La Valle d'Aosta negli ultimi
decenni ha riservato notevoli sorprese in campo archeoastronomico.
Si è già scritto su
questa rivista del Cromlech che
si trova al passo del Piccolo San Bernardo. Altre testimonianze di
indubbio interesse, non ancora perfettamente interpretate, si
trovano nella zona del Passo del Gran San Bernardo.
Esistono inoltre siti minori, meno noti, che però vengono
esaminati con grande attenzione.
Il luogo di gran lunga più
importante si trova però proprio dentro la città di Aosta. Il
sito megalitico di Saint Martin de Corléans, è stato
individuato, casualmente, nel 1969, in seguito a scavi a fine
edilizio. L'importanza del rinvenimento apparve ben presto
evidente; pertanto, al fine di poter eseguire lo scavo nel modo più
corretto, la Regione Valle d'Aosta dispose l'acquisto dell'intera
area. Gli scavi sono stati lunghi e complessi e sono terminati
solo nel 1990.
Se ne capisce facilmente il
motivo, se si pensa che sono stati individuati ben 22 strati, per
una profondità di 6 metri, e che alcune strutture risalgono alle
fasi più antiche dell'Eneolitico.
L'area comprende numerose
testimonianze megalitiche, realizzate a più riprese. Gli
archeologi dividono l'intera storia del sito in cinque fasi. La più
antica sembra essere quella relativa all'erezione di una serie di
grossi pali, probabilmente come parte di un tipico rito di
fondazione: sul fondo di alcuni di essi sono infatti state
ritrovate ceneri di crani d'ariete. Le date relative ad alcuni di
questi pali, ricavate con il metodo del radiocarbonio, vanno dal
3070 a.C. al 2850 a.C. con una indeterminazione di 180 anni in più
o in meno. I pali sono estremamente interessanti, visto il loro
allineamento e la loro età.
La seconda fase (circa 2600 a.C.)
è consistita nella realizzazione di un terreno di aratura
estesissimo, lungo una direttrice parallela all'allineamento dei
pali. Tale terreno doveva avere un significato rituale. Sempre in
tale periodo venivano realizzati anche due allineamenti di
stele.
La terza fase (circa 2400 a.C.)
riguarda la realizzazione di quella che forse è la struttura più
interessante del complesso: un grosso dolmen, con una
piattaforma di pietre alla base. La piattaforma è triangolare e
sembra sia stata realizzata con grande attenzione. Nello stesso
periodo venivano innalzati altri dolmen, un allée
couverte ed una grande tomba circolare, che solo recentemente
è stata scavata. I monumenti furono utilizzati per sepolture
collettive. Successivamente si individua una
quinta fase, nella quale vengono realizzate tombe
a cista, cioè a cassetta.
La rilevanza archeoastronomica
del sito non fu subito apprezzata dagli
archeologi. Tuttavia, visto l'orientamento comune di tutte le
principali strutture, valeva la pena di approfondire l'analisi. Da
una prima valutazione, fatta sulla pianta ed utilizzando il nord
magnetico corretto per la declinazione, si notavano alcune
direttrici fortemente privilegiate. Era indispensabile procedere
quindi ad un lavoro più approfondito.
Anzitutto v'è da sottolineare
che il significato astronomico del sito viene ad essere
strettamente correlato con l'aspetto religioso. L'importanza dei
culti astrali in Valle d'Aosta è ben attestata. Esistono
testimonianze del culto di Giove in prossimità dei Passi del
Piccolo e del Gran San Bernardo. In tali luoghi pare che il culto
di Giove abbia sostituito quello preesistente del dio Graius, del
dio Poenius o, addirittura, di Ercole, come sembrano testimoniare
alcune placchette bronzee. In particolare, è stato rinvenuto in
un sacello presso il passo del Piccolo S. Bernardo un busto
argenteo rappresentante Giove Dolicheno. Né mancano tracce dei
culti di Mercurio, Venere e Marte.
