A San Vittore regnava un tempo una "regina" che fu lapidata dai suoi stessi sudditi per l'abitudine che aveva di prendere il bagno nuda, coram populo, entro una grande vasca. Ancora oggi, di notte, si odono i colpi cadenzati del suo telaio d'oro e il canto con il quale accompagna la tessitura. Spesso, di notte, appaiono presso la vasca sette maialetti accompagnati dalla matrana (scrofa) che nessuno è mai riuscito a catturare (1).

A Pian della Pieve c'era un'importante sorgente d'acqua salutare con cui una "regina" affetta da rogna era solita lavarsi giornalmente. Chi si avventura di notte per quei campi ode un rumore di ferri trascinati. Si tratta di una grossa lecca (2)  che si tira dietro pesanti catene. Nessuno è mai riuscito ad afferrarla (3).

All'interno di una grotta, che si apre sulle pendici di Monte Acuto (presso Avenale) e il cui ingresso è difeso da un grosso serpente, una "Signora" tesse da tempo immemorabile con un telaio d'oro. Tutti coloro che hanno tentato di impossessarsi del telaio hanno fallito miseramente l'impresa (4).

La "regina" di Civitella, abbandonata dal promesso sposo, ricevette dallo stesso una lettera del seguente tenore: "Tornerò alla Civitella, quando la vacca diventa vitella" (5).

Colpisce in questi racconti la ricorrente presenza di figure femminili di rango elevato, o con attributi regali, legate inoltre, più o meno palesemente, ad animali: le prime due "regine" a una scrofa; quella di Civitella, indirettamente, a una vacca; la "Signora" di Monte Acuto a un serpente e, nelle vesti di Santa Sperandia, ai vitelli da latte che la trasportano lungo la valle assisa sul suo carro (6).  Su alcune di esse sembra anche pesare una condanna morale più o meno esplicita: le abitudini sessuali della "regina" di Civitella si discostano nettamente da quelle di un'educanda; la "regina" di S. Vittore è lapidata dai suoi stessi sudditi; quella di Pian della Pieve ha la rogna, malattia che in senso figurato equivale al male o al vizio morale. 

Il perdurare nella vivente tradizione cingolana di queste figure tutelari di centri abitati, risalenti all'epoca romana o in qualche caso alla preistoria (7),  consente di formulare l'ipotesi che la leggenda della fondazione di Cingoli da parte della "regina" Circe abbia avuto origine da una tradizione analoga sorta intorno ai ruderi del centro romano di Cingulum (8). E ciò può affermarsi sulla base delle seguenti corrispondenze: il titolo di regina dato alla maga o, seguendo Omero, alla dea; i costumi della stessa, tutt'altro che irreprensibili, e la sua connessione con i "maiali". La scelta di Circe, sempre seguendo il filo dell'ipotesi, potrebbe essere stata suggerita e quasi imposta da dette analogie all'Avicenna, o agli storici locali alle cui opere egli dichiara di avere attinto, nel momento in cui si trattò di esprimere in chiave dotta ciò che la tradizione narrava in forma dimessa e anonima (9).  E, ancora, l'ipotizzata "regina" di Cingoli potrebbe pure celarsi sotto le false apparenze dell'irrequieta Securitas raffigurata nel rovescio di una medaglia celebrativa di Labieno (10). 

 

Rovescio di una medaglia celebrativa di Labieno, da Memorie della città di Cingoli, di O. Avicenna, 1644

Anche se la motivazione ufficiale della presenza del cinghiale nel campo di detta medaglia è quella di dimostrare che le selve cingolane abbondavano anticamente di tali animali (11),  tuttavia di fronte a questa ulteriore e contemporanea presenza di una importante figura femminile e di un membro dei suidi sorge il sospetto che, al di là degli attributi simbolici e dietro l'evidente forzatura del gesto compiuto dalla figura allegorica, si nasconda il noto binomio ricorrente nelle suaccennate tradizioni. Ma in fondo potrebbe trattarsi solamente di una supposizione basata su labili premesse e su analogie che non meritano di essere sopravvalutate.

Gioverà ad ogni buon conto riflettere sulle seguenti considerazioni: difficilmente lo storico di un paese costretto già da secoli da un passo di Cesare (12)  a interrogarsi sulle proprie origini si sarebbe lasciato sfuggire l'opportunità di valersi di una tradizione che quelle stesse spingeva oltre il momento di Labieno; altrettanto difficilmente avrebbe potuto inventarne una di sana pianta e renderla accettabile se non fosse già esistita, in embrione, una favolosa narrazione popolare e conseguentemente il terreno adatto per recepirne la versione nobilitata (13). Non può essere trascurata a questo punto anche la possibilità che sia sopravvissuta fino al Medioevo e recepita successivamente da storici locali e infine dall'Avicenna una tradizione orale che legava effettivamente l'antica Cingulum al nome di Circe. Ma l'esame di tale possibilità presupponendo l'acquisizione di indizi toponomastici, archeologici, letterari, araldici, sigillografici ecc., richiederà tempi assai lunghi per essere affrontato.

