Nel
corso del VI sec. a.C. avvengono dei profondi cambiamenti di
ordine politico e commerciale nell'Italia centrale dovuti essenzialmente al crescente
interesse che alcune città dell'Etruria centro-settentrionale
ebbero verso le regioni adriatiche, come dimostrano il
potenziamento di centri già esistenti (es. Felsina) e la
fondazione di nuovi (Spina e Adria).
"G. Colonna ha di recente
individuato l'atto di nascita della tassalocrazia etrusca
sull'Adriatico nella spedizione che gli Etruschi insediati
nella pianura padana intrapresero contro la greca Cuma nel 524
a.C. in seguito all'alleanza di numerose genti italiche (per lo
più Umbri e Dauni)" (1). Questa impresa, oltre a segnare la sconfitta dei Liburni che fino ad allora avevano
controllato i traffici commerciali in Adriatico, determina la completa
apertura delle rotte adriatiche ai Greci (2). La data tramandata
dalla tradizione trova conferma nella documentazione archeologica;
le prime importazioni di ceramica greca, e di conseguenza il
crollo della diffusione della ceramica dauna, si collocano proprio
nel corso della prima metà del VI sec. a.C. Nel quadro degli
scambi commerciali che avvenivano in Adriatico, gli scali piceni
rivestirono sicuramente un ruolo non secondario come dimostrerebbe
anche la presenza di vasellame bronzeo laconico nella regione
italica e in alcune località dell'Europa centro-orientale (3).
|
Ansa di
hydria di tipo laconico con guerrieri, da Treia, Museo
Oliveriano di Pesaro, secondo quarto VI sec. a.C.
(immagine da: iris.unina.it/retrieve/handle/11588/729115/378216/78.%20Torre%20di%20Palme.pdf) |
Se
l'età orientalizzante era caratterizzata da isolate
concentrazioni di cospicue ricchezze, prerogativa della ristretta
cerchia dei "principi-guerrieri", l'epoca compresa fra
la metà del VI e la metà del IV sec. a.C. è "contraddistinta
da espressioni di maggiore livellamento nella distribuzione di
tali risorse, che raggiungono gruppi sempre più estesi" (4). La
prosperità economica raggiunta in quest'epoca dalle comunità picene è evidenziata dai numerosi e pregevoli oggetti
d'importazione deposti nei corredi funerari e dalla presenza di
oggetti dell'artigianato piceno in contesti dell'Italia centrale,
meridionale e nella Penisola Balcanica (5).
La società picena di
età arcaica era strutturata secondo un sistema oligarchico in cui
anche la donna, come presso gli Etruschi e altre comunità
dell'Italia meridionale, svolgeva una funzione sociale di grande
importanza, come garante della continuità gentilizia e strumento
principale di alleanze e rapporti tra gruppi aristocratici in
virtù dello scambio matrimoniale (6). L'alto rango di alcuni
personaggi è dimostrato dalla presenza, nei corredi funerari di
fine VII e di VI sec. a.C., di prestigiosi simboli come il carro,
mentre gli ornamenti personali raggiungono livelli di notevole
consistenza sia quantitativamente che qualitativamente. Accanto a
questi oggetti "compaiono anche utensili e apparati che
qualificano la titolare della deposizione come persona preposta a
sovrintendere a tutte le attività organizzative della casa con
riguardo particolare alle principali attività domestiche connesse
alla filatura e tessitura della lana» (7). Le
maggiori e più frequenti testimonianze archeologiche relative a
questa fase si concentrano prevalentemente nella zona posta a sud
del fiume Esino. La
tradizione letteraria antica attribuisce all'ethnos umbro
l'intero territorio esteso da Ancona a Rimini, delimitato a sud
dal fiume Esino e a nord dal Marecchia. A partire infatti dal VI
sec. a.C. le Marche settentrionali e la Romagna furono oggetto di
un processo di espansione da parte di genti umbre, la cui
diffusione al di là dell'Appennino, pressoché coeva a quella
etrusca a nord del Po, venne favorita dalla crisi dei distretti
piceni di Novilara e di quello compreso tra i fiumi Cesano e
Foglia (8). Nella
suddivisione proposta da Delia Lollini il periodo considerato
corrisponde alle fasi Piceno IV A, IV B, V (VI sec. a.C. - fine V
sec. a.C.) caratterizzate da un
rito funebre con deposizione dell'inumato in posizione
prevalentemente distesa. Piceno
IV A I
corredi funebri, in particolare quelli femminili, sono
caratterizzati dall'abbondante presenza di fibule e oggetti
ornamentali, alcuni di diffusione più o meno vasta ed altri
limitati ai soli territori piceni. La presenza di alcuni tipi di
fibule nei territori piceni e nei territori della ex-Jugoslavia
testimoniano gli stretti rapporti commerciali e culturali fra le
due sponde dell'Adriatico (9).
