- Paleolitico medio -  

 

Allo stato attuale è difficile tracciare un quadro generale del Musteriano italiano per la lacunosità dei dati archeologici (in particolare paleoecologici), per la diversità dei metodi di studio applicati (metodi Laplace o Bordes) e per il carattere stesso del Musteriano costituito da aspetti culturali diversi non presenti nel territorio italiano contemporaneamente nella stessa area secondo le teorie di Bordes per l’Europa occidentale. Tale variabilità, secondo Palma di Cesnola, deve essere messa in rapporto con i differenti substrati del Paleolitico inferiore da cui si origina il Musteriano (Palma di Cesnola A., Panoramana del Musteriano italiano, in AA.VV., I Neandertaliani, Viareggio 1986, pp. 139-174).

Secondo Palma di Cesnola nelle fasi iniziali (Würm I) si sviluppano un Charentiano di tipo La Quina nel Lazio costiero e nelle regioni meridionali, da ricollegare alla tradizione tayacoide e protocharentiana, e un Musteriano tipico con forte incidenza di elementi Levallois nel centro-nord, dove questa tecnica si sviluppa già alla fine del Paleolitico inferiore (in particolare sul versante alto-adriatico). 

Durante il Würm II si verifica un processo di riunificazione con l’affermarsi su tutto il territorio (salvo rare eccezioni) di un Musteriano caratterizzato dall’incremento della tecnica Levallois e di strumenti di tipo Paleolitico superiore, definito Musteriano tipico ricco di raschiatoi o Charentiano orientale

Alla fine del Würm II e agli inizi del Würm II-III in diverse aree si sviluppa un Musteriano denticolato caratterizzato da un decremento della tecnica Levallois con la riduzione di punte, raschiatoi ed elementi del Paleolitico superiore con conseguente incremento dei denticolati. 

 

Liguria

Le più antiche testimonianze si riferiscono ai siti di Barma Grande (ex-Casinò dei Balzi Rossi) e a Madonna dell’Arma che si collocano su spiagge tirreniane (quella di Madonna dell’Arma è stata datata con il metodo Th/U a 95.000 ± 5000 anni). Le industrie, in calcare, sono costituite da grandi schegge, di cui alcune di tecnica Levallois, nuclei e chopping-tools; associata ad esse vi è una fauna di grandi pachidermi (elefante, ippopotamo e rinoceronte).  

 

Madonna dell'Arma. Musteriano tipico (da Cocchi Genick 1994, p. 145)

 

Una maggiore incidenza della tecnica levalloisiana si rileva in alcuni complessi riferibili alla prima parte del Würm I con industrie riferibili ad un Musteriano tipico ricco in raschiatoi di facies e tecnica Levallois e con forte presenza di supporti laminari (strati IV, II e Q di Madonna dell’Arma, focolari E e D della Grotta del Principe).

Ad una fase successiva, Würm I e Würm I-II, la tecnica Levallois tende a diminuire così come la laminarità e i talloni a faccette (strati 5-2 della Barma Grande, l’Arma delle Manie, la Caverna delle Fate, strati E-C di S. Lucia di Toirano).

Durante il Würm II le industrie di tecnica Levallois ma di facies non-levalloisiana, ancora riferibili al Musteriano tipico ricco in raschiatoi, si caratterizzano per un maggior sviluppo dei denticolati rispetto ai raschiatoi (orizzonte superiore del Riparo Mochi, strato B della Grotta di Santa Lucia). 

San Francesco di Sanremo. Di tecnica e tipologia Levallois l’industria si caratterizza per la marcata presenza di supporti laminari e scarsità di raschiatoi e predominanza di denticolati e strumenti tipo Paleolitico superiore (bulini, coltelli a dorso parziale su grandi lame definiti “coltelli tipo Sanremo”). L’industria, riferibile probabilmente al Würm II-III, attesta un ritorno di aspetti Levallois nella fase finale del Musteriano ligure.

 

Toscana

Nella regione mancano testimonianze relative al Musteriano più antico mentre sono abbastanza consistenti i siti relativi al Würm II e al Würm II-III.

Grotta di Gosto, Monte Cetona (Siena). L’industria, riferibile al Würm II e datata con il metodo Th/U a 48000 ± 4000 anni dal presente, è di tecnica Levallois ma di facies non Levallois; presenta una forte incidenza di raschiatoi e punte; i denticolati sono rari. Il tipo di industria trova analogie con lo Charentiano di tipo la Ferrassie. Particolari sono degli strumenti a ritocco bifacciale, a forma anche di foglia, che non trovano confronti nelle altre industrie italiane. 

