In seguito alla colonizzazione romana del piceno e all’approvazione della lex Flaminia (232 a.C.), si avvertì subito la necessità, per poter meglio gestire le funzioni amministrative e giudiziarie, di dividere il territorio in distretti: le praefecture, rette da commissari (i praefecti iure dicundo) nominati annualmente dal pretore (1).

All’organizzazione del territorio piceno in prefetture fa menzione Cesare nella cronaca della guerra civile (2). Un importante riferimento ci viene fornito da una lettera di Cicerone (3) dalla quale si evince l’appartenenza di Cingoli ad un distretto prefettizio.

Sul rapporto tra prefetture e municipi, è stata avanzata un’ipotesi (4) che vedrebbe nei vari municipi con duoviri del Piceno settentrionale, fra cui Cingulum, la continuazione storica di altrettante singole prefetture.

Dell’attuale territorio di Cingoli fanno parte due centri che hanno mostrato fin dalla ultima fase dell’età del Ferro un notevole sviluppo: San Vittore, sede di un municipium, e Pian della Pieve, forse capoluogo di un ulteriore distretto prefettizio (5).  

Risulta chiaro quanto sia difficile individuare i confini amministrativi di ogni singola prefettura e di conseguenza l’estensione e i confini dello stesso ager Cingulanus.

Per tentare di definire i limiti territoriali dei tre distretti sono state avanzate delle ipotesi basandosi, soprattutto per i casi di S. Vittore e di Pian della Pieve, sui ritrovamenti archeologici (6). Allo stato attuale, comunque, non si hanno elementi certi che permettano di stabilire se il territorio municipale, derivato dalle prefetture, ricalchi esattamente in estensione quello del distretto prefettizio.

 

 

Per definire i confini dell’ager Cingulanus (7) bisogna ricorrere ad elementi di geografia fisica e a fenomeni antropici; come scrive il Dall’Aglio infatti «l’attribuzione alla tribù Velina di Cingoli e dei centri viciniori della V regione augustea impedisce di utilizzare eventuali documenti epigrafici dove venga precisata la natura di appartenenza. Anche l’elemento che viene normalmente utilizzato, seppur in modo molto indicativo, cioè l’estensione della diocesi, in questo caso manca: la diocesi paleocristiana di Cingoli cessò ben presto di esistere e il suo territorio fu inglobato in quello di Camerino e di Osimo» (8).

I centri municipali di età augustea prossimi a Cingulum erano quelli di Aesis, Tuficum, Matilica (VI regio) e Planina, Septempeda, Trea, Ricina e Auximum (V regio) (9).   

E’ probabile che il confine occidentale passasse lungo il crinale che corre fra le valli del Musone e dell’Esino, nei pressi del Monte S. Vicino, confinando con i municipi di Matilica, Tuficum e Cupra Montana. Quest’ultimo municipio, insieme a quello di Planina e Aesis, segnava anche il confine settentrionale.

Molto più complessa è la definizione del confine orientale anche per la presenza del municipio di S. Vittore, del quale, a tutt’oggi, si ignora il nome. L’asse viario Aesis-Ricina costituiva probabilmente il confine con Auximum.

Infine, a sud i torrenti Menocchia e Rudielle dividevano l’ager cingulanus dai municipi di Trea e Ricina (10); ad ovest del Menocchia, il crinale fra il bacino del Musone e quello del Potenza segnava il confine con Septempeda. Per l’assenza delle fonti itinerarie, per la scarsa presenza di elementi toponomastici e, dal punto di vista archeologico, per una parziale conoscenza del  territorio,  in  particolare  della zona ad ovest  di  Cingoli, non è possibile individuare con certezza la rete viaria. Sono state avanzate delle ipotesi tenendo conto degli elementi geomorfologici e dei ritrovamenti archeologici (11). In linea di massima, le direttrici verso i centri maggiori passavano in prossimità o ricalcavano le attuali vie di comunicazione.  

Il territorio di Cingoli può essere suddiviso, dal punto di vista geomorfologico, in tre principali fasce che rispecchiano, per la persistenza di elementi toponomastici romani (12) e per la presenza di numerosi reperti archeologici, la differente densità e tipologia insediativa che caratterizzava l’ager cingulanus.