Tra le fibule di bronzo i tipi
maggiormente rappresentati nel Piceno IV A sono (10):
- la fibula con
arco a tre bottoni fiancheggiato da risega e con staffa desinente
per lo più in appendice profilata terminata da bottone
("tipo Grottazzolina");
- fibula con arco a due bottoni
laterali profilati e staffa con bottone terminale anch'esso
profilato;
- fibula con arco decorato da tre uccelletti stilizzati e
staffa con appendice a protome ornitomorfa;
- fibula con arco a
tutto sesto di verga a sezione ovale o lenticolare e staffa pometto terminale rialzato ("tipo pre-Certosa");
- fibula
con arco ingrossato e con estremità della staffa incurvata verso
l'alto con bottone terminale ("tipo Toffoli");
- fibula con arco ingrossato anche decorato da scanalature
longitudinali a spicchi di melone e con staffa desinente in protome ornitomorfa rivolta verso l'arco;
- fibula con arco piatto ovalare con
costolatura mediana longitudinale per lo più seghettata e staffa con appendice
rialzata tricuspidata ("tipo San Ginesio");
- fibula con arco serpeggiante a doppia o
triplice ondulazione (a Belmonte sormontate da testina equine);
- fibula con arco a grande navicella decorato da solcature formanti motivi angolari e con
lunga staffa con bottone terminale anche profilato;
- fibula con arco decorato
da due testine zoomorfe contrapposte;
- fibula con arco rivestito con
due elementi di osso trapezoidali con al centro grano di ambra o di
altra materia organica e con l'estremità della staffa infilata in un
puntale d'osso a bariletto;
- fibula con arco con nucleo di ambra, talora di
grandi dimensioni.
|
|
Fibula a navicella, Montegiorgio
(immagine da: archeofriuli.it/wp-content/uploads/2016/11/piceni.pdf,
p. 46) |
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Fibula a tre bottoni con pendagli,
Montegiorgio (immagine da:
archeofriuli.it/wp-content/uploads/2016/11/piceni.pdf,
p. 47) |
|
Diffuse sono anche le fibule di ferro la
cui tipologia è però molto più ristretta e ripetente in genere
quella degli esemplari di bronzo (ad esempio, fibula
con arco ingrossato e staffa rialzata con pometto terminale o con
arco serpeggiante a doppia o a triplice ondulazione) e talvolta
con qualche variante (fibula con arco trapezoidale con nucleo di ambra al centro e lunga staffa decorata da volute a collo
d'oca desinenti in globetti).
A
sinistra: torques con teste antropomorfe stilizzate,
tomba 20, Belmonte Piceno, prima metà VI sec. a.C.;
a destra: torques con terminanzioni a pigna. tomba
97, Belmonte Piceno, VI sec. a.C (immagini da:
comunebelmontepiceno.it/c044008/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/61) |
Anche
gli oggetti di ornamento, per lo più di bronzo, presentano una
grande varietà di forme. Tra i più tipici si ricordano (11):
-
braccialetti enei a capi sovrapposti sia a verga massiccia a sezione sfaccettata che a nastro cordonato e rastremato alle estremità;
- anelli
digitali a fascetta a capi aperti o spiraliformi in tondino di bronzo con le estremità
a riccetto;
- collari enei a verga ritorta (torques) con le estremità ripiegate ad
uncino o a verga massiccia con i capi desinenti per lo più in
pigne, ed eccezionalmente a Belmonte in testina umana o in sirene e
cavalli marini;
- pettorali a piastra asciforme (anche di ferro ornata da borchie
di bronzo) o in forma di figura umana schematica con file lunghissime
di catenelle o di bastoncelli sagomati terminanti con pendenti di varia forma, a volte anche di ferro;
- pettorali a targhetta rettangolare enea con i
pendenti a bulla bivalve, a conchiglietta ciprea, a freccia, ecc.;
- pendagli costituiti: da gruppi di asticciuole a tortiglione con infilate nel gancio conchiglie cipree naturali o piccole
oinochoai di bronzo; da verga cilindrica verticale di ferro con anello di sospensione in alto e sbarretta
orizzontale in basso da cui pendono cilindretti cavi di bronzo decorati
con motivi geometrici incisi; da collari enei con verga ornata da
noduli intramezzati da bulle e con le estremità, desinenti in piccole
pigne, chiuse da un anello appeso a fibula; da zanne di cinghiale con
rivestimento di filo di bronzo; da serie di globetti intramezzati da
anellini terminata in fondo da anello dentato ecc.
