La
ricerca dei possibili riferimenti astronomici che vi possono
essere su certi monumenti preistorici o protostorici costituisce
un campo di studio di estremo interesse. L'archeoastronomia, il
ramo della scienza che si occupa di queste indagini, ha sempre
destato l'attenzione di astronomi particolarmente sensibili ai
problemi del passato ed ha interessato notevolmente anche gli
archeologi i quali, talvolta con spirito critico, hanno scorto in
questo tipo di ricerca una nuova angolazione sotto la quale è
possibile indagare antiche manifestazioni culturali.
Maggiore
è il numero dei dati scientifici che confluiscono in una
specifica ricerca, anche se provenienti da altri settori della
scienza, più completo può diventare il quadro che è possibile
tracciare del fenomeno in studio. Nell'archeologia, l'apporto
dell'astronomia, se ben inquadrato nei suoi giusti limiti, può
essere di grande utilità. Conoscere,
per esempio, il livello al quale erano giunti gli antichi,
in special modo i popoli della preistoria, nello studio dei
fenomeni celesti significa fornire dei dati
fondamentali
per l'interpretazione dell'ambiente culturale nel quale
vivevano quelle genti.
Purtroppo
questo aspetto della ricerca astronomica, forse per le sue
pratiche difficoltà, ha avuto in Italia pochi cultori e i dati
che sono stati ottenuti sono quindi scarsi e del tutto
insufficienti per poter offrire elementi sufficienti per un lavoro
di interpretazione della scienza del passato. In un articolo
precedente [v. l'Astronomia n. 4, pag. 8] sono state esposte, in
forma riassuntiva, alcune conclusioni ottenute dallo studio dei
principali monumenti europei e s'è accennato anche a quelle poche
ricerche che sono state fatte in Italia in questo campo.
Vale
la pena di ritornare sull'argomento con maggior dettaglio anche
perché recentemente sono stati ottenuti alcuni risultati assai
interessanti in una serie di ricerche a largo respiro che da
alcuni anni l'autore, assieme all'archeologo M. Tonon, sta
conducendo nella regione veneta e nel Friuli. Il lavoro non è
privo di difficoltà: in primo luogo perché non è facile
rintracciare con sicurezza le strutture sulle quali eseguire le
indagini e poi perché molto spesso le costruzioni sono mal
ridotte sia a causa del degrado naturale che per l'incuria degli
uomini.
Quando
si analizza un monumento sotto l'aspetto astronomico, il lavoro va
affrontato secondo un piano ben preciso, studiato nei minimi
particolari, per poter organizzare poi le misure nel miglior modo
possibile. Va esaminata con cura la topografia del luogo, il
paesaggio, l'aspetto dell'orizzonte, la posizione geografica, il
clima e soprattutto bisogna tener conto di quanto l'esperienza
dell'archeologo, col quale si collabora, può fornire riguardo
all'interpretazione delle varie strutture che devono essere
considerate.
Le
misure d'orientamento, che sono eseguite unicamente a mezzo di
osservazioni astronomiche essendo queste le più sicure, vengono
analizzate con cura tenendo conto di tutti quei fattori di
disturbo che possono influenzare i dati finali. Quasi sempre,
specialmente in presenza d'un orizzonte impedito da colline o da
montagne, è necessario eseguire una lunga serie di rilievi
topografici sui quali poi è possibile collocare esattamente i
vari corpi celesti che servono di riferimento, nel momento in cui
essi sorgono all'orizzonte oppure tramontano.
Quei
pochi monumenti preistorici che rimangono ancora abbastanza
conservati nelle loro principali strutture possono offrire, in
certi casi, interessanti indicazioni sulla loro probabile
utilizzazione per scopi
astronomici.
L'orientamento di certe strutture verso i punti
dell'orizzonte ove sorge o tramonta il Sole nei solstizi, per
esempio, o negli equinozi, può far sospettare che il monumento
sia stato costruito anche per indicare l'inizio delle stagioni o,
in altri casi, lo scadere di date importanti per i lavori
agricoli.
