Chiesa di San Filippo Neri

 

Indirizzo: Via San Filippo 

Coordinate (google maps): 43°22'28.17"N 13°13'3.71"E

 

Chiesa di S. Filippo (foto di S. Mosca)

 

La chiesa di S. Filippo sorge sulle antiche vestigia della pieve di Santa Maria della quale si hanno notizie fin dall'inizio del sec. XIII. Nel 1267 vi fu ordinato sacerdote frà Nicola da Castel Sant'Angelo, che passerà alla storia come San Nicola da Tolentino. Nel 1461 il Vescovo Gaspare Zacchi la dichiarò prepositura e collegiata. Nel 1466 San Giacomo della Marca vi tenne le sue prediche.

A partire dal 1481, per iniziativa del pievano Giovanni Giacomo Castellani di Parma e di suo fratello Andrea, con il concorso finanziario del Comune, la chiesa subì alcune ristrutturazioni e la ricostruzione del campanile, del quale oggi non resta che la base addossata all'abside. I lavori furono affidati a Giovanni Andrea Conti e Raffaele Simonetti.

Sul lato sud di questo campanile, all'esterno, fu posta, per memoria, un'epigrafe sagomata in forma di tabula, tuttora al suo posto:

 

An(no) . D(omini) . M CCCCLXXXXV

   te(mpore) . ven(erabilis) . d(omini) . And(r)ee de Caste-

   lan(is) de Parma pleba(n)i et

   Io(hannis) Andre<e> de Comitib(us) et s(er)

   Raphaelis de Simonetis

   de Cingulo operarior(um)

   f(actum) f(uit) hoc op(us) alme plebi(s)  

 

 

Epigrafe che ricorda i lavori di restauro del 1481 (foto del 27/3/2011)

 

Fu eretta a collegiata nel 1530 da papa Clemente VII. Con il passare del tempo la pieve di S. Maria “per l’accresciuta popolazione, poiché molte famiglie dei castelli cingolani si erano trasferite in città, era addivenuta troppo piccola in modo speciale nel tempo della predicazione quaresimale, ed era comune desiderio che se ne erigesse un’altra nella piazza maggiore, luogo molto centrale e comodo per la popolazione" (1).

Dal 1664 la chiesa passò ai Filippini i quali, conservandone alcune strutture esterne romaniche (parte inferiore della facciata e parete destra) e rinascimentali (base del campanile) ne modificarono radicalmente l'interno, a partire dal 1685, avvalendosi dell'architetto romano Giovanni Battista Contini. Rimase la struttura a navata unica con l'abside semicircolare; l'interno venne profondamente modificato con decorazioni in stucco e affreschi, in stile barocco, con volte decorate con scene bibliche e figure allegoriche. La Congregazione vi fu eretta nel 1671, in seguito al lascito dell’arciprete Angelo Gentiloni che permise di porre mano al restauro e all’ampliamento dell'edificio. Anche il  campanile  fu  modificato  e  in  suo  luogo  venne innalzato quello attuale, nel lato est della chiesa. Fu consacrata dal Vescovo osimano Opizio Pallavicini nel 1694, sotto il titolo di San Filippo Neri.

La chiesa consta di un’aula unica di non eccessive dimensioni, la cui zona absidale fu allungata per accentuare il senso di profondità e longitudinalità, nelle cui pareti laterali sono posti due altari minori per lato; tali altari sono compresi tra binati di semicolonne con capitelli compositi, che scandiscono verticalmente il ritmo parietale, su cui imposta una trabeazione vignolesca con fregio decorato, scantonata agli angoli con effetto avvolgente. Questa soluzione denuncia la formazione borrominiana del Contini, che collaborò al cantiere della romana S. Maria dei Sette Dolori, e permise di annullare la quadratura del guscio medievale preesistente ottenendo un impianto pseudo ellittico.

La profonda zona presbiteriale fu ricavata impostando, su due solidi pilastri di fondazione collegati da doppio arco inchiavardato, una nuova struttura sovrapposta alla volta reale della sottostante chiesa di S. Rocco. La copertura è realizzata con volta a botte lunettata e cinghiata, dall’apparato decorativo decisamente ricco di stucchi e vivaci affreschi come il resto della superficie interna; l’effetto generale è quello di un continuum spaziale che accompagna senza ostacoli o sobbalzi lo sguardo fino al presbiterio, annunciato da un arco trionfale strombato impostato su due binati di colonne, nei cui dilatati intercolumni sono collocati altrettanti coretti lignei.

L’altare maggiore, inquadrato da due binati di colonne salomoniche dorate, è strombato al fine di accentuare la smussatura della parete di fondo; al di sopra delle imposte di trabeazione che sormontano le colonne sono poste due statue angeliche dorate al centro del coronamento dell’altare, commissionato dalla nobildonna Costanza Cima della Scala (morta nel 1736), è collocato un ovale dorato con racemi.