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Collare, Montegiorgio (immagine da:
archeofriuli.it/wp-content/uploads/2016/11/piceni.pdf,
p.41) |
|
Pettorale, Montegiorgio (immagine da:
archeofriuli.it/wp-content/uploads/2016/11/piceni.pdf,
p.42) |
|
Si hanno, inoltre, pendenti a
doppio avancorpo di toro e, meno spesso, di ariete, a forma di cavalluccio,
di figurina umana ecc., senza contare gli oggetti di uso non chiaro come
gli anelloni enei a quattro o a sei nodi o gli anelli concentrici uniti da una barra a croce fusi a
giorno.
Particolarmente usata a scopo ornamentale è anche
l'ambra, con la quale, oltre ai nuclei di fibule, si realizzano pendenti a disco per orecchini
e yaghi di collana di varie forme, ma soprattutto a bulla. Piuttosto rari
sono invece gli avori incisi e scolpiti, di stile ancora orientalizzante
e quasi tutti di importazione.
Nelle sepolture maschili sono alquanto numerose le armi, quasi
esclusivamente di ferro, tra cui punte di lancia di varia lunghezza con immanicatura a cannone e lama fogliata o triangolare
costolata; teste di mazza ovoidali o sferoidali; spada con elsa a croce o a cinque
antenne desinenti in globetti; pugnale con elsa a tre antenne e con
fodero fenestrato; elmi a calotta, corinzi e di "tipo Negau";
schinieri; dischi-corazza.
|
Elmo
di tipo corinzio nella varietà picena, Belmonte
Piceno, prima metà VI sec. a.C. (immagine da:
comunebelmontepiceno.it/c044008/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/61) |
Nel
vasellame bronzeo oltre ai tipi diffusi nella fase precedente
(cista a cordoni del gruppo Ancona, bacinella con orlo perlato, oinochoe
di tipo rodio) ne compaiono diversi altri nuovi sia di produzione
locale sia di importazione che attestano la continuità dei
rapporti commerciali e culturali con l'Etruria e l'agro falisco.
|
Kantharoi, Montegiorgio (immagine da:
archeofriuli.it/wp-content/uploads/2016/11/piceni.pdf,
p.38) |
Anche tra il vasellame fittile si notano forme già in uso nella
fase precedente (ad esempio, kothon; kantharos;
coppa quadriansata su alto piede a tromba; anforetta con alto
collo decorato da solcature orizzontali e con due anse verticali
impostate sulle spalle) e forme nuove. Fra quest'ultime sono
attestate (12):
- la ciotola con ansa a corna ramificate o sormontata da appendice semilunata
talora con le estremità a cartoccio;
- il bicchiere monoansato con breve labbro svasato;
- il
poculum con quattro prese a sporgenza;
- il vasetto con beccuccio ed ansa a ponticello impostata sull'orlo;
- il piatto con largo
orlo ispessito esternamente;
- l'oinochoe con collo decoralo da solcature
orizzontali;
- l'anforetta con breve collo distinto e con due alle anse
verticali impostate sulle spalle;
- il biconico con alto collo svasato ed anse
"tipo Ancona", presente in due varianti di cui una più panciuta e l'altra,
tipica di Numana, più slanciata;
- il coperchio troncoconico con prese di
varia forma, a nastro, a scodelletta.
Piceno
IV B
Gli
elementi caratterizzanti questa fase sono la fibula "tipo
Certosa" e la ceramica attica a figure rosse e nere.
