto, pedine ed oggetti di osso, vasi
di vetro e una coppetta di terra sigillata italica con orlo
decorato a rotella e da due appliques a doppi girale; sul
fondo un bollo, illeggibile, in planta pedis (forma Atlante
XXXV - databile tra l'età tiberiana e la seconda metà del I sec.
d.C.). All'interno di questa tomba era stata deposta, in un
secondo momento, un'urna fittile entro la quale sono state
rinvenute ossa umane e quattro unguentari di vetro (tomba 1
bis). La tomba n. 5 conteneva vasellame di vetro
(fig.
1), pedine di pasta vitrea, elementi
di bronzo appartenenti ad un cofanetto, un pendaglio, due
pissidi cilindriche di bronzo, oggetti ed elementi figurati di
osso, uno specchio"
(8).
Abbondanti
sono i rinvenimenti occasionali di superficie che documentano per
il periodo compreso fra I e II sec. d.C. una notevole prosperità
del municipio: frammenti di terra sigillata italica e
nord-italica, alcuni anche con bollo (forma Atlante X e 23),
recipienti di vetro, unguentari, bottiglie e piatti, ceramica a
pareti sottili (forma Atlante 2/261, 2/224), bicchieri (forma
Atlante 1/55), lucerne a volute, ecc.
I
materiali di S. Vittore sono conservati
presso il Museo Archeologico di Cingoli, di Jesi, di Ancona (il
già citato mosaico con decorazione geometrica bianca e nera) e presso l’Antiquarium della villa
Foligno-Della Rovere a S. Vittore dove si possono ammirare rocchi di colonne, elementi architettonici, pavimenti a mosaico,
ceramiche ed epigrafi.
Altri
materiali, come frammenti di terra sigillata medio-adriatica,
lucerne a canale chiuso e aperto, frammenti architettonici
(fig.
2), documentano una continuità dell'insediamento anche nei secoli IV-V.
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Fig.
1. Vetri da necropoli
- I sec. d.C. Museo
Archeologico di Cingoli |
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Fig.
2. Fregio architettonico - età tardo
antica. Museo
Archeologico di Cingoli |
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Frammento
di sarcofago con bustino di sileno, II-III sec. d.C.
Museo
Archeologico di Cingoli
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Foto
tratte da: E. Percossi (a cura di), Il
Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998,
pp.18-19-109
(1)
G. Paci, Due novità epigrafiche dal
Maceratese, in Picus, III, 1983, pp. 224-226;
G. Paci, S. Vittore
di Cingoli, in Supplementa Italica, 8 (1991),
Roma 1991, pp. 77-78
(2)
T. Mommsen, CIL IX, 5688,
Berolini 1883, p. 543; G. Paci, Cingoli in età
romana repubblicana, in AA.VV.,
Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre
1983, "Studi Maceratesi", 19, Macerata 1986, pp. 107-110;
G. Paci, Cingulum, in Supplementa
Italica, 6 (1990), Roma 1990, p. 45
(3)
G. Paci, S.
Vittore di Cingoli, in Supplementa Italica, 8
(1991), Roma 1991, p. 74
(4)
Ch.
Delplace, Reliefs de la
région de “Cingulum”, in “Picus”, VII, 1987, p. 8;
G. Paci, Un
municipio romano a S. Vittore di Cingoli, in "Picus", VIII,
1988, pp. 51-69;
G. Paci, Schede per
l’identificazione di antichi predii in area picena, in P.
Janni – E. Lanzillotta (a cura di), Geografia, Atti del
Secondo Convegno Maceratese su Geografia e Cartografia Antica
(Macerata 16-17 aprile 1985), Roma 1988, p. 167
(5)
S. Servanzi-Collio, Scavi in San Vittore
Rapporto del commendatore Severino Servanzi-Collio allo Istituto
Archeologico in Roma, Macerata 1863, pp. 3-12 - articolo
(6)
L. Mercando, Cingoli, in Rinvenimenti e notizie di mosaici pavimentali romani nel maceratese,
Atti del
XIII Convegno di Studi Maceratesi, Mogliano 12-13 novembre 1977,
"Studi Maceratesi",
13, Macerata 1979,
pp. 32-35
(7)
Per la datazione delle tombe si veda: L. Mercando, S.
Vittore di Cingoli (Macerata). Rinvenimento di tombe romane a cremazione,
in "Notiziario degli scavi d'antichità", 1974, pp. 103-123;
N. Frapiccini, San Vittore
da centro piceno a municipio romano: l’abitato e le necropoli,
in E. Percossi (a cura di), Il
Museo Archeologico Statale di Cingoli,
Recanati 1998, p. 53
(8) N. Frapiccini, San Vittore
da centro piceno a municipio romano: l’abitato e le necropoli,
in E. Percossi (a cura di),
Il
Museo Archeologico Statale di Cingoli, cit., p. 53; gli elementi descritti sono visibili nelle vetrine
nn. 20-21 del Museo Archeologico Statale di Cingoli.
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