
Tra i
vari giochi con la palla praticati fin dall'antichità quello col folliculus
(piccola palla di cuoio gonfiata di aria che, a quanto pare, veniva
colpita col pugno), in uso nell'antica Roma, sembra avere più di un
requisito per essere considerato il precursore del pallone a bracciale.
La pratica del folliculus è attestata anche per il Piceno. Basti
qui ricordare l'iscrizione, urbisalviense ma conservata nell'abbazia di Fiastra, che
menziona un Publio Petronio Primo lusor folliculator (giocatore
di piccola palla) il quale, evidentemente, aveva raggiunto in quella
specialità un alto grado di destrezza e di rinomanza. I pilicrepi
(giocatori di palla) costituivano talvolta delle proprie associazioni e
normalmente si ritrovavano per i loro esercizi, specie in età
imperiale, nelle terme, edifici assai diffusi e spesso provvisti di un
apposito locale destinato a quei giochi, lo sphaeristerium. Ma
erano parimenti utilizzati, e in qualche caso preferiti, ampi spazi
all'aperto, e non c'era città che non disponesse del proprio campus
(campo) per attività ginnico-agonistiche, sull'esempio del Campo Marzio
della capitale.
Alcuni
giochi, come gli scacchi e
i dadi, o comuni lavori, come la tessitura, rivestirono nell'antichità
carattere sacro ed oracolare. Non è del tutto da escludere che
l'origine del gioco della palla, e forse anche quella del gioco della
ruzzola, siano legate a pratiche cultuali o comprese per qualche verso
nell'ambito del sacro. È noto che il tlachtli, il gioco azteco
più o meno corrispondente alla pallacorda, aveva lo scopo di mobilitare
le energie magiche necessarie a sostenere e nutrire, attraverso l'agonia
e il sacrificio dei giocatori, il movimento del sole. Stante l'affinità
di alcuni aspetti delle mitologie azteca ed europea, può essere
avanzata l'ipotesi, in via del tutto preliminare, che anche alla base
dei suddetti giochi si celasse un rito solare propiziatorio. L'uso del bracciale iniziò nella seconda metà del
Cinquecento ed attirò ben presto la simpatia delle masse tanto da
divenire il gioco classico degli italiani.
Ogni manifestazione, spettacolo o festa comprendeva una partita
di pallone a bracciale.
Per iniziativa di principi e di comuni nacquero numerosi sferisteri che
ospitarono sfide famose. Molti personaggi importanti si appassionarono e
praticarono questo sport, entrato ormai a far parte della vita sociale.
Nel
secolo scorso le regole del gioco subirono alcune modifiche che
originarono due diverse tradizioni. Nel l'Italia del nord, e
particolarmente in Piemonte e Liguria, prese voga il bracciale praticato
con il pallone piccolo, di origine francese; nell'Italia centrale si
diffuse il bracciale cosiddetto
"toscano", con
palla grande e squadre formate da tre giocatori.
Il
bracciale è una sorta di manicotto, generalmente di sorbo, ricavato
sempre da un unico pezzo di legno scavato in modo
tale da
adattarsi quanto più possibile
alla mano e al polso del giocatore, munito di sette cerchi e
mezzo di denti o punte di corniolo, a piramide smussata, per un totale
di 105 punte. Il peso si aggira sui due chilogrammi. La palla, formata
da otto spicchi di pelle di manzo opportunamente conciata, ha una
circonferenza di 39 cm. circa e un peso di tre etti e mezzo. Il campo di
gioco misura mediamente m. 80 x 18; l'altezza del muro di ribattuta si
aggira intorno ai 20 metri.
Entrano
in campo tre giocatori per ciascuna squadra, denominati battitore,
"spalla" e terzino. Al primo spetta il compito di iniziare il
gioco con un'abile battuta alla palla che gli è offerta con perfetto
tempismo dal "mandarino". Quest'ultimo è spesso reclutato tra
i migliori giocatori di bocce della città; la sua abilità consiste
infatti, oltreché nella suddetta scelta di tempo, anche nella
precisione con la quale deve lanciare la palla nel supposto
punto d'impatto con il bracciale. Quanto alla "spalla"
e al terzino il loro compito è quello di rimandare la palla.
Esaurito
il compito della battuta, il battitore gioca da "spalla".
L'incontro si svolge nel modo seguente: battuta la palla e commesso il
primo errore, la squadra che si aggiudica il primo scambio conquista i
primi 15 punti ai quali si aggiungono, sempre nel caso di vittoria,
altri 15 punti, poi 10 e infine 10. Il punteggio viene, pertanto, così
conteggiato: 15 - 30 - 40 - 50. Aggiudicandosi il cinquantesimo punto la
squadra vittoriosa conquista un "gioco".
Nonostante
la similitudine di questo punteggio con quello del tennis, le squadre,
una volta giunte sul 40 pari, non proseguono con il metodo dei vantaggi,
bensì vince quella che per prima si aggiudica il cinquantesimo punto.
Per due "giochi" consecutivi la battuta spetta alla stessa
squadra. Quattro "giochi" formano (stiamo sempre parlando del
regolamento vigente a Cingoli) un
"trampolino". L'intero incontro è costituito da tre
"trampolini" per un totale di 12 "giochi". La
vittoria spetta alla squadra che totalizza il maggior numero di
"giochi" nei tre "trampolini".
Il
gioco ammette, oltreché la risposta al volo, anche quella dopo un solo
rimbalzo. I punti si fanno:
a) se il
pallone oltrepassa di volo il limite del campo avversario
("volata");
b) se il
pallone, sorpassata la metà del campo, non è raccolto dall'avversario;
e) se
l'avversario manda il pallone fuori dai lati maggiori;
d) se
l'avversario non manda il pallone oltre la propria metà campo.
Terminologia minima
Appoggiare -
Rimandare il pallone verso il muro di ribattuta per accertarsi di non
commettere fallo.
A
strisciu muru -
Si dice del pallone che compie la parabola passando radente il muro.
Calare -
Del pallone che effettua la caduta esaurendo improvvisamente la
parabola.
Cordino - Linea di partizione del campo.
Talvolta si giocava con una rete tesa in aria all'altezza di quattro
metri circa (cordino in aria). In tal caso entravano in campo due
giocatori per squadra, il battitore e la spalla. Il pallone doveva
superare la rete.
Di
primo - Rimandare il pallone prima che
abbia toccato terra.
Onore
(dell') - Si diceva dell'onore il gioco
che veniva disputato una volta finita la partita.
Passino
lor Signori - Tradizionale invito, rivolto ai
giocatori dopo ogni trampolino, a cambiare di posto passando dalla
battuta alla ribattuta e viceversa.
Rientrato
- Del pallone che resta in gioco
nonostante, all'inizio della parabola, sembri destinato al fallo.
Spalla
(dare di) - Colpire il pallone muovendo il
dorso e la spalla.
Spuntato
- Del pallone che, ripreso su uno
o due denti del bracciale anziché su tre, schizza di fianco o contro il
giocatore.
Tratto da:
Paolo Appignanesi - Sandro Mosca, Sport
e spettacolo a Cingoli fra storia e tradizione: il gioco del pallone a
bracciale ambientato nella prima metà del secolo XIX, Cingoli 1988
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2009 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2009 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2009 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2010 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2010 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2010 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2010 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2012 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2012 (foto di Lisiana Bacchetta)
Disfida del
gioco del pallone con il bracciale presso l'arena cittadina,
edizione 2012 (foto di Lisiana Bacchetta)
 |
 |
 |
Home
Page Cingoli |
Sommario |
I terzieri |
|