Sono numerose le varianti della fibula in questione: con arco
angolato simmetrico, ripiegato cioè più o meno sensibilmente
verso il centro, o con arco ribassato asimmetrico verso la molla o verso lo
staffa; con arco laminare e molla a balestra con corda interna;
con arco laminare con netta strozzatura presso la molla e con
decorazione, talvolta, a cerchielli incisi sull'arco e sulla
staffa.
Nelle tombe maschili l'arma più caratteristica è
lo spadone di ferro a scimitarra (machaira) con lama ad un solo
taglio slargantesi verso l'estremità e con impugnatura piatta
rettangolare e fenestrata con i chiodini per il fissaggio del
rivestimento.
Tra il vasellame metallico, oltre alla bacinella con
orlo perlato, compare il nuovo tipo di cista a cordoni con anse
desinenti in testa d'anatra stilizzata e con attacchi a doppio
occhiello (es. Numana e Tolentino). All'ambiente etrusco rimandano
l'olpe nelle varianti a corpo stamnoide, biconico e ovoidale; l'oinochoe
a becco obliquo; la bacinella con orlo ribattuto ed ispessito; il
caldaio con bacino emisferico; il colum con manichetto a
doppio filo di bronzo ondulato.
Fra le forme tipiche del vasellame
fittile, oltre al kothon e al kantharos, sono
attestate il piatto con beccuccio versatoio; la coppa emisferica
su piede cavo; il piattello con labbro rivolto infuori su piede
più o meno alto; l'anforetta con beccuccio versatoio; la
brocchetta a bocca rotonda (13).
Le
necropoli di Numana
Nel
VI-V sec. a.C. l'intensità
dei traffici marittimi e commerciali nell'Adriatico segnò l'avvio
della fioritura degli scali costieri, e in particolare di quello
di Numana. Le testimonianze archeologiche rivelano una lunga
frequentazione del sito a partire almeno dall'età del Bronzo per
poi proseguire nei secoli IX,VIII e VII a.C. anche se la maggior
parte delle tombe di Numana risalgono in larga misura al VI-V sec.
a.C.
Le necropoli sono localizzate in almeno quattro punti
distinti intorno all'abitato piceno, nelle aree Quagliotti-Davanzali, I Pini, contrada Molinella (Sirolo),
Montalbano-Cimitero Comunale. Le tombe sono generalmente a fossa
terragna; alcune sepolture, racchiuse entro circoli delimitati da
fossati anulari con sezione a V, si segnalano come sepolture di
gruppi familiari di ceto gentilizio, come testimoniano i ricchi
corredi. Le aree circolari
hanno delle dimensioni che variano dai 10 ai 20 metri di diametro
mentre i fossati, larghi in media 1 metro, raggiungono una
profondità massima di 2 metri rispetto all'attuale piano di
campagna. Uno stesso circolo può racchiudere sino a nove fosse
come è il caso del Circolo delle Fibule con sepolture che si
datano agli inizi del VI sec. a.C. Intorno alla tomba centrale, un
guerriero sepolto con le proprie armi ed il carro, sono disposte
otto fosse tra le quali le sepolture femminili n. 7 e
n. 2 che hanno restituito rispettivamente 500 e 350 fibule (14).
Nell'area
del Cimitero Comunale sono stati rinvenuti sette fossati anulari,
sei dei quali circoscrivono altrettanti gruppi di tombe a semplice
fossa terragna, datati dalla metà del VI alla metà del V sec.
a.C. Fra le sepolture di quest'area viene qui presa in
considerazione la tomba femminile n. 54 (15).
La fossa, a pianta
rettangolare e con l'asse maggiore orientato nord est - sud ovest,
misurava 3,05 x 1,07 metri e sul fondo il piano di deposizione si
approfondiva gradatamente verso sud ovest, così che il gradino
risparmiato che lo delimitava su tutti e quattro i lati era più
alto in questa direzione e meno nell'altra. Per evitare che la
terra di riempimento cadesse direttamente sul corredo e sulla
salma, a questo gradino di fondo era stata probabilmente
appoggiata una qualche copertura.