Ma è alla Luna che sono dedicati
i rinvenimenti più interessanti; tra questi è da citare una base
con iscrizione a Diana, che era il nome romano della Luna, da
parte del funzionario imperiale P. Salvius Myro. Ma i Romani non
erano gli unici a venerare la Luna sul territorio della Valle
d'Aosta. Infatti, nel 1961 è stato rinvenuto, in Aosta, un
uccello-anima, assimilato ad Iside, la divinità lunare
egizia.
Tuttavia le assimilazioni delle
divinità agli astri suscitano sempre qualche dubbio. In effetti,
si potrebbe obiettare, l'origine del culto è sicuramente astrale,
ma tale significato poteva in un secondo tempo andare perduto. In
altre parole, quando ritroviamo un'ara dedicata a Diana, cosa
dobbiamo intendere? Diana, come Luna, oppure la divinità Diana
ormai totalmente scorrelata dalla sua precedente origine
astronomica? Oppure ancora una commistione delle due cose?
Per fortuna, un reperto rinvenuto
nella periferia della città di Aosta, in regione Meyrand, ci
consente di rispondere con certezza a queste domande. In tal
luogo, nel 1961, è stato rinvenuto un piccolo sacello rustico, a
pianta rettangolare. Di fronte al sacello si trovava una stele
dedicata alla Luna. Non a Iside, a Diana, o ad altre divinità
lunari: la stele è espressamente dedicata alla Luna, intesa come
astro. Tale ara, che attualmente si trova, come le altre stele, il
busto di Giove, la statuetta di Mercurio, al Museo Sarriod de la
Tour, a Saint Pierre (AO), riporta la scritta: "Montanus
Lunae V S L M S V L S". Le abbreviazioni, ben note agli
archeologi, vogliono dire "Montanus Lunae V(otus) S(olvit)
L(ibens) M(erito) S(itus) V(ovit) L(unae) S(acro)".
Si tratta quindi di un voto fatto da un certo Montanus, che ha
sciolto il suo debito ponendo l'ara in un luogo ritenuto sacro
alla Luna.
Siamo sicuramente in presenza di
un rinvenimento eccezionale, specie se si tiene conto del periodo
di appartenenza della stele. Infatti essa, come il sacello, risale
al II secolo d.C. Sembra incredibile, ma è inequivocabilmente
attestato che, nel secondo secolo dopo Cristo, in Valle d'Aosta la
Luna, intesa espressamente come astro, era ancora considerata una
divinità.
Come s'è già detto basta una
semplice occhiata alle mappe di scavo di Saint Martin de Corléans
per notare subito che tutte le strutture sono orientale in modo
particolare, che fa sospettare l'applicazione d'un criterio di
tipo astronomico. Quando esistono questi sospetti, per risolvere
la questione non v'è altro che intraprendere una serie di misure
accurate di tutti i possibili orientamenti, utilizzando
naturalmente metodi astronomici.
Così è stato fatto nella
primavera del 1990, quando in una campagna di misure G. Romano,
aiutato da G. Cossard, ha potuto determinare gli azimut
astronomici di ogni allineamento riconoscibile sulla carta,
rilevando pure, con un lungo lavoro al teodolite, il profilo di
tutte le montagne che circondano l'area megalitica. Purtroppo, la
presenza tutto attorno all'area di numerose costruzioni ha reso
assai difficoltosa l'elaborazione di questi dati.
Ridotte le misure, tenendo conto
dei numerosi fattori di disturbo, è emerso subito un fatto che ha
gradevolmente sorpreso. In tutta l'area di Saint-Martin, le
diverse strutture, risalenti come s'è detto al III millennio
a.C., sono orientale sui punti dell'orizzonte visibile ove
levavano o tramontavano il Sole o la Luna in certe particolari
date dei loro cicli celesti. Nelle righe che seguono riassumeremo
brevemente i risultati di questa ricerca.
