L'albero genealogico che qui si presenta è tratto dall'opera Famiglie celebri d'Italia (1819-1883). L'opera, composta da 184 fascicoli riuniti in 16 volumi, venne iniziata da Pompeo Litta che pubblicò i primi 113 fascicoli. Morto nel 1852 il lavoro venne continuato da altri studiosi: F. Oderici, L. Passerini, F. Stefani di Mauro di Polvica e da C. Coda. 

L'albero genealogico dei Cima, composto da due tavole, è contenuto nel volume 12 e contrassegnato con il numero 119.

Oltre a Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia, 1819-1883 si veda anche Luigi Passerini Orsini de' Conti Rilli, Famiglie celebri italiane, Francesco Basadonna, Milano 1873 

 

 

Dell'Arme

Una pietra del palazzo pretorio di Firenze ci dà lo stemma dei Cima quale ve lo lasciò Masio di Tanarello; gli atti dei nostri podestà ce lo rappresentano coi suoi colori, perché era uso tra noi che sui libri dei rettori fosse rappresentato a colori lo stemma del magistrato a cui si riferivano (Luigi Passerini)

 

 Palazzo Cima della Scala

 


 

 Albero genealogico - Tavola I

 

1 - Attone

Non ho invero documento alcuno che mi accerti dell'esser suo oltre a quello che concerne Revertade suo pronipote, e gli dò posto nella presente genealogia perchè tutti, anche i più antichi scrittori dei Cima, lo fanno il progenitore della famiglia; e può d'altronde ben darsi ch'essi abbiano visti dei documenti che non sono fino a noi pervenuti. Credesi gli derivasse il cognome da un castello dai suoi maggiori dominato, distrutto dai venturieri normanni intorno al 1030; castello appellato Cyma, e che dall'y greco trovasi letto simultaneamente e Cuma e Cima secondo il modo con cui pronunziavasi; ma che avendo nell'idioma latino soltanto la desinenza plurale, diè ai suoi possessori il predicato di de Cymis o de Cumis. Atterrato l'avito castello che sorgeva appunto ove sorge Monte S.Pietro, i suoi signori si portarono ad abitare in altro luogo assai forte non molto lontano da quello chiamato lo Staffolo; da cui poi si ridussero in Cingoli quando i nascenti Comuni fecero guerra ai baroni del loro contado, obbligandoli a stabilirsi entro le mura della città. La famiglia di Attone era assai ramificata ai suoi giorni, e non poche case vantano con essa consorteria; sembra ancora ch'ei fosse di non piccola potenza, e che, oltre lo Staffolo, avesse a sè sottoposti Arcione, Cervidone, Castelsafrano, Colognola, Castelsantangiolo, Castiglione, Montefreddo, Castelveterno, Castelroberto e Tavignano. E aggiungerò che dalla divisione e suddivisione dei feudi che vedesi usata nei tempi che possiamo raggiungere coi documenti, abbiamo fondato motivo di asserire che la stirpe dei Cima seguì le leggi dei Longobardi, e con molta probabilità perchè da quelle nordiche genti traeva l'origine.

 


1 - Attone
2 - Ugone
3 - Gozzone

 

2 - Ugone

Dalle carte del monastero di s. Vittore in Arcione risulta apertamente che gli fu padre un Attone, rammentandovisi tra gli enfiteuti Revertade di Attone di Ugone di Attone; perciò si ingannano quei che lo asseriscono nato da un conte Ruggero. Senza ulteriori dubbiezze precede da lui la genealogia della famiglia.

3 - Gozzone

Potrebbero per avventura essere una sola persona egli e il fratello perchè il suo nome non è che una corruzione di quel di Uguccione, il quale a sua volta è una modificazione di quello di Ugo o Ugone. D'altronde lo colloco qui perchè così hanno fatto quanti mi hanno preceduto nel dare la genealogia dei Cima, notando che non lo credo al suo più vero luogo: essendo difficile di mettere insieme l'albero genealogico di una famiglia estinta da quattro secoli, le cui memorie per conseguenza sono perite o disperse.