Lo scheletro era deposto in
posizione supina, coricato sul fianco destro, con le gambe molto
piegate, il braccio destro allungato e l'avambraccio sinistro
piegato trasversalmente sopra la vita. Il corredo fittile (del
quale si ricorda un kothon globulare, l'olletta
cilindro-ovoide, l'oinochoe, un bacino a labbro perlato,
una scodella a tesa, una tazzina biansata, una tazza carenata ad
ansa sopraelevata e un vaso biconico) era stato deposto in un modo
ben differenziato, che rispecchia la distinzione funzionale degli
oggetti stessi, e comune ad altre sepolture di Numana: i vasi più
bassi erano deposti a nord-est, dietro la testa della defunta,
mentre gli altri, tra cui il biconico, oltre i piedi.
"Particolare rilievo nel costume di questa donna hanno le fibule
ad arco rivestito: sia l'unica di grandi dimensioni e a nucleo di
ambra, apparentemente infilata al collo, sia le altre,
numerosissime, ornate di elementi ricavati da denti di cinghiale.
La medesima associazione ricorre, con collocazione molto simile
attorno alla testa e soprattutto dietro la testa, nonché con le
fibule del secondo tipo sistematicamente orientate nel medesimo
modo (con la molla verso la testa) e allineate su più file
convergenti (dalla parte opposta alla testa), nella sepoltura A
della tomba 8 Campodonico e in alcune altre tombe inedite degli
scavi recenti sul Colle di Montalbano. Non si sfugge
all'impressione che si tratti di una preziosa ed elaborata
acconciatura tipica di Numana, anziché direttamente alle trecce
dei capelli applicata su un velo o su altro accessorio del
vestiario» (16).
Tra gli oggetti del corredo meritano particolare
attenzione una serie di anellini di colore bianco, nero e giallo
che a giudicare dalla loro giacitura erano fittamente cuciti su
una sorta di grembiule. Esso "fissato in corrispondenza delle
clavicole apparentemente tramite le due uniche fibule di ferro del
costume, copriva soltanto il ventre e le gambe sin verso le
ginocchia, mentre le perle piriformi bicolori e altri ornamenti di
pasta vitrea decoravano forse la fascia più bassa della veste e
un più barbarico pendaglio a zanne di cinghiale rivestite era
altrettanto probabilmente applicato alla manica sinistra» (17).
Completano il corredo alcune fusaiole, rocchetti e un disco di
bronzo laminato decorato a sbalzo con borchie.
Nell'area
de "I Pini" di Numana-Sirolo è stata individuata la
più monumentale e ricca tomba dell'intera area picena,
generalmente conosciuta con il nome di "tomba della Regina di Sirolo"
e datata alla fine del VI sec. a.C. (18). La
quantità e la varietà dei materiali rinvenuti nella sepoltura
costituiscono dei significativi indicatori dell'ideologia
aristocratica che si ritrova anche presso i principes
etruschi e italici.
"Da diversi indizi esemplificati soprattutto
dalla centralità della deposizione femminile, al centro del
circolo, che costituisce un'eccezione rispetto alla norma che
vuole questa collocazione riservata soltanto al capo famiglia, e
dalla presenza dei due carri sembra di poter affermare che la
titolare della sepoltura esercitava una forma di controllo anche
sulle attività svolte all'interno della comunità numanate. Il
controllo dello sfruttamento delle risorse, con particolare
riferimento alle attività economiche incentrate sull'approdo di
Numana, può essere indiziato dalla eterogeneità e varietà dei
materiali sottratti alla circolazione e provenienti da diversi
ambiti culturali» (19).
L'area
funeraria risulta essere di oltre 40 metri di diametro ed è
delimitata da un fossato anulare a sezione a V largo 4 metri e
profondo 1,80 metri. All'interno di questo circolo, oltre ad una
sepoltura di bambino del V sec. a.C. con modesto corredo e a
tracce di altre probabili sepolture andate distrutte in passato,
sono state individuate tre distinte fosse relative ad un'unica
deposizione. La tomba a pseudocamera, posta quasi al centro del
circolo, misura m 4x3 ed è profonda m 2; senza porta d'ingresso,
venne chiusa con una copertura in legno poggiata su riseghe e
sostenuta da pali di cui sono stati trovati i buchi nel fondo
della fossa.