 

Chiesa di S. Filippo, interno (foto del 14/8/2016)

 

La volta della chiesa presenta tre archi al centro dei quali sono affrescate le tre Virtù teologali: Virtù teologale della Carità, Virtù teologale della Speranza, Virtù teologale della Fede. Gli archi sono intervallati da due grandi crociere, al centro di ciascuna delle quali sono presenti, all'interno di medaglioni, gli affreschi Apparizione della Vergine Maria a San Filippo Neri e Gloria di San Filippo Neri. Le crociere, infine, hanno ciascuna quattro pennacchi, con rappresentazioni dei quattro Evangelisti (San Matteo raffigurato mentre scrive il vangelo, San Marco con il leone, San Luca con il bue e un angelo, San Giovanni con l'aquila ed un angelo) e dei quattro più importanti padri e dottori della Chiesa (San Girolamo seduto su un masso e con la bibbia in mano, Sant' Ambrogio con un angelo che gli regge il pastorale, Sant' Agostino Aurelio in abiti pontificali, San Gregorio Magno in aspetto giovanile con la tiara ed il pastorale a doppia croce). Tutta la ricca e scenografica decorazione della volta fu realizzata dall’artista anconetano Pier Simone Fanelli (1641-1703).

Dello stesso pittore sono anche gli affreschi che enunciano le caratteristiche della Carità, così come indicate da S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi, e che ornano le finestre poste ai lati dell'altare maggiore, sopra il cornicione della trabeazione e sopra la finestra della controfacciata.

La volta del Presbiterio è composta di due archi, intervallati da una grande crociera con quattro pennacchi. La volta al di sopra del Presbiterio presenta le storie del Vecchio Testamento che alludono al mistero dell'Eucarestia. Sul grande lunotto di fondo, sopra l'altare maggiore, è affrescata la Caduta della manna del pittore di San Severino Marche Paolo Marini (1642-1695) con in primo piano Mosè ed Aronne. Nella crociera, sopra il presbiterio, è affrescato il Sacrificio di Isacco di Paolo Marini nell'atto in cui l'angelo ferma il braccio di Abramo che sta per colpire a morte il figlio. I quattro pennacchi della volta, affrescati da Paolo Marini, sono decorati con altrettante figure femminili, allegorie delle Virtù Cardinali: la Giustizia, simboleggiata dalla spada e dalla bilancia, la Temperanza, simboleggiata dal fuoco nell'acqua, la Fortezza, simboleggiata da una bocca di leone che viene squarciata, la Prudenza, simboleggiata da uno specchio e da una lancia avvolta da un serpente.

In molte decorazioni degli arredi e nella base del campanile seicentesco è raffigurato l’emblema dei Filippini: un cuore fiammeggiante con due gigli legati e una stella a otto punte. Tale emblema è ripetuto spesso: è intagliato nella balaustra lignea delle cantorie, sulla porta della sagrestia, nei confessionali di noce. 

 

Chiesa di S. Filippo, volta (foto del 14/8/2016)

 

 

Cantoria con l'organo realizzato da Domenico Antonio Fedeli nel 1764, come riportato dall'iscrizione intarsiata sopra la tastiera: "Ego Domenicus Antonius Fidelis Camers fece Anno Domini  1764" (foto del 14/8/2016)

 

Anche la sagrestia è stata realizzata dall'architetto Giovanni Battista Contini nei primi anni del XVIII secolo. E' a pianta ottagonale irregolare, voltata con lunette e decorata con affreschi e da quattro dipinti racchiusi in ovali, di autore ignoto, raffiguranti gli episodi della vita di S. Filippo (San Filippo Neri ed il miracolo della temporanea resurrezione di Paolo Massimo, Ordinazione sacerdotale di San Filippo Neri da parte di Monsignor Sebastiano Lunel vicereggente di Roma, San Filippo Neri da Papa Paolo IV per difendere gli scritti di Girolamo Savonarola, San Filippo Neri è ricevuto da Papa Paolo IV).

All'interno della sagrestia vi è un solo altare in pietra e marmo, giuspatronato di Filippo Antonio Raffaelli, con una pregevole opera di Sebastiano Conca (1680-1764), la Pentecoste di San Filippo Neri. Il dipinto, realizzato tra il 1714 e il 1724, raffigura S. Filippo Neri nelle catacombe di San Sebastiano a Roma, nella Pentecoste del 1544, quando durante una notte di intensa preghiera, ricevette il dono dello Spirito Santo. Ai lati dell'altare vi sono gli armadi in noce del 1726 realizzati dal frate agostiniano Vincenzo Rossi. Nella parte opposta dell'altare si nota una curiosa pittura murale che rappresenta un orologio con i numeri romani rovesciati.

 

Chiesa di S. Filippo, portale (foto del 28/12/2003)

 

I Filippini durante l’ammodernamento dell’interno godettero dei contributi di prestigiose famiglie cingolane, le quali fecero a gara, con munifiche donazioni, per dimostrare a tutta la cittadinanza, l’elevata posizione sociale ed il prestigio politico. Prima fra tutte è quella dei Cima della Scala che nella persona di Costanza fece realizzare a sue spese l’intero alzato architettonico della cappella dell’altare maggiore; Costanza commissionò al pittore palermitano Giacinto Calandrucci (1646-1707), allievo del Maratta, la tela dell’altare maggiore raffigurante l'Apparizione della Madonna, col Bambino a San Filippo Neri. Nella base delle colonne dell'alzato architettonico è scolpito lo stemma dei Cima della Scala.  

