Nel campo del più antico sigillo comunale di Cingoli è rappresentato un monte a sei cime sulla cui sommità spicca la figura di S.Esuperanzio, vescovo e compatrono della città; un’altra fascia, decorata da una linea semplice e ondulata, corre lungo la base delle tre cime sommitali come una sorta di cintura che avvolge il territorio sul quale il santo vescovo afferma la sua giurisdizione (1).

 

 

Allorché fu necessario esprimere simbolicamente il nome della città si tradusse dunque in immagine il significato più palese della voce latina cìngùlum (cingolo, cintura) inserendola nella convenzionale rappresentazione del territorio comunale in forma di monte. La soluzione è indubbiamente poetica e, come tale, va accolta. La certezza della derivazione del nome dalla voce latina, talmente evidente da diventare quasi provocatoria, ha portato successivamente alcuni storici locali, a partire dall’ Avicenna, a formulare possibili etimologie di Cingoli, collegando il significato di cintura ora al circuito delle mura, ora alla forma della città stessa, ora a un'improbabile cerimonia di fondazione con risultati non del tutto soddisfacenti (2)

 

 
 

Raffigurazione ideale di Cingulum, di ignoto - sec. XVII

Ritratto ideale di Tito Labieno (1646), di ignoto.  Particolare con la raffigurazione ideale di Cingulum

 

Sulla base delle considerazioni di seguito esposte avanzo l’ipotesi che il significato del nome sia quello di “ripiano sporgente sul versante di un monte” o, con esito pressoché analogo, quello di "sporgenza rocciosa cingente in tutto o in parte un monte", accezione quest'ultima che avrebbe definito prima gli affioramenti naturali di arenarie che coronavano presumibilmente la sommità dell’alto colle cingolano e in seguito la città sorta o sul ripiano formato dagli stessi o sul ripiano agli stessi sottostante:

1.  La voce latina cìngùlum ebbe nell'antichità il significato di ripiano che  sporge sul versante di un monte, significato che i suoi continuatori volgari e romanzi conservano e tuttora tramandano (3)

2. L'ubicazione del centro romano di Cingulum non coincise con quella dell'abitato attuale bensì con quella del vicino Borgo S. Lorenzo, che si estende sul ripiano che sporge sul versante orientale del monte di Cingoli (4)

3. L'appellativo di rocciosa che Silio Italico diede nel suo poema alla Cingoli romana acquista più verosimiglianza se si ipotizza la presenza nell'antichità di ulteriori affioramenti in continuazione di quello che presentemente si scorge in località Sasso, in prossimità di Borgo S. Lorenzo (5)

4. L'accezione della voce latina di cui al punto 2° rende anche ragione della diffusione di toponimi quali Monte Cingulo (F. 116 II SE) e Monte Ginguno (F. 117 III SO), recentemente segnalati da P. L. Dall'Aglio (6), e, a sua volta, è corroborata dalla circostanza che tali toponimi designano due monti.

Cingoli, quindi, equivarrebbe a città edificata sul ripiano di un monte. Anche se le considerazioni espresse nei punti 1° e 2° sono di per sé sufficienti per spiegare il nome dato alla città, l'ipotesi che un tempo affioramenti di arenarie fossero presenti anche in prossimità di Borgo S. Lorenzo può tuttavia essere mantenuta. Né è necessario supporre che essi aggirassero l'intera sommità del monte costituendo una vera cintura, era bastante che ciò sembrasse vero guardando il monte da una particolare angolazione: Monte Acuto, sito al confine fra i territori di Cingoli e di Treia, appare tale soltanto se osservato da Est. La loro scomparsa può essere imputata alla necessità di reperire pietra da taglio per la costruzione della città medioevale e soprattutto delle sue mura (7). Spetta comunque al geologo l'ultima parola.