Ad est della fossa centrale, a circa 1 metro di
distanza, vi è la seconda tomba a pseudocamera di m 5,10x2,20 e
profonda m 2, in cui sotto due carri (una biga ed un calesse) è
stata sistemata la deposizione con ricchi ornamenti. Più ad
ovest, a circa 3 metri di distanza, si trova la terza fossa, più
semplice delle precedenti e contenente i resti di due mule.
La
tipologia di questa sepoltura deriva da modelli di origine
anatolica ed è attestata, in età orientalizzante, in area
laziale. Anche la tipica distinzione delle suppellettili propri
dell'oikos dagli oggetti di ornamento personale e dagli
utensili da lavoro è improntata su modelli di età precedenti ed
è attestata, a Roma, nelle necropoli di VIII-VII sec. a.C., anche
se in deposizioni in singola fossa posta all'interno di tombe a
circolo.
Nella fossa centrale sono stati rinvenuti circa 200
oggetti in pessimo stato di conservazione; la maggior parte erano
schiacciati e danneggiati dal crollo della copertura lignea e
dalla pressione del terreno del probabile tumulo di terra.
Oltre agli oggetti relativi alla suppellettile da
cucina (dolia di impasto, alari, spiedi e coltelli di
ferro) erano presenti numerosi vasi e utensili, in ceramica e in
metallo. Oltre a ceramiche attiche a figure nere (due crateri a
colonnette, cinque floral band-cups, due olpai,
cinque kylikes, di cui due ad occhioni, una avvicinabile al
Pittore di Lysippides e l'altra attribuibile al Pittore di
Pittsburgh, e due altre a fondo bianco) e a vernice nera (due mastoi,
una kylix, cinque ciotole e due coppe) erano presenti bronzi etruschi (infundibulum, olpai, bacili, tripode, oinochoai
rodie) e di produzione locale (dieci ciste a cordoni, bacini, hydria).
Del corredo facevano parte anche delle ceramiche e degli impasti piceni; fra essi, alcuni vasi di
tradizione tardo-orientalizzante con decorazioni plastiche e vasi
decorati con lamelle di stagno che trovano confronti in ambiente
golasecchiano. Completano il corredo un amphoriskos e una lekythos
di produzione greco-orientale, quattro lekythoi attiche a
figure nere del gruppo dell' "Oplita che lascia la
casa", un reggivasi di ferro e i resti di decorazione in
osso, avorio e ambra di una kline (20).
Nella fossa est,
l'associazione funeraria era formata da oggetti di ornamento
personale e utensili di lavoro (43 rocchetti fittili, fuso e fuseruola), da contenitori di profumi (lekythoi attiche a
figure nere del gruppo dell' "Oplita che lascia la
casa"), da alcuni vasi di impasto e da due vasi di uso
prevalentemente cultuale: un kothon d'impasto e una phiale
chrysómphalos d'argento con laminetta d'oro decorata a sbalzo
e di produzione greco-orientale.
Al di sotto dei due carri,
sistemati uno di fronte all'altro, la defunta era ricoperta e
circondata da numerosi oggetti di ornamento; tra gli altri, fibule
di bronzo di forme e dimensioni diverse (alcuni del tipo a
sanguisuga, con arco rivestito da tre elementi d'osso con quattro
occhietti di ambra); due probabili affibbiagli; alcuni argenti;
pettorali; pendagli metallici; numerosi vaghi e pendenti di ambre
e paste vitree relativi alla decorazione dell'abito; due paia di
sandali realizzati con legno, ferro e bronzo e decorati con osso e
ambra; una cintura a lamina di bronzo decorata a sbalzo da file di
cervi stilizzati e da lastrine di avorio con gorgoneion tra
figure di kouroi.
Distribuzione
della ceramica attica nelle Marche dal VI al IV sec. a.C. (elaborata
da
A.