 

Grotta di Gosto. Musteriano (da Cocchi Genick 1994, p. 147)

 

Sulle Alpi Apuane sono stati riconosciuti due aspetti diversi: un Levallois-Musteriano con abbondanza di punte e presenza di denticolati (livello B3 della Grotta del Capriolo, strato C della Buca del Tasso) e un Musteriano denticolato caratterizzato da un decremento nell’utilizzo della tecnica Levallois e un aumento sempre più sostenuto dei denticolati (livello B1 della Grotta del Capriolo, strao A della buca del Tasso, Buca della Iena, Grotta dell’Onda).

Industrie simili ai due aspetti del Musteriano delle Alpi Apuane sono state rinvenute anche in altre aree della Toscana: nel livornese, nella Valle del Serchio e nel corso inferiore dell’Arno. Ad una fase precedente invece dovrebbero riferirsi le industrie rinvenute nei dintorni di Firenze, tra Arno-Presa-Greve, caratterizzate da scarsi elementi Levallois e pochi denticolati.

Non si posseggono riferimenti cronologici anche per una serie di industrie (Galceti di Prato, Impruneta presso Firenze, S. Lucia II sul Merse, Botro ai Marmi nel Livornese) caratterizzate da un’abbondanza di denticolati e strumenti del Paleolitico superiore (troncature, becchi, grattatoi carenati, coltelli e punte a dorso). Probabilmente tali industrie possono essere riferite ad un Musteriano finale.

 

Veneto e Friuli 

Grotta di San Bernardino Maggiore, Colli Berici. L’industria, riferibile probabilmente al Würm I, si caratterizza per le sue piccole dimensioni, per il basso indice Levallois e per la presenza di elementi del Paleolitico superiore (bulini, grattatoi a muso e carenati, becchi, troncature, strumenti a ritocco erto marginale) associati ad elementi arcaici (incavi clactoniani e punte di Quinson). Tale industria potrebbe aver origine in un contesto tayaziano, documentato a Visogliano.

Al Würm II sono riferibili numerosi giacimenti (Grotta del Broion, Riparo Mezzena, Riparo Zampieri, Riparo Tagliente, Grotta Pocala, Grotta Cotariova) riferibili ad uno Charentiano orientale o anche al Musteriano tipico ricco in raschiatoi. Le industrie, di tecnica e talvolta anche di facies Levallois, sono caratterizzate da un’alta incidenza di raschiatoi (in particolare convessi, trasversali e a margine assottigliato).  

 

Riparo Mezzena. 1-2: punte, 3-6: raschiatoi, 7: limace, 8-9: raschiatoi con asssottigliamento inverso (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 147)

 

Anche in queste aree si verifica, durante il Würm II-III, un’evoluzione verso un Musteriano denticolato con progressiva scomparsa degli elementi Levallois.  

 

Marche

Tra la fine del Riss-Würm e gli inizi del Würm si collocano le industrie, di tecnica e facies Levallois, di Ponte di Crispiero e di Colonia Montani.

 

Abruzzo

Svolte di Popoli (strati 15-5). L’industria, riferibile ad un Musteriano a carattere Levallois, si caratterizza per l’elevata laminarità e per l’abbondanza di punte. Secondo A.D. Radmilli il sito è riferibile all’ultimo interglaciale o al Würm I; secondo Palma di Cesnola l’industria richiama il Musteriano tipico di facies e tecnica Levallois diffuso nel Würm II in altre regioni italiane.

Monte Genzana (L’Aquila). La scarsità di strumenti ritoccati e l’altitudine del sito (circa 2000 m s.l.m.) fanno supporre frequentazioni stagionali per l’approvvigionamento della materia prima o per attività specializzate. L’industria è a rilevante débitage Levallois.

 

Lazio

Lungo la fascia costiera compresa fra il Tevere e Gaeta sono documentate delle industrie ricavate da piccoli ciottoli in selce di tecnica non Levallois riferibili al cosiddetto Pontiniano. Sono presenti in numerosi siti, sia all’aperto che in grotta: grotte di S. Agostino, dei Moscerini, di Tiberio presso Gaeta, di Guattari, del Fossellone, delle Capre, Breuil nel Circeo e nei siti all’aperto del Canale Mussolini e del Vallone Carnevale presso Nettuno.  

 

Pontiniano della Grotta Guattari (da Cocchi Genick 1994, p. 151)

 

Il Pontianiano rientra nello Charentiano di tipo La Quina e la sua origine è probabilmente da ricercare nelle industrie rissiane del Lazio (Sedia del Diavolo, Monte delle Gioie) anch’esse ricavate da piccoli ciottoli di selce. E’ caratterizzato da una forte incidenza di raschiatoi (in particolare quelli semplici convessi) e da una minore presenza di punte, denticolati e degli strumenti tipo Paleolitico superiore. Frequente è il ritocco tipo La Quina (scaglioso imbricato invadente) e il ritocco “démi-Quina” (simile al precedente ma di più limitata estensione). E’ attestato a partire dall’interstadio Würm I-II e si prolunga per tutto il Würm II come si può dedurre dalla serie stratigrafica del Canale Mussolini.  