L'Estasi di Santa Teresa d'Avila, Carlo Cignali (foto di S. Mosca)

Apparizione della Madonna, Giacinto Calandrucci (foto di S. Mosca)

Il secondo altare di sinistra, fatto decorare dalla famiglia Silvestri (2), è intitolato a Santa Teresa d’Avila con un dipinto attribuito a Carlo Cignali (1628–1719) che ne raffigura l’Estasi. Lo stemma dei Silvestri è appena visibile alla base della colonna sinistra dell’alzato dell’altare.  

All'interno della chiesa sono custodite numerose opere realizzate da Paolo Marini: Il sacrificio di Aronne e David accompagna l'Arca Santa a Gerusalemme rispettivamente nelle pareti destra e sinistra del presbiterio, Cristo Crocefisso, la Vergine Maria, San Giovanni Evangelista, Maria Maddalena, San Francesco di Sales (altare del Santo Crocefisso, giuspatronato della nobile famiglia Simonetti) e la SS. Trinità, Immacolata Concezione e l'Angelo Custode (altare di Porzia Clavoni, passato poi alla Congregazione Filippina).

Nell'altare di S. Caterina, giuspatronato della famiglia Castiglioni, si trova invece un dipinto del XVII sec. attribuito a Pier Simone Fanelli, le Nozze mistiche di Santa Caterina d'Alessandria. Sulla destra di questo altare, all'interno di una nicchia, vi è un affresco del XV secolo che faceva parte dell'antica Pieve di S. Maria, Madonna col Bambino di autore ignoto.

 

Schema della chiesa e collocazione delle opere (tratto da: Chiesa di San Filippo, di G. Pecci, p. 4)

 

Sotto la zona presbiteriale si trova un ambiente a tre navate che costituiva la cripta della pieve di S. Maria. Fu adibita a chiesa e dedicata a S. Rocco di Montpellier nel XVI secolo. Nel 1588 era aggregata all’Arciconfraternita dei Santi Rocco e Martino dei muratori di Roma. Ai lati dell’altare, sul quale era collocata l’urna con la statua di San Rocco, si trovavano due cartelle murate in cui si leggevano le seguenti parole:

HANC TABULAM D.ROCCO

BONA VALLETUD

PROTECTORI INERBERUM

OMNIUM ABACTORI

COEMENTARI CISALPINI

D. A.D. MDXXXXVI  

Ai lati di queste cartelle ci sono due croci e le insegne dei muratori. S. Rocco infatti, oltre ad essere indicato come protettore contro le pestilenze, veniva invocato, a Cingoli, anche come protettore dei muratori e degli scalpellini. La chiesa aveva tre altari: l'altare maggiore intitolato a S. Rocco, sulla destra l'altare intitolato a S. Ubaldo e sulla sinistra l'altare dedicato al Santissimo Crocefisso, alla Beata Vergine Maria e a S. Giuseppe. In questa chiesa esiste ancor oggi un pezzo di colonna che era destinata dai confratelli di S. Rocco come base per sostenere il Crocefisso che esponevano in occasione delle processioni. Secondo la tradizione, questa colonna ha proprietà terapeutiche e sarebbe quindi indicata per curare il mal di schiena semplicemente sfregandovi la parte dolorante.

 

Chiesa di S. Rocco allestita in occasione di una mostra di presepi (foto del 19/12/2015)

 

 


(1) G. Malazampa, La cattedrale di Cingoli, Tipografia Mazzini, Cingoli 1939, p. 5

(2) La famiglia che riusciva a decorare il primo altare a cornu evangelii (cioè sul lato sinistro entrando) era da tutti riconosciuta come la più facoltosa e influente della città, dopo quella che aveva decorato l’altare maggiore. I marchesi Silvestri avendo decorato l’altare a cornu evangelii, dimostrarono di essere secondi soltanto alla famiglia Cima.  

Fonte:

P. Appignanesi, Guida della città e del territorio, in Cingoli. Natura Arte Storia Costume, Cingoli 1994, pp. 102-103

G. Avarucci - A. Salvi, Le iscrizioni medievali di Cingoli, Padova 1986, p. 54

F. Mariano (a cura di), Cingoli. Chiesa di S. Filippo, in Lo spazio del sacro. Chiese barocche tra '600 e '700 nella provincia di Macerata, Carima Arte srl, Macerata 2009, pp. 45-46

G. Pecci, Chiesa di San Filippo, Cingoli 2013 (dispensa ad uso delle guide turistiche della Pro Loco), pp. 4, 7-8, 12, 15-24, 26

A. Carradori, Antichi organi di Cingoli, Cingoli 1985, p. 105

 

 


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