Naso, I Piceni. Storia e archeologia delle Marche in epoca
preromana, Longanesi, Milano 2000, p. 205) |
1: S. Marina
2: Montecchio
3: Pesaro
4: Urbino
5: Monte Aguzzo di Fossombrone
6: Monte Giove
7: Fano
8: S. Costanzo
9: Monte Porzio
10: Monte Raggio di Fossombrone
|
11: Montedoro
12: Montefortino
di Arcevia
13: Monsano
14: Moscano
15: Attiggio
16: Matelica
17: Pianello
18: S. Vittore di Cingoli
19: S. Filippo
di Osimo
20: Ancona
|
21: Camerano
22: Sirolo
23: Numana
24: Osimo
25: Castelfidardo
26: Loreto
27: Montarice
28: Recanati
29: Filottrano
30: Cimarella
|
31: S. Severino Marche
32: Stigliano
33: Camerino
34: Tolentino
35: Madonna del Monte
36: S. Pellegrino
37: S. Ginesio
38: Belmonte
39: Rotella
40: Ripatransone
41: Cupramarittima
|
|
Piceno
V
Il
secondo quarto del V sec. a.C., che segna la generale diffusione
della ceramica attica a figure rosse di stile classico, coincide
con l'inizio della fase del Piceno V. Come per la fase precedente,
il sito che offre la maggiore documentazione archeologica, con
ricchi corredi funerari dotati di un gran numero di vasi attici a vernice nera e a vernice rossa, è ancora una volta
Numana.
|
|
Cratere a volute a figure rosse, tomba 64, area Quagliotti, Sirolo,
metà V sec. a.C. (immagine da:
mira-ancona.it/archeologico/) |
|
Dinos a figure rosse, tomba 185, area Quagliotti, Sirolo, metà V
sec. a.C. (immagine da:
mira-ancona.it/archeologico/) |
|
Tra i vari corredi si ricorda il servizio potorio della
tomba Giulietti-Marinelli, risalente a circa il 460 a.C., composto
da un cratere a volute a figure rosse del Pittore di Bologna 228,
un'oinochoe a figure rosse del Pittore di Altamura, una kalpis
a figure rosse del Pittore di Danae, una pisside a fondo bianco
del Pittore dello Splanchnoptes (21).
|
Pisside a fondo bianco del Pittore dello Splanchnoptes,
tomba Giulietti-Marinelli, Numana,
metà V sec. a.C. (immagine da:
mira-ancona.it/archeologico/) |
Dalla tomba 64 dell'area Quagliotti provengono una lekanis a figure rosse di
fabbrica tarantina, alcuni vasi apuli del cosiddetto Xenon Group,
un candelabro bronzeo etrusco e una serie di vasi a figure rosse
di produzione attica e lucana; appartenenti a quest'ultima
produzione sono il cratere a colonnette e lo skyphos
attribuiti al Pittore di Creusa.
La ceramica a figure rosse di
produzione lucana è attestata anche in altre sepolture e contesti
(ad esempio, i crateri a campana rinvenuti nella tomba Quagliotti
185 e nella tomba 1 di Frustellano di Pitino di San Severino
Marche), tanto da far ipotizzare a Landolfi "l'esistenza di un
vero e proprio flusso commerciale emanante da Metaponto, sede
delle officine lucane, verso il Piceno" (22).
Oltre alla ceramica attica, tra il vasellame fittile maggiormente rappresentato,
troviamo il kantharos,
quasi sempre di proporzioni miniaturistiche, il piatto con
beccuccio versatoio, la coppetta su piede e il poculum. In
campo metallurgico, le armi e gli strumenti attestati nel Piceno V
rimandano a modelli già noti in precedenza. Tra le fibule,
generalmente di bronzo, è molto diffuso il "tipo
Certosa", attestata frequentemente nella variante di piccole
dimensioni e con arco simmetrico a sezione quadrangolare presso la
molla (23).
Revisione articolo 23 luglio 2021
(1)
A.
Naso, I Piceni. Storia e archeologia delle Marche in epoca
preromana, Longanesi, Milano 2000, pp. 180-181
(2)
Nonostante
la
presenza dei mercanti egei in Occidente fosse già attestata in
precedenza, la distribuzione della ceramica corinzia permette di
far risalire almeno al secondo quarto del VI sec. a.C. l'inizio
della rinnovata frequentazione da parte dei Greci degli scali
adriatici, A.
Naso, I Piceni., cit., p. 181
(3)
"Le idrie rinvenute a Treia nelle Marche, a Grächwil
vicino Berna e ad Ártánd (Ungheria), al confine con la Romania,
potrebbero infatti essere attribuite a un itinerario commerciale
che, avviato nel Peloponneso attorno al 550 a.C., le avrebbe fatte
giungere in un porto piceno (Numana ?), da dove sarebbero state
smistate rispettivamente nell'entroterra a Treia, oltre le Alpi a
Grächwil e lungo la valle del Danubio sino ad Ártánd attraverso
il caput Adriae e la via dell'ambra", A.