 


3 - Gozzone
4 - Carbone
5 - Gozzone
6 - Adamo

 

5 - Gozzone

Nel giugno del 1155 egli e il fratello Carbone donarono al monastero di s. Vittore di Cingoli, ove stavano i monaci benedettini, la metà di Arcione, Castelveterno, Montefreddo e Castelroberto colle loro giurisdizioni; le chiese di s. Gregorio di Cesa e di s. Salvatore del Piano; i beni che furono di Ardeado e Singozzo conti, e quelli che avevano ereditati da Adamo loro germano. Queste donazioni facevansi, siccome è noto, per difendere sotto le ali della Chiesa quei possessi che erano minacciati da vicini potenti, fossero pure nascenti Comuni o altri feudatari; non son certo peraltro che tale fosse il movente che spinse Gozzone e Carbone a quest'atto. So bensì che per tal donazione il monastero cominciò ad intitolarsi di s. Vittore in Arcione; e che i Cima derivanti da Ugone, a cui probabilmente spettava l'altra metà dei luoghi donati, erano per alcune terre livellari dei monaci.

6 - Adamo

Morto prima del 1155.

 


5 - Gozzone
7 - Aiuto
8 - Benvenuto

 

7 - Aiuto

Trovasi rettore e console di Apiro nel 1230 e capitano delle masnade nel 1244. Era morto nel 1247.

8 - Benvenuto

Ebbe dominio in Cervidone castello distrutto dai cingolani nel 1227, ora ridotto a meschino villaggio con poche case.

 


7 - Aiuto
9 - Gazzone

 

9 - Gazzone Testimone nel 1247 ad un atto di compra in cui era contraente Clara d'Ottrano sua agnata.

 


8 - Benvenuto
10 - Franzone

 

10 - Franzone Morto senza prole nel 1276.

 


2 - Ugone
11 - Giovanni
12 - Compagnone
13 - Attone
14 - Bertramo
15 - Ottrano

 

12 - Compagnone

Fu testimone all'atto per cui il Comune di Cingoli accettò sotto la sua protezione lo spedale di Buraco il dì 13 ottobre 1230. Avea dominio più specialmente nel castello di Tavignano insieme col fratello Giovanni, per il quale erano enfiteuti del monastero di san Vittore in Arcione.

13 - Attone

Ritengo ch'egli sia una stessa persona coll'Attone di Ugolino ch'era uno dei consoli che reggevano Cingoli con mero e misto impero nel 1198, alloraquando gli abitanti di Arcione, e con essi Pietro abate di s. Vittore, assai probabilmente astrettivi colla forza delle armi, fecero atto di sottomissione al Comune cingolano promettendo di venire a starsi nella città o nel suo distretto e di non rialzare giammai le mura e le case distrutte del loro castello natìo. E' questo il più antico documento in cui si trovi Cingoli rivendicata a libertà, perciocchè prima di questo tempo soggiaceva ai vescovi di Osimo non solo nello spirituale ma benanche nel temporale. Nel 1212 piacque ai cingolani di modificare alquanto il proprio reggimento ponendo alla testa del governo un potestà elettivo con le attribuzioni che già erano proprie dei consoli; nella quale contingenza vuolsi, senza che io ne abbia certezza, che Attone fosse prescelto al nobile officio, che già avea esercitato in Osimo dieci anni avanti. Altro documento lo concerne mostrandocelo di più uomo di condizione elevata, ed è del dì 13 luglio 1227; nel quale giorno Azzo d'Este marchese della Marca d'Ancona, alla presenza di lui, in Osimo, condonò al potestà ed al Comune di Cingoli tutto quello che avrebbe potuto pretendere per la espugnazione di Civitella e di s. Vitale, perdonando ancora le offese fatte a sè medesimo, e gli omicidi, le violenze e i saccheggi commessi nei luoghi occupati. Erano quelli i tempi nei quali i Comuni tutti, fatti consapevoli della propria forza e desiderosi di estendere i loro confini, si facevano guerra ai baroni che più si avvicinavano coi feudi al loro territorio, e quei due castelli appunto erano caduti in loro potere con grave danno dei signori che li dominavano, danno che il marchese volle con quell'atto perdonato. Non so in vero se ancora Attone avesse avute molestie dai cingolani, certo è che nello stesso 1227 fu espugnato Cervidone forte castello signoreggiato dai Cima, e che egli allora trovavasi in Osimo, mentre nella sua casa di Cingoli aveva stanza il potestà Milano colla sua curia. Ed anche negli atti successivi che lo risguardano lo si trova assente da Cingoli; avvegnachè nel 1232 era potestà di Apiro; e stavasi nel suo castello di Staffolo il dì 8 gennaio 1233 quando fece quietanza al sindaco di Apiro per il feudo dovutogli per avere tenuta la potesterìa di quella terra, consistente in 150 lire ravegnane, ed ancora per una casa che egli era stata assegnata nella nuova terra in conseguenza di certe convenzioni fatte con quel Comune. Morì prima del 1242.