Se
si pensa che nei tempi remoti non esistevano calendari con i quali
poter regolare il lavoro dei campi, si può facilmente immaginare
quale importanza assumevano le osservazioni dei punti
dell'orizzonte ove sorge il Sole. Esse infatti si spostano
progressivamente nell'arco dell'anno oscillando da nord-est al
solstizio d'estate, fino ad un punto dell'orizzonte posto a
sud-est nel solstizio invernale.
Le
direzioni estreme di levata del Sole nei solstizi cambiano a
seconda della latitudine del luogo perché con essa cambia anche
l'inclinazione dell'equatore celeste sull'orizzonte. Vi è inoltre
da ricordare che nel caso in cui l'allineamento delle strutture
consenta osservazioni precise è possibile anche valutare, con una
buona approssimazione, la data della costruzione del monumento. È
noto infatti che l'obliquità dell'eclittica, cioè l'angolo che
la traiettoria descritta dal Sole sulla sfera celeste nell'arco
dell'anno, l'eclittica appunto, forma con l'equatore celeste,
attualmente è di 23° 27'. Questo angolo però non è costante;
con un moto lentissimo, in un ciclo di 41.000 anni, esso oscilla
tra circa 22° e 24°,5.
A
causa di questa variazione d'inclinazione dell'eclittica, il punto
ove il Sole sorge o tramonta ad una certa data, per esempio al
solstizio invernale, nello stesso luogo, cambia di secolo in
secolo e se l'intervallo di tempo trascorso tra la costruzione del
manufatto e l'epoca attuale è abbastanza grande, qualche migliaio
d'anni, dallo spostamento dell'allineamento col punto di levata
del Sole, è possibile calcolare con buona precisione il tempo
trascorso. Si tratta dunque di un metodo di datazione molto
importante, paragonabile a quello del carbonio radioattivo C14 o a
quello della dendrocronologia o della termoluminescenza.
Purtroppo, dato il tempo trascorso, non sono numerosi i monumenti
antichi, specialmente preistorici, che presentano allineamenti così
ben conservati da potersi prestare a queste misure, e le datazioni
ottenute in questo modo sono quindi molto rare.
Fatte
queste premesse esaminiamo sotto l'aspetto astronomico e
geometrico un monumento preistorico che esiste a Veronella, un bel
paesino di campagna che si trova spostato un po' a sud della
congiungente Vicenza-Verona. Bisogna conoscere il posto per
individuare la costruzione perché il suo rilievo rispetto al
livello del terreno è molto modesto, quasi inapprezzabile. Si
tratta di un grande terrapieno alto al più due metri, ma ampio
una sessantina, che si estende a forma di ferro di cavallo per
oltre 300 metri nelle due direzioni. Nella
figura 1 è rappresentata schematicamente la pianta del manufatto
il quale ora è notevolmente degradato a causa dell'età e dei
lavori agricoli che vengono eseguiti da sempre nel suo interno.
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Figura
1
La pianta del terrapieno
di Veronella. La freccia indica il nord. In alto è tracciata la
pianta di una casa colonica. I vari sentieri sono tratteggiati. In
basso il tracciato di un canale.
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Originariamente
la costruzione, probabilmente un luogo di difesa, come molti altri
manufatti del genere, doveva avere una forma chiusa che
sicuramente era quella di un perfetto ovale. Opere di
canalizzazione e diversi altri interventi che sono avvenuti in
varie epoche, hanno distrutto la parte di nord-est dando così al
manufatto la forma attuale di ferro di cavallo. L'orientamento
dell'ovale è diverso da quello della centuriazione romana,
riconoscibile ancora nella zona, il che fa ritenere che la
costruzione sia molto antica. D'altro canto alcune tracce di
manufatti litici e fittili, probabilmente preistorici, sono stati
trovati nell'area e ciò sembra avvalorare l'ipotesi che il
terrapieno sia stato costruito molti secoli avanti Cristo.
Purtroppo non sono state fatte ancora delle indagini o prospezioni
archeologiche e non è possibile pertanto dare alcuna sicura
datazione al monumento.