 


Tratto da:

P. Appignanesi, Sulla fondazione leggendaria di Cingoli, in P. Appignanesi - D. Bacelli, La liberazione di Cingoli e altre pagine di storia cingolana, Cingoli 1986, pp. 422-424

 

(1) Cingoli, Museo Civico, Archivio archeologico, sez. II, cart. X, fasc. I e inoltre Guida all'Italia leggendaria misteriosa insolita fantastica, Milano, 1967, II, pp. 576 - 77.

(2) "Lecca, s.f.: femmina del maiale, scrofa e trasl. donna perduta" (G. Ginobili, Glossario dei dialetti di Macerata e Petriolo, Macerata, 1963). Il vocabolo, di uso regionale, è di origine longobarda (S. Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, s. vv. lecca e lèfa).

(3) Cingoli, Museo Civico, Archivio archeologico, sez. II, cart. XIII, fasc. II

(4) Cingoli, Museo Civico, Archivio archeologico, sez. II, cart. XV, fasc. IV.

(5) Cfr. P. Appignanesi, Testimonianze medioevali nel territorio cingolano, in Cingoli dalle origini al sec. XVI, ricerche e contributi, in Atti del XIX convegno di Studi storici maceratesi. Macerata, 1986 (Studi Maceratesi 19), pp. 133 –134

(6) Cfr. per l'attribuzione del carro tirato da vitelli alla "Signora" di Monte Acuto: prossimo contributo "Il serpente e la tessitrice".

(7) Sugli antichi insediamenti che si susseguirono in queste località cfr. E. Percossi, M. Silvestrini, Situazioni abitative, presenze e frequentazione della preistoria all'età romana nel territorio di Cingoli, in Cingoli dalle origini al sec. XVI, contributi e ricerche in Atti del convegno di Studi storici maceratesi. Macerata, 1986 (Studi Maceratesi 19), nn. 14 -17; 19 - 24; 29 - 30; 59 - 60; 88

(8) O. Avicenna, Memorie della città di Cingoli, Jesi, 1644, pp. 43-44 e 47. L’autore tenta di corroborare le sue affermazioni basandole sulla autorità di documenti introvabili o citati incompiutamente. 

(9) “Già ognuno è informato particolarmente de nostri Paesi, che varie sono state l’opinioni sopra la nostra nobile città di Cingoli, affermando alcuni essere stato edificato antichissimamente dalla regina Circe…” (O. Avicenna, Memorie cit., p. 43)

(10) Sul fatto che la medaglia, (O.Avicenna Memorie cit., tav. II,) sia da considerare un maldestro lavoro del Rinascimento o del tempo dell’Avicenna non mi sembra sussistano dubbi. Basti soltanto osservare che la personificazione della Securitas appare per la prima volta nel 64 - 66 d.C. e che non le erano propri né l’asta, né la corona turrita né gesti non esprimessero altro che perfetta tranquillità (Cfr. Enc. Art. Ant., s.v. Securitas e F. Gnecchi, I tipi monetari di Roma Imperiale, Milano 1978, pp. 91-92). L’Avicenna (pp. 57-58) è convinto che si tratti della personificazione della città di Cingoli mentre altri ritenevano che si trattasse di Flora o Diana. La bizzarra sparizione nel terreno del corpo del cinghiale può spiegarsi con l’esigenza di non coprire, sullo sfondo, le figure del cervo e del tasso, antesignane dello stemma comunale (O. Avicenna, Memorie cit., p. 56).

(11) Cfr. O. Avicenna, Memorie cit., pp. 57 – 58

(12) Bell. Civ., I, 15: Etiam Cingulo, quod oppidum Labienus constituerat suaque pecunia exaedificaverat,ad eum legati veniunt, quaeque imperaverit, se cupidissime facturos pollicentur

(13) Non si può non deplorare a tale proposito la dispersione, avvenuta nei primi anni di questo secolo, di alcuni manoscritti che su questo assunto avrebbero fornito maggiori possibilità di studio. Essi erano conservati, ancora nel 1850, a Cingoli, nella Biblioteca Raffaelliana della quale la Libreria Antiquaria Leo S. Olschki, che ne fu l’acquirente, non ha potuto conservare né l’inventario né l’elenco dei compratori. Vanno ricordati in particolare: "... Vannucci Conte Niccolò Miscellanea Mss. Tomi XXI... Sacchetti Annibale Annali historici di Cingoli Mss. ... Franceschini La rinascente Fenice nei Colli di Circe, ossia, Brevi notizie dell'antica Città di Cingoli Mss. ... Raffaeli Canonico Pietro Paolo Memorie di Cingoli Mss. ...Benvenuti Conte Francesco Brevi notizie intorno Cingoli Mss. ed altri ancora, che per amore di brevità si tacciono". (F. Raffaelli, Della fedeltà dei Cingolani alla Santa Sede Apostolica dalla caduta del Regno dei Longobardi sino alla metà del secolo XIX, Macerata, 1850, pp. 7-8, nota n. 1).

 

 


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