Quando, nell'alto Medioevo, la città fu spostata sulla sommità del monte si tirò dietro l'antico nome che però non ne definì più la caratteristica posizione. Furono allora proposte altre spiegazioni, delle quali si è fatto cenno, che avevano ed hanno il potere di lusingare la fantasia, richiamando alla mente antiche geometrie architettoniche o cerimonie di fondazione. Il presente contributo, invece, colloca prosaicamente il nome tra quelli descrittivi del paesaggio, fra i quali basti citare, per rimanere in ambito marchigiano, Peglio (PS), da pilleus; Penne (MC), dal latino dial. pinnus; il più recente Caldarola (MC), da caldaia, nel senso di "conca", "avvallamento" (8) e, presumibilmente, l'antico Planina.    

 


Tratto da: 

Paolo Appignanesi, Il significato del nome Cingoli, in P. Appignanesi - D. Bacelli (a cura di), La liberazione di Cingoli e altre pagine di storia cingolana, Cingoli 1986, pp. 383-388

 

(1)  La riproduzione del sigillo è tratta dal lavoro di F. Raffaelli, I sigilli del comune di Cingoli, in “Periodico di numismatica e sfragistica”, VI (1874), p. 146, al quale si rimanda. Per la sua datazione alla fine del sec. XIII o all’inizio del XIV si veda G. Avarucci, A. Salvi, Le iscrizioni medievali di Cingoli, Padova, 1986, pp. 162-163

(2)  L'Avicenna riferisce le opinioni che godevano di maggior credito nella metà del secolo XVII: «Sì che i soldati di simili arnesi [cingoli militari] erano ornati e guarniti; e questi nei tempi di pace o di riposo deponevansi da loro, e però essendo all'hora ciò seguito nel condurre questa Colonia con quella maggiore solennità, che si convenisse a si gran capitano [Tito Labieno], fusse dato occasione di nominarlo Cingolo. Altri vogliono, che abbia questo nome perché sia cinto da monti, il che non sodisfà, perché questa parola Cingulum, significa cosa che cinga, non che sia cinta ... Però molti altri Vogliono, che più tosto Cingolo sia detto perché circonda la sommità di questo monte  come si vede in effetto.» (O. Avicenna, Memorie della Città di Cingoli, Jesi, 1644, p. 20).

L. Marchegiani riporta le opinioni già espresse dall'Avicenna, propendendo alla fine per la derivazione del nome dalla forma circolare delle mura (cfr. L. Balducci, L. Marchegiani, M. Valentini Incontro con Cingoli, Cingoli, 1961, pp. 125-126).

A. Pennacchioni, collocando l’oppidum sulla sommità del monte di Cingoli la quale "con la sua forma naturale non permetteva di erigere un accampamento con steccato di forma quadrata» opina che il nome possa indicare una "città o fortezza colle mura circolari ovali simili ad una cintura". (A. Pennacchioni, Testimonianze dell'epoca romana in Cingoli, Cingoli, 1972, p. 21).

(3) Nella vita di S. Romano abate (morto a Condat, Puy-de-Dóme, Francia, nel 463-64), scritta da un monaco contemporaneo, si legge, a proposito del sito scelto per l'edificazione della basilica all'interno della quale il santo stesso trovò sepoltura: «Nam et propter locum ipsum in rupe valde edita, que superjacet naturali saxo, prominente quoque cingulo, ... Locus ipse, ut praecisa inaccessibili de super rupe, ac sub cingulo prolixius naturaliter perexcisa nullum ulterius cinguli praestabat egressum; ...» (Acta Sanctorum, febr. IlI 743, ed. Venetiis, 1736).

Nel canto IV del Purgatorio Dante usa il termine cinghio, derivato da cingùlum, per indicare un ripiano che gira per un tratto intorno al monte:

                               Io era lasso, quando cominciai:

                               - O dolce padre, volgiti, e rimira

                               com'io rimango sol, se non restai.

                               - Figliuol mio, - disse - infin quivi ti tira -,

                               additandomi un balzo poco in sue

                               che da quel lato il poggio tutto gira.