Sposato con Amabilia che dicesi figlia ed erede del signore di Apiro, nel qual caso sarebbe sorella della moglie di Andrea di Ugolino da Montecchio. Il castello feudale coll'annessa terra era costruito su di alto monte, e dai ruderi che ne avanzano sembra che fosse di una certa importanza: ma gli abitanti desiderosi di vivere in libertà edificarono un nuovo castello fuori del territorio dell'antico loro feudatario, e ben presto si trovarono in grado di fargli guerra. Il vecchio Apiro fu da essi distrutto, e la casa accordata nel nuovo ad Attone può ben essere uno dei patti stipulati tra i vincitori ed il vinto; tanto più che all'istrumento del 1233 dovè trovarsi presente ancora Amabilia.

14 - Bertramo

Testimone ad un istrumento del 1227.

15 - Ottrano

E' tradizione che sopra di un alto monte situato non lungi da Staffolo edificasse una terra che, dal possesso avutone dai figli suoi, si disse latinamente Mons filiorum Octrani, e poi in volgare Montefilottrano. Quanto è sicuro il dominio che essi ne ebbero, sicuro è del pari che la terra esisteva prima del 1200; nel quale anno fu distrutta, rifugiandosi in Osimo i suoi abitanti. può ben darsi peraltro che allora fosse conosciuta con altro nome,  e che riedificata da Ottrano e dominata dai figli suoi, li storici l'accennassero, parlandone, col nuove nome, dimenticato probabilmente l'antico.

 


15 - Ottrano
16 - Clara
17 - Matteo
18 - Gualtieri

 

16 - Clara

Era vedova non so di chi, quando nel 1247 fece acquisto di alcuni beni.

17 - Matteo

Trovasi col titolo di messere, e probabilmente era cavaliere a spron d'oro. Il dì 13 gennaio 1247, insieme col fratello, fu presente ad un istrumento di compera stipulato dalla sorella.

18 - Gualtieri

Vivente nel 1247.

 


13 - Attone
19 - Attolo
20 - Revertade
25 - Compagnone
28 - Ruggero
26 - Giacomo
30 - Rinaldo
29 - Ramberto

 

20 - Revertade

E' rammentato nei libri dei censi di s. Vittore d'Arcione, al quale pagava un annuo canone per i beni che possedeva in Col di Croce.

25 - Compagnone

Fu presente in Montemilone al trattato di alleanza stipulato dai Comuni di Camerino, Tolentino, Cingoli, Matelica, Sanginesio, Montemilone e Montecchio per resistere ai seguaci del partito imperiale il dì 27 marzo 1248.

28 - Ruggero

Morì prima del 1242, e nell'atto unico in cui, già defunto, lo si trovi rammentato, vedesi distinto colla qualifica di messere (dominus), da che dovrebbe dedursi che fu giudice o cavaliere.