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Allineamento
di buche di palo dell'area nord |
Stando ai dati ottenuti dall’équipe
di Franco Mezzena, che ha studiato l'area per ben venti anni,
nella fase più antica, all'inizio del III millennio a.C., furono
scavate le numerose buche di pali che si trovano nella parte nord.
Queste buche, non sono perfettamente allineate.
Le piccole
deviazioni sono dovute probabilmente al fatto che non tutti i
pali, come ha mostrato la datazione con il carbonio-14, sono stati
posti in opera contemporaneamente. Poiché non si può conoscere
esattamente la successione della costruzione di queste buche, s'è
dovuto considerare l'allineamento medio di tutta la fila;
allineamento che, verso sud-ovest, punta su una zona particolare
del profilo di un monte.
Quando la Luna è vicina alla sua minima
declinazione sud, cioè quando giunge alla declinazione -28°,
essa segue nella sua traiettoria, per circa 16 gradi di azimut, il
profilo della montagna e alla fine viene quasi completamente
occultata da un ostacolo naturale. Proprio in quest'ultima
direzione è orientata la fila di pali.
Questo particolare fenomeno, in
cui la Luna sfiorava per un così lungo tratto la montagna, si
manifestava ogni 18,6 anni e doveva aver destato una certa
curiosità negli abitanti della Valle. Dopotutto, in queste
circostanze la Luna presentava un comportamento molto spettacolare
per coloro che, essendo sempre a contatto con la natura, erano
molto attenti ai suoi fenomeni. Un giorno, per esempio, alla
massima declinazione positiva descriveva un arco molto ampio sulla
volta celeste, raggiungendo nel cielo di Saint Martin in
quell'epoca l'altezza di 74 gradi; quindici giorni dopo, alla
minima declinazione negativa, durante la notte descriveva una
traiettoria molto bassa e addirittura a Saint Martin quasi non la
si poteva scorgere a causa delle montagne; essa appariva allora
solo per brevi istanti. Ecco spiegata dunque la ragione
dell'importanza che aveva assunto l'osservazione del fenomeno
dello sfioramento della montagna.
La corsa della Luna lungo il
profilo della montagna può essere stata osservata o al mattino,
alle prime luci dell'alba, quando cadeva la Luna Piena in
vicinanza del solstizio estivo, oppure dopo il tramonto del Sole
all'equinozio d'autunno quando l'astro si trovava nella fase del
primo quarto. Quest'ultima occasione forse è la più probabile
poiché in quest'epoca dell'anno il fenomeno è poco disturbato
dalla luce di fondo del cielo. Il non perfetto allineamento delle
buche per i pali può suggerire l'idea che siano state fatte varie
prove per ottenere un più preciso allineamento sul punto voluto.
Durante la seconda fase
costruttiva di Saint Martin sono state eseguite numerose arature
rituali, ora ben visibili. Naturalmente, trattandosi di arature
probabilmente fatte in epoche diverse, passando da una zona
all'altra ove si trovano questi solchi si notano delle piccole
differenze d'orientamento. È così che in alcune zone i solchi
risultano ben orientati sui punti di levata del Sole al solstizio
invernale dietro una montagna, mentre in altre parti sono diretti,
con minor precisione, verso il punto ove tramontava l'astro del
giorno nella stessa data.
Anche i monumenti dell'area che
appartengono alla terza fase di costruzione di Saint Martin, verso
la meta del III millennio a.C, hanno degli orientamenti quanto mai
significativi.
Il grande dolmen, la cosiddetta
tomba II, ha l'asse che è orientato sullo stesso punto della
montagna dietro il quale scompariva la Luna alla minima
declinazione, e sullo stesso orientamento si dispongono pure le varie
stele che si trovano ad est di questa tomba. Inoltre, il suo
basamento, che è formato da un grande triangolo di massi, ha i
lati che sono diretti: uno, quello sud, pressappoco ove levava il
Sole al solstizio invernale, e l'altro quello nord, assieme alla
serie di stele collocate a nord della tomba II, punta ove
tramontava la Luna quando assumeva la sua massima declinazione
positiva cioè 15 giorni dopo che aveva toccato la minima
declinazione della quale s'è parlato poc'anzi.