                               Sì mi spronaron le parole sue,

                               ch'i' mi sforzai carpando appresso lui,

                               tanto che il cinghio sotto i piè mi fue.

                                                                          (43-51)

L'italiano cinghione, anch'esso derivato dalla medesima voce latina, sta per "ripiano di roccia che sporge su una parete di monte" (Diz. Enc. It., s.v.).

Va infine sottolineato l'importante contributo di G. B. Pellegrini, il quale, dopo aver proposto in forma dubitativa i significati di "recinto circolare" o "area di forma rotonda", "recinto", ha segnalato i continuatori romanzi della suddetta voce latina: Kyenga "orlo dell'aia" e il dolomitico cengia "sporgenza della roccia", facilitando in tal modo la soluzione del problema (G. B. PELLEGRINI, Appunti di toponomastica marchigiana, in "Istituzioni e Società nell'Alto Medioevo marchigiano", Deputazione di storia Patria per le  Marche, Ancona, 1983, [Atti e Memorie, 86, 981], parte I, pp. 231-232).

(4) Per l'ubicazione della Cingoli dell'epoca romana si veda P. L. Dall'Aglio, Considerazioni storico-toponomastiche su Cingùlum ed il suo territorio, in Cingoli dalle origini al sec. XVI, contributi e ricerche, in Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Macerata, 1986 (Studi Maceratesi 19), pp. 56-59 e pp. 72-73.

(5) Tandem inclinato cornu sine more ruebat

 prima acies, non parca fugae. Labienus et Ocres

 sternuntur leto atque Opiter, quos Setia colle

 vitifero, celsis Labienum Cingula saxa

 miserunt muris.              (X 31-35)

(6) Cfr. P. L. Dall'Aglio, Considerazioni storico-toponomastiche su Cingùlum ed il suo territorio, in Cingoli dalle origini al sec. XVI, contributi e ricerche, in Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Macerata, 1986 (Studi Maceratesi 19), pp. 64-65.

(7) L'estrazione dell'arenaria nel territorio cingolano ha lontane origini. Tra le antiche testimonianze la rubr. XLV, De modo vendendi lapides, del libro IV dello statuto del 1325 e la rubr. XIIIJ, De fonte fiendo in pede Cavarum, di alcuni ordinamenti statutari del 1328 (L. Colini Baldeschi, Statuti del Comune di Cingoli, Cingoli, 1904, vol. II, p. 19 e p. 20). Perdurò in località Sasso fino al 1950 circa. Nel 1868 era piuttosto fiorente: «In contrada Madonna del Sasso prossima alle mura urbane, vi ha una considerevole roccia gessifera (Selenite) la quale essendo di facile asportazione è usatissima per lastricamenti di strade, per marciapiedi, e fabbriche ed altri lavori di costruzione così in Cingoli, come in molte Città delle Marche, e dell'Umbria.» (C. Nori, Sui prodotti naturali ed artificiali del territorio angolano, Foligno, 1868, p. 12). Nel 1914 la situazione delle cave di pietra da taglio in roccia di origine sedimentare nella provincia di Macerata era la seguente: «Se ne contano in quasi tutti i Comuni della Provincia e più specialmente a Cingoli, ad Esanatoglia, a Fiastra ... trattasi, però, di cave di limitata importanza, la cui produzione è destinata alle costruzioni locali.» (Camera di Commercio e Industria della Provincia di Macerata, Relazione statistica sulle industrie e sui commerci del Distretto al 31 Dicembre 1914, Macerata, 1916, p. 13).

(8) O. B. Pellegrini, G. B. Pellegrini, Appunti di toponomastica marchigiana, in "Istituzioni e Società nell'Alto Medioevo marchigiano", Deputazione di storia Patria per le  Marche, Ancona, 1983, [Atti e Memorie, 86, 981], parte I, pp. 260, 275 e 283.

 

 


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