26 - Giacomo

Quest'uomo ammogliato e padre viene negli alberi della famiglia notato come frate minore e vescovo di Fermo: da che si può scorgere qual fede possa prestarsi alle antiche genealogie. Conosco di lui due documenti. Il primo del dì 9 luglio 1268, celebrato in Osimo, porta la restituzione della terza parte del castellare di Cervidone ch'ei fu costretto a fare a Benvenuto vescovo di quella città; l'altro del dì 5 settembre 1279 contiene la donazione di due molini sul Musone fatta a Susanna abbadessa del monastero di s.a Caterina di Cingoli. La storia poi ci narra come fattosi coi fratelli sostenitore di parte guelfa contro Federico II e Manfredi sofferse grandi guasti nei suoi possessi marchigiani, per opera di Egano maresciallo imperiale nella Marca d'Ancona; il quale nel 1259 prese a forza il castello di Cervidone, e lo distrusse dopo averlo dato in preda al saccheggio. Rialzata la fortuna dei guelfi per le vittorie di Benvenuto e di Tagliacozzo, i Cima riedificarono le mura del diruto palagio e della rocca; e i cingolani si affrettarono a descriverlo nel loro estimo. Protestò Giacomo, e con lui il figlio, i fratelli, i nipoti, ma invano: talmentechè si rese necessario di ricorrere ai tribunali, pretendendosi dai Cima che la nuova costruzione desse loro diritto di piena giurisdizione. Continuava la lite nel 1274, e ne ignoro la decisione.

Sposato con Anna ···

30 - Rinaldo

Trovasi qualificato capo del Comune di Cingoli in un atto solenne del dì 7 febbraio 1253, per il quale Giacomo rettore del monastero di sant'Andrea gli consegnò un breve pontificio, i beni pertinenti allo spedale dello Spineto: e questo serve a smentire l'asserto di quei scrittori che lo dissero intorno a quel tempo abate di s. Vittore in Arcion. E da carte del 1277 relative a s. Vittore si ritrae che aveva allora signoria in Lombricara e Selvalonga che per l'alto dominio rilevavano da quel monastero.

29 - Ramberto

Nel 1242, il dì 13 di novembre, a nome proprio, dei fratelli messer Giacomo e messer Rinaldo, non meno che dei figli del defunto messer Ruggero, comperò da Ruggero di Arcola il pieno diritto di fabbricare una chiesa sul torrente Musone, nel luogo detto il varco di Cerro.

 


20 - Revertade
21 - Attone

 

21 - Attone

Avea parte di dominio in Cervidone, in Arcione, nel castellare di Attone di Bettino e in quel della Rocca presso il fosso dei Paperini e il Musone; e nonostante, dedicandosi a vita religiosa nel monastero di s. Vittore in Arcione, volle per umiltà essere converso.

 


21 - Attone
22 - Ruggeruccio
23 - Corrado
24 - ···

 

22 - Ruggeruccio

E' uno dei Cima che i Mainetti cacciarono da Cingoli nel 1304 dopo di avere saccheggiate e distrutte le loro case.

23 - Corrado

Fu testimone ad un atto rogato il dì 25 maggio 1297 da Andrea notaro della chiesa di s. Valentino a Marta, con cui Feltranuccio di Monaldo Da Montecampanario si fece cittadino di Cingoli, obbligandosi ad atterrare il suo castello di Moscosi.

24 - ···

Sposa di Simone di Cerlongo.

 

 


26 - Giacomo
27 - Bulgarello

 

27 - Bulgarello Vivente ancora nel 1268 e nel 1274.

 

 


30 - Rinaldo
31 - Baligano
32 - Taddeo

 

31 - Baligano

Abbenchè in tutti gli alberi dei Cima si ponga suo padre tra i figli d'Ottrano, senza che si alleghi documento di sorta per giustificare il nesso genealogico, io lo pongo invece in questo luogo, perchè ho visto una carta in cui è qualificato Baliganus Raynaldi Actonis de Cimis. Era cavaliere dell'aurata milizia.

Sposato con Bellafiore ···

32 - Taddeo

E' nominato nella sentenza proferita  dal rettore della Marca contro i Mainetti nel 1306 per essere espulso a forza da Cingoli da Appigliaterra quando vi rientrò con i suoi ghibellini.