Ciò
che ha interessato subito, esaminando la costruzione, è stato
l'orientamento dell'asse della pianta, orientamento che è stato
misurato con rilievi astronomici nella speranza che potesse
fornire qualche indicazione riferibile al sorgere o al tramontare
del Sole in una delle particolari epoche dell'anno. Fatti i conti
non fu trovato nulla di interessante, la direzione dell'asse di
simmetria della figura non corrisponde ad alcuna posizione che il
Sole o la Luna assumono sull'orizzonte del luogo. Tutto sembrava
indicare che, come in vari altri casi, l'orientamento fosse del
tutto casuale. La cosa pareva quindi che dal punto di vista
astronomico dovesse finire lì;
il
monumento
poteva
interessare solo l'archeologo o lo storico.
Rimaneva
però un punto che solleticava la curiosità: la strana forma
della pianta, così regolare, così perfetta; era troppo fuori del
comune, troppo precisa; appariva molto, ma molto curiosa. Com'è
stato possibile tracciare sul terreno un ovale del tutto regolare
sul quale si è costruito poi tutto il terrapieno? La gente antica
non disponeva di ingegneri che potevano progettare strane curve a
mezzo di equazioni e meno ancora aveva a disposizione strumenti
precisi per disegnare sul terreno una figura così regolare. Sotto
sotto ci doveva essere certamente qualcosa di molto semplice ed
ingegnoso; un'idea elementare che ha consentito di giungere al
risultato finale. Ma qual è questo metodo così semplice ed
efficace per tracciare una curva di tal genere?
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Figura
2
Il monumento potrebbe
essere stato disegnato così. Sull'asse CA, diretto ove sorge il
Sole al solstizio invernale, si fissino tre pali A, B, C. ed uno
in D. Si leghi una corda in A lunga quanto AF e all'altra estremità
si fissi un paletto appuntito per segnare sul terreno. Girata la
corda attorno a B, tenendola tesa, si cammini nel senso della
freccia passando per i punti 1,2 e 3. La corda dapprima descrive
la semicirconferenza di sud ovest, poi, liberatasi da B, descrive
l'arco di centro A; quindi impigliandosi su D descrive la
semicirconferenza di nord est (punti 4,5 e 6). Slegata la corda da
A e rilegata in C si può completare la figura tracciando l'arco
6, 7.
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L'ovale,
ora incompleto, come si può rilevare dalla pianta, è formato da
quattro archi di circonferenza. Nel caso specifico essi sono:
l'arco di sud-ovest, un semicerchio; i due archi laterali
dell'ovale e l'ultimo semicerchio che ora è completamente
distrutto. Mentre le posizioni dei centri e le lunghezze dei raggi
dei primi tre cerchi possono essere ricavati dalle misure, quelle
del terzo, il mancante, non si possono che ipotizzare. Quando si
cercò di determinare i centri dei tre cerchi apparve
immediatamente che questi, che nella figura sono indicati con le
lettere A, B e C, sono disposti su una retta che è perpendicolare
all'asse di simmetria della figura. Ma c'è di più, questa retta,
cosa strana, è diretta proprio sul punto dell'orizzonte ove a
Veronella sorge il
Sole
al
solstizio
invernale.
Anzi,
entro
i soliti margini di errore che vi possono essere sempre in
questo tipo di misure, tenendo conto della variazione
dell'obliquità dell'eclittica, v'è una coincidenza quasi
perfetta con la direziono solstiziale corrispondente a circa un
millennio a.C. Un allineamento solstiziale, specialmente quello
invernale, è un dato sempre interessante. Già in altri monumenti
preistorici studiati nella zona del Veneto sono stati trovati
orientamenti simili e forse sotto sotto c'è un significato
probabilmente religioso. In ogni epoca infatti, e sotto varie
latitudini l'abbassarsi del Sole sull'orizzonte che preannuncia
l'arrivo della brutta stagione, l'accorciarsi delle giornate, il
freddo che avanza, ha sempre determinato nell'animo umano un senso
di melanconia e di timore. Le feste di S. Lucia nel Nord ed altre
consimili, il Natale stesso che si sovrappone a feste precedenti,
sono proprio nate in questa occasione. Interessante dunque a
Veronella questo orientamento, ma perché esso doveva essere
importante ai fini del tracciamento della pianta del monumento? In
definitiva come hanno potuto disegnare su questo allineamento la
figura? La risposta a questa domanda non è tardata a venire
quando s'è pensato ad un metodo estremamente semplice ed
elementare adatto a quei tempi. Vediamo quale.
