Al 1068 risale il più antico documento che ricorda il monastero di S.
Vittore. Nel documento, conservato nell'archivio vescovile di Osimo e
riportato sia dal Fanciulli
(1)
sia dal
Compagnoni
(2), si legge di un “D. Stefano abate di S. Vittore in
Arcione o Selva Longa”.
Nel
1155 si ha lo strumento in cui “Carbone di Gozzone Cima degli antichi
e potenti signori di Arcioni e Cervedone e di altri castelli esistenti
nel territorio di Staffolo e altrove, per rogito di Gozzo Notaio di Jesi
donò e concedette all'abbazia di S. Vittore tutti i beni esistenti in
contrada Arcione e Cervedone e particolarmente il castellare di Roberto
con tutte le possessioni”.
Dal documento si deduce che:
1)
il castello era posto in luogo diverso da quello dell'abbazia;
2)
i Cima sono stati per parecchio tempo i signori del
castello;
3)
la donazione suddetta sembra forzata.
L’ultima
asserzione deriva dal fatto che Cingoli, dichiaratosi libero comune
intorno alla metà del XII secolo, volendo consolidare la sua posizione
di libertà, ingaggiò una lotta spietata contro tutti i feudatari
diventati tanti pericoli delle libertà comunali. Alcuni signori
donarono al comune il proprio castello e gli averi, altri donarono tutto
ai monasteri e ai conventi come è avvenuto per il castello di S.
Vittore; entrambe le forme di donazione prevedevano lo smantellamento
della fortezza da parte del comune, per cui si deve credere che così
avvenne anche per il castello di S. Vittore. Infatti,
una pergamena
del 1190 riporta che “alcuni diversi particolari e segnatamente Pietro
abate di S. Vittore promettono ai consoli di abitare entro questa terra,
sottomettersi a quel magistrato, perdonare le ingiurie e le offese e non
consentire che giammai il castello di Arcione sia rimesso in piedi”
(3).
Il
castello fu ricostruito alcuni anni dopo ("Nos Tibertus de
Monspellerio, Stalido et Boccus consules de Arcuni castro…") quando passò sotto il
dominio del Comune di Osimo. In
segno di sottomissione gli abitanti di Arcione dovevano inviare ogni
anno, nel giorno della festa di S. Leopardo in Osimo, la stoffa per il
pallio del valore di tre lire ravennate. La sottomissione durò appena
un anno.
Da una pergamena del 1 maggio 1198,
infatti, si apprende che gli abitanti di Arcione, con a capo un certo
Rolando ed in ultimo l'abate Pietro giurano fedeltà al Comune di
Cingoli cedendogli tutto il territorio.
Nel 1204, come indennizzo della guerra perduta dai
cingolani contro gli osimani, il castello di Arcione sarà di nuovo
ceduto ad Osimo che rimarrà sotto il suo controllo fino alla metà del
XIII secolo.
Nel 1240 Osimo fu punito con la scomunica e
l'interdetto del papa per essersi ribellata alla S. Sede; fu soppressa
la sede vescovile e ammessa alla diocesi di Recanati. Tutti i territori usurpati ritornarono così ai precedenti
proprietari ed è possibile che anche il castello di Arcione tornò
sotto il controllo cingolano.
Sul
finire del 1200 il castello prende direttamente il titolo di S. Vittore
in Arcione. “3 maggio 1277 — Tre pergamene segnate A B C contenenti
l'esame dei testimoni perpetuam memoriam delle ragioni e dei diritti ed
onorificenze dell'abbadia o monastero di S. Vittore di Arzono fatte per
ordine di Berardo del Conte, canonico osimano e commissionario delegato
del sommo Pontefice, da cui risulta che Carvo, figlio di Gozzone,
Berardo e Revertate e
Attolo Fratelli, Affreduccio di Roberto,
figlio di Monspellario, Viviano di Albertutio, Talia, Albertutio di
Mastro, Crispino e Ottaviano figli di Rodolfo già signori del castello
di Arcione e di Cervedone, donarono tutti i loro beni al detto Monastero
di S. Vittore e che lo stesso fece Attone figlio del nominato Revertate,
il quale di più visse e morì come fratello converso nel medesimo
monastero (…) E finalmente apparteneva al monastero di S. Vittore la
chiesa di S. Salvadore fabbricata entro il castello di Arcione…”
(4).
(1)
L.
Fanciulli,
Osservazioni critiche sopra le antichità cristiane di Cingoli, Appendice,
Osimo 1769, p. 681
(2)
P.
Compagnoni,
Memorie istorico-critiche della Chiesa e
de' Vescovi di Osimo, Roma 1783, vol. V, pag. 295
(3)
Regesto dei documenti dell’Archivio Comunale di Cingoli
compilato da G. Vogel nel 1797, Archivio dell’Insigne Collegiata di
Sant’Esuperanzio, Cingoli
(4) Archivio storico comunale,
Osimo, Libro rosso, 1197
Fonte:
A. Pennacchioni, Notizie
storiche su S. Vittore di Cingoli, in “Corriere Cingolano”, Anno
II, n. 5, Cingoli 1967, pp. 7-11