Neolitico
iniziale |
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Facies
della Ceramica Impressa |
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Facies di
Stentinello |
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Neolitico
medio e finale |
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Stile
Serra d'Alto |
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Stile di Diana |
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Neolitico
iniziale - Facies della Ceramica impressa
La
ricca documentazione venuta alla luce nella Grotta dell'Uzzo
(Trapani) risulta di fondamentale importanza per comprendere il
processo di neolitizzazione della Sicilia. Gli scavi condotti
all'interno della grotta hanno messo in luce una chiara sequenza
stratigrafica compresa tra la metà del IX e l'inizio del V
millennio a.C. I vari livelli di frequentazione testimoniano il
passaggio da un'intensa frequentazione mesolitica ad una neolitica,
documentando il cambiamento delle strategie di caccia e raccolta, lo
strumentario, la graduale introduzione delle specie coltivate e la
prima presenza della ceramica. Le datazioni radiometriche hanno dato
le seguenti datazioni: 8120±90 per la fase iniziale, 5960±70 per
un livello di passaggio e 4800±70 per la prima fase neolitica.
Questa ultima data non rappresenta però il momento iniziale, ma
quella più alta finora ottenuta; l'inizio della fase neolitica si
può comunque collocare intorno alla metà del VI millennio
a.C.
L'economia di sussistenza
era basata, oltre che sulla raccolta di semi e frutti spontanei, sulla
caccia (cervo, cinghiale) e sulla pesca, anche di grossi cetacei.
L'improvviso incremento di ittiofauna tra i resti faunistici dei
primi livelli neolitici accomuna questa fase ai livelli di
frequentazione della Grotta Franchthi in Grecia, caratterizzata
anch'essa da un intenso incremento dello sfruttamento delle risorse
marine dopo la facies mesolitica. Tra lo strumentario litico
risultano particolarmente diffuse le punte di freccia a tranciante
trasversale ottenute con la tecnica del microbulino.
Il
passaggio da questa prima fase al pieno Neolitico non sembra essere
avvenuto in modo improvviso ma piuttosto in maniera graduale, come
dimostra la coesistenza di elementi più antichi associati a quelli
più recenti.
L'inizio
della pratica agricola, a partire dalla fine del VI-inizi V
millennio a.C., è testimoniata dai resti di Triticum dicoccum,
Hordeum vulgare, Triticum aestivum.
La
ceramica è caratterizzata da una decorazione impressa cardiale, a
tacche, a unghiate, a punzonature circolari, a piccole V disposta senza alcun
preciso schema sulla superficie del vaso. L'industria litica
presenta degli elementi differenti rispetto alla fase mesolitica;
tuttavia, le frecce a tranciante ottenute con la tecnica del
microbulino, particolarmente diffuse nel Neolitico iniziale, sono
ancora molto frequenti. Strumenti in ossidiana, documentati al
Riparo della Sperlinga e a Grotta Corruggi fin dal Neolitico
iniziale, dimostrerebbero l'esistenza di contatti con le isole Eolie
fin dal VI millennio a.C.
Le
fasi successive si caratterizzano per una ceramica con
decorazione impressa più ordinata sulla superficie del vaso e
successivamente per una ceramica di tipo stentinelliano in associazione a ceramica
figulina dipinta a bande strette di colore bruno, molto simile a
quella dello stile Masseria La Quercia.
Facies
di Stentinello
La
facies di Stentinello, dal sito eponimo nei pressi di Siracusa, si contraddistingue
per una ceramica d'impasto depurato e lucidato con
decorazione impressa riempita di colore bianco o con decorazione ad
incisione; fra gli elementi decorativi, oltre a schemi lineari,
geometrici, zig-zag e rombi, risulta piuttosto frequente l'occhio
umano stilizzato, probabilmente per scopi apotropaici. Le forme
ceramiche maggiormente rappresentate sono il fiasco, l'orciolo e la
tazza a fondo convesso; tipici sono i vasetti a volto umano, gli
idoletti e le figure di animali. La ceramica tipica della facies di
Stentinello si trova spesso associata con la ceramica dipinta
bicromica o tricromica.