Consideriamo
il disegno della figura 2. Trovata con l'osservazione del Sole, a
mezzo di allineamenti fatti per esempio con dei pali, la direziono
solstiziale, si pongano in C ed in A due pali fissi sul terreno e
così pure se ne metta uno in B a
metà strada tra i due precedenti. Sulla perpendicolare al
segmento AC, ad una distanza BD pari a BF, che vedremo più avanti
essere il raggio del cerchio di sud ovest, si fissi un altro palo
verticale. Si leghi quindi in A una lunga corda, nel caso
specifico di Veronella doveva essere di 310 metri; sull'altro suo
estremo si fissi un paletto che possa servire solo per disegnare
la traccia della figura sul terreno. Tenendo tesa la corda, la si
faccia ruotare attorno a B e, partendo dalla posizione 1, si
incominci a tracciare sul terreno col paletto il cammino
che descrive l'estremità della corda quando ci si muove attorno a
B. Camminando nella direzione della freccia, da 1 verso 2, la
corda facendo centro in B è costretta a descrivere la
semicirconferenza di sud ovest finché giunge in F. Poi
staccandosi da B, la sua estremità, che porta il paletto
tracciante, è costretta a descrivere un arco di circonferenza
molto più grande, quello che fa centro in A. Continuando la
passeggiata, si passa nella posizione 3 e quindi, andando più
oltre, si giunge al punto in cui la corda s'impiglia sul palo
posto in D. Automaticamente allora il paletto tracciante è
costretto a disegnare la semicirconferenza di nord est passando
per i punti 5 e 6. Per completare il disegno, giunti nella
posizione 6, basta slegare la corda da A e rilegarla in C; un
altro breve cammino nello stesso verso consente così di terminare
il tracciato.
Con
una semplice passeggiata dunque, disponendo solo di una corda e di
alcuni pali è possibile disegnare il perfetto ovale sul terreno
con una regolarità precisa quanto quella del tracciato del
plotter di un calcolatore. Che sia proprio questo il metodo che è
stato seguito a Veronella? Nessuno lo può dire, perché mancano
testimonianze storiche, però è molto probabile perché non credo
si possano trovare altri metodi più semplici ed efficaci.
Ma
vale la pena di osservare ancora un'altra curiosità, solo
ipotetica. Come si diceva poc'anzi, la semicirconferenza di nord
est manca e quindi ha dimensioni che sono del tutto ipotetiche. Se
si suppone però che la distanza BD sia eguale al raggio BF della
circonferenza di sud ovest, cosa abbastanza accettabile, allora la
linea che congiunge C con D diventa una equinoziale, cioè è
diretta proprio sul punto ove sorge il Sole agli equinozi; un
altro importante riferimento astronomico.
Quanto
abbiamo ora esposto può essere interessante ma soprattutto può
dare un'idea dei possibili metodi geometrici e astronomici che
venivano usati nell'antichità e nello stesso tempo può anche
suggerire all'archeologo una traccia di ricerca che può forse
aprire qualche nuova prospettiva.
Il
monumento
di
Veronella,
dimenticato da secoli, forse nasconde un esempio
dell'antico ingegno dei nostri predecessori e proprio per questo
vale la pena di rispettarlo e di proteggerlo. Così si dovrebbe
fare anche per tanti altri monumenti preistorici che purtroppo
subiscono il degrado o la distruzione da parte di chi non mostra
abbastanza cura nel conservare un ricordo del proprio passato.

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