 

Pontiniano della costa di Anzio. 1: punta, 2,3,6: raschiatoi su calotta, 4: scheggia con tallone a faccette, 5: nucleo (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 148)

 

Nell’area più interna del Lazio (Grotta della Cava presso Sezze Romano, bacino di Sora, Cassino) è documentato un Musteriano con elementi Levallois.

 

Campania

Grotta e Riparo del Poggio, Marina di Camerota (Salerno). In questo sito è stata rinvenuta un’interessante serie stratigrafica che vede la presenza di un’industria di tecnica non Levallois, di piccole dimensioni, riferibile ad uno Charentiano arcaico ricco di denticolati con elementi a faccia ventrale diedra di tecnica Quinson. Nello strato 2 compare un’industria, riferibile ad uno Charentiano di tipo La Quina con pochi elementi Levallois e alcuni di tecnica Quinson; il ritocco tipo La Quina è assai frequente.

Un Musteriano denticolato di fase avanzata sembra essere rappresentato alle Cave di Montemiletto (Avellino) e nella Grotta di Castelcivita (Salerno)  

 

1: Charentiano arcaico della Grotta del Poggio, 2: Charentiano La Quina della Grotta del Poggio (da Cocchi Genick 1994, p. 153)

   

Calabria

Riferibile ad un Musteriano tipico di tecnica debolmente Levallois e con strumenti tipo Paleolitico superiore è l’industria dello strato 13 della Grotta di Torre Nave databile al Würm II. Ad uno Charentiano di tipo La Quina si riferisce l’industria del livello 8 della Grotta Scalea presso Torre Talao.

 

Puglia

Nel Salento la fase più antica del Musteriano sembra rappresentata a Grotta Romanelli da un’industria in calcare con numerosi denticolati, scarsi raschiatoi e assenza di punte. L'industria è riferibile ad uno Charentiano di tipo La Quina. 

Industrie simili sono documentate anche nello strato G della Grotta di Uluzzo C e nello strato M della Grotta del Cavallo. In quest'ultima, accanto agli strumenti litici, sono state rinvenuti dei raschiatoi ricavati (mediante un ritocco simile a quello dei manufatti litici) da valve di Challista Chione.  

 

1: Charentiano La Quina della Grotta del Cavallo, 2: Charentiano La Quina su Challista Chione della Grotta del Cavallo (da Cocchi Genick 1994, p. 151)

 

Più a nord, nella Caverna Cattìe presso Maglie, compare un’industria di piccolo formato di tipo charentiano con qualche elemento di tecnica Quinson. Industrie di piccole dimensioni, che ricordano il pontiniano, sono note anche nelle zone intorno Bari: Grotta Santa Croce presso Bisceglie, Falce del Viaggio a Barletta, Grotta dei Ladroni a Polignano a Mare, Grotta delle Mura e Grotta di Cala Camicia presso Monopoli.

Nel Gargano la fase più antica del Musteriano è costituita da uno Charentiano di tipo La Quina rappresentato nello strato 2 del Riparo Esterno di Paglicci. L’industria, di tecnica non Levallois, è a scarsa laminarità ed è caratterizzata da un’abbondante presenza di raschiatoi. Nello strato 1 del Riparo Paglicci è comparsa un’industria ricollegabile a quella dei Piani di S. Vito con scarsità di raschiatoi convessi rispetto a quelli diritti e presenza di raschiatoi a margine assottigliato; la tecnica Levallois è rappresentata. L’industria può essere riferita ad uno Charentiano orientale.

Un’industria simile a quella di S. Vito, caratterizzata da una particolare abbondanza di strumenti con ritocco scaglioso, si trova nella Grotta Spagnoli; tuttavia, a causa della presenza di alcuni elementi con tecnica Quinson, è da ritenersi più arcaica e vicina all’industria dello strato 2 di Paglicci.  

Il Musteriano denticolato, di tecnica Levallois e con manufatti di dimensioni ridotte, è documentato alle Sorgenti di Irchio e in altre località presso i laghi di Varano e Lesina. Queste industrie si caratterizzano anche per un’abbondanza di denticolati ai quali si contrappone la scarsità di raschiatoi.

 

Fonte:

Broglio A. - Kozlowski J., Il Paleolitico – Uomo, ambiente e culture, Jaca Book, Milano 1986 , pp. 142-150

Cocchi Genik D., Manuale di Preistoria, Paleolitico e Mesolitico, volume I, Octavo, Firenze 1994 , pp. 144-157

 

 


Cronologia-Sommario

Sommario Paleolitico superiore