Gli
strumenti litici sono ottenuti quasi esclusivamente da supporti
laminari; ben attestata è l'ossidiana a testimonianza
dell'esistenza di stretti rapporti fra la Sicilia e le isole Eolie.
Gli
abitati di questa facies, come dimostrano i siti di Stentinello e di
Megara Hyblaea (Siracusa), si presentano trincerati e fortificati;
le capanne, di forma rettangolare, erano infatti circondate da una
trincea di fortificazione scavata nel calcare e rinforzata da un
aggere di pietra al suo interno. Nel sito di Matrensa (Siracusa) a
questi elementi difensivi si aggiungono una serie di fosse.
Le
sepolture di Calaforno presso Monterosso Almo (Ragusa), di Paolina
(Ragusa) e di Gisira di Brucoli (Siracusa) documentano un tipo di
deposizione in fossa ovale delimitata e pavimentata con lastroni di
pietra.
Simile
alla facies di Stentinello risulta essere quello che il Tinè ha
definito come "stile del Kronio" riconosciuto nella Grotta
S. Calogero sul monte Kronio (Sciacca, Agrigento).
Neolitico
medio e finale
Lo
stile di Serra d'Alto, presente in maniera sporadica sia nella
Sicilia orientale che occidentale, è ben attestato nel sito di
Castelluccio a Mazara del Vallo; il villaggio di Castelluccio, del
quale rimangono allineamenti di buche di palo e pozzetti, ha
restituito la ceramica tipica dello Stile di Serra d'Alto; tra le
forme ceramiche sono presenti l'olletta schiacciata con alto collo
troncoconico e le anse tubolari.
Lo
stile di Diana risulta molto diffuso in tutta la Sicilia. Tipica
di questa fase è la frequentazione in grotta e l'impianto di
villaggi all'aperto di grandi dimensioni a testimonianza di un
notevole incremento demografico conseguente ad un più intensivo
sfruttamento delle risorse del territorio. Nel villaggio di Pirrone
sul Dirillo (Ragusa) sono stati individuati un focolare costituito
da un acciottolato di circa 2 m di diametro delimitato da grandi
pietre e una fossa di forma ovale utilizzata probabilmente per i
rifiuti; nello stesso sito sono state rinvenute anche due statuette
femminili in pietra.
Testimonianze
di pratiche funerarie sono attestate a Megara Hyblaea, Matrensa e
Biancavilla (Catania) dove le tombe hanno restituito scheletri in
posizione rannicchiata con corredo costituito da ceramiche.
Nel villaggio di
Piano Vento a Palma di Montechiaro (Agrigento) le capanne circolari,
scavate nel banco di gesso, circondano un'area centrale adibita a
necropoli; le tombe sono a
celletta ipogeica con pozzetto di accesso o a fossa, segnalate da una pietra infissa
obliquamente nel terreno e in un caso da un circolo di pietre; gli inumati sono cosparsi
di ocra rossa.
Le ceramiche rinvenute nelle tombe sono riferibili ad
una fase di passaggio; mentre infatti le forme vascolari sono ricollegabili
al primo Eneolitico (facies di San Cono-Piano Notaro) la decorazione a bande excise richiama lo stile del Kronio.
Fonte:
D.
Cocchi Genick, Manuale di Preistoria, Neolitico, volume
II, Octavo, Firenze 1994, pp. 270-275
M.
Cipolloni Sampò, Il Neolitico nell'Italia merdionale e in
Sicilia, in A. Guidi - M. Piperno (a cura di), Italia preistorica,
Laterza, Roma-Bari 1992, pp. 334-365
Per
la bibliografia si veda:
D.
Cocchi Genick, Manuale di Preistoria, Neolitico,
cit., pp. 296-297
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