Poiché i due lati devono essere
stati allineati contemporaneamente, quasi certamente i costruttori
eseguirono l'operazione vicino al solstizio invernale: in un
mattino attorno a questa data fu stabilito l'orientamento sulla
levata del Sole; successivamente, se la Luna aveva raggiunto in
quell'epoca la sua massima declinazione si poteva allineare
l'altro lato del basamento sul punto di tramonto dell'astro dietro
la montagna posta a nord-ovest rispetto all'area megalitica.
Un'alternativa a questo modo di
operare può essere stata la seguente: poiché l'orientamento del
lato sud della piattaforma non punta proprio con grande esattezza
ove levava il Sole, mentre invece è parallelo ai solchi delle
arature sacre che si trovano ad ovest, probabilmente i costruttori
allinearono con maggior facilità questo lato sulla direzione
delle arature che erano di per se stesse già orientate.
L'allineamento formato dal centro
della tomba II, da quello della tomba III a cista e dalle stele
poste a sud-ovest è diretto invece sul tramonto del Sole al
solstizio invernale. Alla quarta fase della costruzione dei
monumenti dell'area di Saint Martin, verso la fine del III
millennio risale la tomba I in cui l'asse è diretto ove sorgeva
la Luna quando raggiungeva la massima declinazione mentre il
dolmen posto nella parte sud della zona, che è della stessa
epoca, è diretto sul tramonto del Sole al solstizio
invernale.
Nel 1990, nella zona sud
dell'area megalitica è stata scavata da Franco Mezzena e dalla
sua équipe una grande tomba il cui asse, misurato da G.
Cossard, secondo le riduzioni eseguite al Dipartimento di
Astronomia dell'Università di Padova è diretto nella direzione
ove sorgeva il Sole attorno ai primi di maggio (oppure verso il 15
di agosto). È curioso rilevare che la prima data coincide con la
festa celtica del Beltane, mentre la seconda corrisponde grosso
modo alla festa del Lamas. Le feste dei Celti erano numerose,
circa una quarantina, ma tre erano veramente fondamentali: la
festa di Samain, il 1° novembre, la festa di Beltane, il 1°
maggio e la festa Lamas o Lugnusad, il 1° agosto. Le due feste più
importanti in assoluto erano quelle che dividevano l'anno in due
parti uguali: Samain, "la metà scura", e Beltane,
"la metà chiara". Samain vuoi dire "riunione"
e cade alla congiunzione di due anni, in giorni che non
appartengono né al vecchio, né al nuovo anno.
Il
Beltane, l'inizio della
stagione chiara, era invece la festa del fuoco e dei Druidi. In
tale occasione il bestiame veniva fatto passare attraverso due
fuochi, a fini profilattici. La tradizione di accendere fuochi in
date particolari si è conservata in diversi Paesi europei. La
festa di Lammas si celebrava all'inizio della transumanza. Ma i
Celti, come è noto, si stabilirono nell'Italia Settentrionale
solo negli ultimi secoli prima di Cristo (tra il quinto e il
secondo); nel III
millennio a.C. in Val
d'Aosta v'erano tutt'altre popolazioni, probabilmente, come
ipotizzano gli archeologi, di origine anatolica. La coincidenza
delle date di queste feste evidentemente potrebbe essere solo
casuale; oppure potrebbe essere che i Celti ereditarono certe
tradizioni e le integrarono nella loro cultura. Se la seconda
ipotesi è valida allora si possono aprire altre nuove e
interessanti prospettive nell'interpretazione delle antiche
festività di questo popolo.