Naso, I Piceni., cit., p. 182
(4)
M. Landolfi, I Piceni, in AA.VV., Italia. Omnia terrarum
alumna, Libri Scheiwiller, Milano 1988, p. 330
(5)
Come dimostrano, ad esempio, i pendagli antropomorfo stilizzato e
a tre elementi da Palestrina, il pendaglio a doppia protome
taurina da Cerveteri, le fibule "tipo San Ginesio" dall'Etruria,
dalla Campania (Montecorvino Rovella, Oliveto Citra, Castellamare,
Arenosola, Sala Consilina), dalla Lucania (Roccanova) e dalla
Calabria (Francavilla Marittima) e i torques e i pendagli bronzei
trovati in Ungheria, M.
Landolfi, I Piceni, cit., p. 332
(6)
M. Landolfi, La tomba della Regina nella necropoli picena
"I Pini" di Sirolo-Numana, in AA.VV.,
Eroi
e Regine.
Piceni Popolo d’Europa,
Catalogo della mostra (Roma, 12/4 - 1/7 2001), De Luca, Roma 2001,
p. 350
(7)
M. Landolfi, La tomba della Regina nella necropoli picena
"I Pini" di Sirolo-Numana, in AA.VV.,
Eroi
e Regine,
cit., p. 350
(8)
A.
Naso, I Piceni., cit., p. 215
(9)
La fibula "tipo Toffoli" è presente a Numana, Fermo e
Nin; quella con arco "tipo Grottazzolina", ma con staffa
con due appendici discoidali, a Rapagnano, Belmonte e Brezje;
quella con arco Belmonte e Brezje; quella con arco con tre castoni e staffa con una sola appendice discoidale (tipo
Brezje) a Numana, Cupramarittima, Prozor e Ripac, oltre naturalmente che a
Brezje; quella con
arco serpeggiante a doppia ondulazione fogliata e fenestrata a Numana e a S. Lucia di
Tolmino, D.
Lollini, La civiltà picena, in AA.VV., Popoli e
civiltà dell'Italia antica, Roma 1976, p. 150
(10)
D.
Lollini, La civiltà picena, cit., p. 140
(11)
D.
Lollini, La civiltà picena, cit., p. 143
(12)
D.
Lollini, La civiltà picena, cit., pp. 149-150
(13)
D.
Lollini, La civiltà picena, cit., pp. 150-154
(14)
A.
Naso, I Piceni., cit., p. 186
(15)
G. Baldelli, La
tomba 54 cimitero della necropoli di Numana, in Piceni. Popolo d’Europa, Catalogo della mostra (Francoforte
- Ascoli Piceno - Chieti, 1999-2000), De Luca, Roma 1999,
pp. 83-85
(16)
G. Baldelli, La tomba 54
cimitero della necropoli di Numana, in
Piceni,
cit. p. 84
(17)
G. Baldelli, La
tomba 54 cimitero della necropoli di Numana, in Piceni,
cit. p. 85
(18)
M. Landolfi, La tomba della Regina nella necropoli picena
"I Pini" di Sirolo-Numana, in AA.VV.,
Eroi
e Regine,
cit., pp. 350-365
(19)
M. Landolfi, La tomba della Regina nella necropoli picena
"I Pini" di Sirolo-Numana, in AA.VV.,
Eroi
e Regine,
cit., p. 354
(20)
Questo
ritrovamento, che trova confronti con esemplari della necropoli
del Ceramico di Atene e della tomba del tumulo hallstattiano detto
di Grafenbühl presso Asperg, potrebbe attestare il fondamentale
ruolo svolto dalle regione adriatiche nei collegamenti fra il
Mediterraneo e i paesi transalpini,
M. Landolfi, La tomba della Regina nella necropoli picena
"I Pini" di Sirolo-Numana, in AA.VV.,
Eroi
e Regine,
cit., p. 351
(21)
A.
Naso, I Piceni., cit., p. 210
(22)
A.
Naso, I Piceni., cit., p. 211
(23)
D.
Lollini, La civiltà picena, cit., p. 156

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Crisi
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