Scrive il Dall’Aglio:

«Procedendo da ovest verso est, la prima è costituita dal versante orientale della catena del M. San Vicino e presenta tutte le caratteristiche proprie del versante appenninico con cime che raggiungono e superano i mille metri di altitudine. Tra la catena del San Vicino e l'anticlinale di Cingoli è riconoscibile un secondo settore caratterizzato soprattutto da pianalti fortemente incisi dai corsi d'acqua che hanno formato terrazzi di I e II ordine posti a quote comprese tra i 20 e i 40 m sopra l'attuale alveo.

Ad est dell'anticlinale cingolana il paesaggio si fa più dolce: compaiono terrazzi di III e IV ordine separati da modeste scarpate o talvolta sfumanti l'uno nell'altro che formano, soprattutto in corrispondenza dei corsi d'acqua principali, ampi ripiani alluvionali, esempio Pian della Pieve, Lebboreto, Botontano.

La diversa situazione ambientale trova un puntuale riscontro nella distribuzione e nelle forme del popolamento di età romana. Ad occidente dell'anticlinale cingolana, infatti, l'archeologia ci restituisce l'immagine di un insediamento sparso, poco consistente e caratterizzato in prevalenza da piccoli nuclei isolati. Nel settore orientale invece la documentazione si fa più abbondante e non si riferisce solo a casolari sparsi: la presenza di mosaici, frammenti architettonici ed epigrafi indicano l'esistenza di ville padronali e di veri e propri vici» (13).

Ed è proprio nella zona orientale che persistono in maniera più evidente le antiche divisioni agrarie. Scrive ancora il Dall’Aglio: «La ristrettezza e la frammentarietà delle zone pianeggianti, le loro diverse linee di pendenza obbligarono gli agrimensori a non utilizzare i consueti schemi centuriali, ma a suddividere i campi servendosi di limiti che si incrociavano tra di loro secondo sottomultipli delle misure centuriali (limites intercisivi) e che avevano orientamento diverso da pianoro a pianoro» (14). Le persistenze di queste suddivisioni sono ancora evidenti nelle zone di Le Macchie, Petto delle Piane, Pian della Pieve e soprattutto a Botontano.  

 


(1) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana,  in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, "Studi Maceratesi", 19, Macerata 1986, p. 97

(2) Cesare, Bell. Civ., I, 15

(3) Cicerone, Rab. Perd. VIII 22

(4) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 103

(5) E. Percossi, Le praefecturae nel sistema difensivo romano, in E. Percossi (a cura di), Il Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998, p. 49

(6) A tal proposito si veda: E. Percossi, Le praefecturae nel sistema difensivo romano, in E. Percossi (a cura di), cit. p. 49

(7) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., pp. 64-66

(8) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 64

(9) Ad eccezione di Planina, non ancora identificato (forse S. Vittore? Ch. Delplace, Reliefs de la région de “Cingulum”, in “Picus” VII, 1987, p. 8; G. Paci, Un municipio romano a S. Vittore di Cingoli, in "Picus", VIII, 1988, pp. 51-69), gli altri municipia corrispondono alle seguenti città o borghi: Aesis (Jesi, AN), Tuficum (Borgo Tufico, AN), Matilica (Matelica, MC), Septempeda (San Severino Marche, MC), Trea (Treia, MC), Ricina (Villa Potenza, MC), Auximum (Osimo, AN).

(10) Il Dall’Aglio, a sostegno di quest’ipotesi cita il toponimo di Botontano (una frazione di Cingoli) “che può essere ricondotto al termine gromatico botontinus che significa appunto un piccolo tumulo di terra con funzione confinaria”: P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 66

(11) A tal proposito si veda: P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, cit., pp. 69-72 ed E. Percossi, L’Ager Cingulanus: la viabilità, in E. Percossi (a cura di), Il museo Archeologico Statale di Cingoli, cit., p. 67

(12) Fra i toponimi prediali si ricordano: Occhigiano, Tavignano, Troviggiano. Al contrario, la toponomastica persistente nella zona ad ovest di Cingoli è legata più ad aspetti descrittivi del paesaggio (Serronchia, La Cupa, Isola) o alla situazione demica medievale (Castel Sant’Angelo, Castreccioni). P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 67

(13) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 67

(14) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 68  

 

 


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