 

 


31 - Baligano
33 - Rinaldo

 

33 - Rinaldo

Signore del piccolo castello di Staffolo, non avea certo grandi occupazioni nel proprio stato, nè doveva piacergli andare a vivere suddito e privato in qualche città: laonde, imitando l'esempio di molti signorotti delle Marche e delle Romagne, si diè ad esercitare il lucroso ed onorifico officio di potestà o capitano nei luoghi retti a Comune; officio nobile nei suoi primordi, ma che si rese ridicolo e spregevole quando cominciò a diventare un mestiere. Rinaldo era già cavaliere a spron d'oro, grado assai probabilmente conseguito per militari servigi, quando andò potestà a Perugia nel 1322. Tenne lo stesso officio in Firenze per i primi sei mesi del 1332, e nell'anno appresso, essendo rettore per la Chiesa in Bologna, dovè prender parte alla guerra che il legato volle fare contro gli Estensi. Fu potestà in Siena nel 1339, e dallo stesso Comune fu nel 1341 condotto al soldo per far guerra ai pisani insieme all'esercito fiorentino. Dopo di aver tenuta la potesterìa di Bologna per una seconda volta nel 1343, la repubblica fiorentina lo elesse capitano del popolo, difensore delle arti e conservatore della pace, con straordinaria balìa, per sei mesi cominciati col dicembre dell'anno istesso; ma non ebbe occasione di far uso del pieno potere concessogli, perchè la città, uscita da poco da luttuose vicende, si riposò quieta e tranquilla. Morì Rinaldo intorno al 1348.

 

 


33 - Rinaldo
34 - Baligano
35 - Paolo
36 - Carlo
37 - Pietro

 

34 - Baligano

Era cavaliere a spron d'oro. Fu potestà di Perugia nel 1342. Morì nel 1348.

35 - Paolo

Fu cavaliere a spron d'oro, e potestà in molti Comuni. Lo ebbe Perugia nel 1362, Siena nel 1365, Firenze nel 1367, Bologna nel 1370, Todi nel 1373. Intervenne ad un trattato di alleanza stipulato dai suoi congiunti con Giovanni Visconti arcivescovo e signore di Milano nel 1351; nel quale volle stipulato che dovesse riconquistarsi e rendersi ai Cima la signoria di Staffolo di cui eransi impadroniti i Malatesta. Mandò invero al Visconti quel piccolo aiuto di genti che avea pattuito; ma le promesse del prelato svanirono, e forse credè di far gran cosa per lui facendolo comprendere tra i suoi alleati nell'istrumento di pace che stipulò coi fiorentini in Sarzana il dì 31 marzo 1353. Nè miglior ventura ebbe militando coi Malatesta e gli Ordelaffi contro il cardinale Albornoz legato pontificio in Italia. Vinto presso Montefiore di Recanati, dovè umiliarsi e chiedere perdono; e dopo che lo ebbe ottenuto, si schierò sotto le bandiere della Chiesa, e riuscì finalmente a riavere il suo castello di Staffolo in benemerenza dei servigi prestati. Passò gli ultimi anni in quel suo castello, dove fece dono di alcune reliquie alla chiesa di s. Francesco nel 1370. Morì nel 1375.

37 - Pietro

Stavasi a reggere il suo feudo di Staffolo durante la vita di suo fratello, il quale, continuamente occupato in preture, lasciava a lui la somma delle cose nella piccola signoria. Par probabile che morto Paolo, continuasse in un sistema che non talentava a Federico suo nipote; certo è che questi, approfittandosi dello sconvolgimento in cui trovavasi la Marca d'Ancona nel 1375, invase con armati il castello, e lui cacciò di seggio usurpandosi la signoria.

 

 


37 - Pietro
38 - Antonio

 

38 - Antonio

Dopo di aver lottato inutilmente contro il cugino per riacquistare il castello di Staffolo che gli aveva usurpato, vedendo impossibile di vendicarsi da sè medesimo, in specie poi che fu caduto in mano agli Smeducci cedè le sue ragioni al signore di Cingoli. N'ebbe in benemerenza l'officio di potestà a vita in quella città, e lo ritenne infatti fino alla sua morte avvenuta nel 1386.