In archeoastronomia gli
allineamenti sulla levata o il tramonto di certe brillanti stelle
sono meno significativi di quelli sul Sole o sulla Luna, poiché
la precessione degli equinozi fa variare rapidamente la posizione
delle stelle; per questa ragione, se non si conosce con esattezza
l'età dell'allineamento non si può avere la sicurezza
nell'identificazione. Bisogna inoltre ricordare che molto
probabilmente più che certe stelle agli antichi interessavano i
gruppi di stelle che potevano rivestire maggior significato
specialmente in rapporto alle forme che essi ricordavano.
A Saint Martin de Corléans
esistono cinque particolari allineamenti che puntano sulla levata
di Betelgeuse a metà del III millennio oppure sul tramonto di
Deneb, o della costellazione del Cigno, nella stessa epoca. La
quantità veramente stupefacente di orientamenti a carattere
astronomico nell'area megalitica di Aosta non deve far ritenere
che l'antico popolo che abitò la Valle abbia avuto conoscenze
astronomiche particolarmente profonde; come abbiamo visto, per
allineare i vari monumenti sulla levata o il tramonto del Sole o
della Luna in particolari epoche, bastava solo osservare
attentamente alcuni semplici fenomeni. L'attenzione alla natura e
alle sue manifestazioni è sempre stata molto viva in tutte le
popolazioni preistoriche. Certo è che a Saint Martin vi deve
essere stata una speciale connessione tra questi fenomeni celesti
e i culti dei morti.
Allineare le stele, le tombe, i
pali, le arature sacre con i punti dell'orizzonte sui quali levava
o tramontava la Luna quando, nel suo ciclo di retrogradazione dei
nodi di 18,6 anni, giungeva alla sua minima o massima declinazione
probabilmente era una delle più antiche usanze praticate nella
preistoria, poiché anche in altri luoghi, come in Sardegna, per
esempio, si trovano segni di questa abitudine. A Saint Martin
questo culto della Luna deve essersi protratto per lungo tempo
come mostrano i ritrovamenti, di cui si è detto, di monumenti
dedicati ad essa ancora in epoca romana. La data del solstizio
invernale ha sempre rappresentato un momento del tutto particolare
per le popolazioni preistoriche; il Sole che ormai ha raggiunto la
parte terminale del suo cammino annuo, segna l'inizio di un nuovo
ciclo, nell'eterno ripetersi degli eventi naturali. In Italia,
come anche nel resto del mondo, sono numerosissime, specialmente
nel Veneto, le testimonianze relative agli allineamenti di antiche
strutture sulla levata o il tramonto del Sole al solstizio
invernale.
La stupenda area megalitica di
Saint Martin di Corléans, la più grande d'Italia e una tra le più
belle che esistono al mondo, rappresenta dunque un'ulteriore
testimonianza dell'attenzione che le popolazioni preistoriche
portavano ai principali fenomeni astronomici.
Allineamenti
astronomici della parte nord del complesso |
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Allineamenti
astronomici della parte sud del complesso. A sinistra un
particolare della tomba IV |
Scheda
autori
Guido
Cossard. E' nato ad Aosta nel 1958 e si è
laureato in Fisica a Torino nel 1986. Insegna
Matematica e Fisica al Liceo Scientifico "Bérard"
di Aosta. È vice presidente dell'Istituto Regionale
per la Ricerca, la Sperimentazione e l'Aggiornamento
Educativo della Valle d'Aosta. Autore di alcuni
libri di archeoastronomia, dal 1989 dirige la
rivista Planetario.
Giuliano
Romano. E' nato a Treviso nel 1923. Libero
docente in Astrofisica, insegna Cosmologia a Padova
dal 1962. Da oltre trent'anni si occupa di stelle
variabili, avendone scoperte alcune centinaia. Ha
lavorato su quasar variabili, su nuclei di galassie
variabili e ha iniziato una serie di ricerche
archeoastronomiche nell'alta Italia. Da molti anni
dedica buona parte della sua attività alla
divulgazione. Attualmente dirige il Planetario di
Treviso. |
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Sommario |
L'astronomia nella
tradizione culturale armena |
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