 

 


35 - Paolo
39 - Federico
40 - Rinaldo

 

39 - Federico

Facendo suo prò dei tumulti che agitavano la Marca di Ancona ribellata a Gregorio XI per opera dei fiorentini, nel 1376, si portò con forte stuolo di armati al castello di Staffolo e ne cacciò lo zio; per la qual cosa fu scomunicato da fra Pietro vescovo di Osimo nell'anno istesso. Ne fu conseguenza una piccola guerra di rappresaglie che non fu troppo favorevole allo spogliato; ma non ne andò liete neppure Federico essendosi dovuto assoggettare a cedere l'acquistato feudo alli Smeducci di Sanseverino, i quali vi si fecero dichiarare viari pontifici nel 1379. Peraltro in progresso di tempo recederono dalle loro pretese, e vennero ad amichevole composizione coi figli di Tanarello. Federico fu in seguito potestà di Macerata nel 1392, e teneva quell'officio quando Bonifazio IX accordò a quel Comune il privilegio della zecca.

40 - Rinaldo

Morto a Todi il dì 1 agosto 1373, sepolto con monumento nel chiostro attiguo alla chiesa di s. Fortunato.

 

 


28 - Ruggero
41 - Giovannuccio
42 - Cimarello

 

41 - Giovannuccio

Nel 1269, il dì 3 di settembre, fu testimone ad un istrumento di procura che le monache di s.a Caterina di Cingoli fecero per la elezione della loro badessa. Questo atto ci rivela ch'era già tornato a Cingoli; ma ben più gravi congetture dobbiamo trarre dal vederlo potestà in patria con Appigliaterra Mainetti nel 1280. Cingoli, siccome ogni altra città e terra d'Italia, era divisa dalle sciagurate fazioni di Chiesa e d'Impero, di guelfi e di ghibellini. Non ci sono note le vicende luttuose che doverono funestare di stragi e di esili questa terra al pari delle altre; i successivi avvenimenti ci fanno conoscere che i Cima erano alla testa dei guelfi, mentre i Mainetti capitanavano i ghibellini. L'anno 1280 fu anno di pace nella più gran parte d'Italia, per opera più specialmente di papa Niccolò III; e pace dovè pure celebrarsi in Cingoli dove, in segno di perdono scambievole, sederono insieme nel supremo maestrato i capi delle due già nemiche fazioni. Giovannuccio fu nell'anno appresso chiamato potestà loro dai pisani, sottomessi al suo scettro dal guelfo conte Ugolino Da Donoratico; ed ebbe l'onore consegnare il suo nome nel libro dei nuovi statuti che s'impose il Comune. Questi nobili offici sostenuti da lui e dai maggiori, e confortati dall'appoggio d'irrecusabili documenti, mostrano apertamente con quanta malafede Orazio Avicenna scrivesse la sua storia di Cingoli; il quale nell'interesse di esaltare i Silvestri, che lo pagavano a tale oggetto, depresse i Cima assegnando ad essi umili e moderni principii, a segno di asserire che Pagnone figlio di questo Giovannuccio era un notaro meschinello, portato avanti e iniziato agl'impieghi da Francesco Silvestri vescovo di Firenze.

Sposato con Verona ···

 

 

 


41 - Giovannuccio  
43 - Ruggero  
44 - Ramberto  
45 - Masio  
46 - Beatrice  
47 - Pagnone  
   
43 - Ruggero Monaco: abate di s. Vittore in Arcione.
   
44 - Ramberto

Fu col fratello Pagnone alla occupazione di Cingoli nel 1308; laonde è rammentato nella condanna per questi fatti proferita da Martino da Fano giudice dei malefizi.

   
45 - Masio Sposato con Contesssa di Traseo
   
46 - Beatrice

Badessa nel monastero di s.a Caterina di Cingoli; morta nel febbraio 1340.

   
47 - Pagnone Vedi Tavola II
   

 

 


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