(A. Calvelli, "Archeologia e Calcolatori", 10, 1999, pp. 189-205 )

 

Abstract

The Author illustrates some applications of the Idrisi G.I.S. to the archaeological research he is carrying out in the Cingoli area, a territory having a considerable presence of prehistoric sites. Particularly, he analyses the relationships between the archaeological sites and some landscape features. The archaeological record highlights a considerable concentration of Palaeolithic sites near to the flint outcrops areas (mainly in the inferior Palaeolithic).

A further point of interest is represented by the different middle Palaeolithic sites mean altitude: compared to the inferior Palaeolithic situation, this difference could demonstrate a downwards displacement of settlements. With regard to the Neolithic, Aeneolithic and Bronze Age, the sites location and their close relationships with Musone and Rudielle rivers could suggest the presence of a road running along these rivers and linking two important valleys of the Marche region: the Esino valley, north, and the Potenza valley, south.  

 

 

1. Introduzione

 

La ricerca che qui si presenta descrive i risultati di alcune analisi condotte sui rapporti spaziali fra particolari elementi del paesaggio (vedi al riguardo Moscati 1987, 117-130;  Cambi, Terrenato, 207-242; Gaffney, Ostir, Podobnikar, Stantic 1996) e un gruppo di siti archeologici individuati all’interno del territorio comunale di Cingoli.

 

Dem del territorio cingolano con confini amministrativi e principali località citate nel testo: Moscosi-Palazzo (1), Madonna del Pian de' Conti (2), Avenale-Cerquetana-La Posta (3), Piane Mastro Luca (4), La Mucchia (5), S. Maria del Rango-Lebboreto-Grottaccia (6)  

 

 

Dem del territorio cingolano con tematismo idrografico, con particolare riferimento  ai due principali fiumi: Musone e Rudielle

 

Principali obiettivi delle analisi sono stati la distribuzione altimetrica dei siti, nonché la loro distanza dai corsi d’acqua e dai principali centri di affioramento della selce. Come base cartografica è stato utilizzato materiale digitale (1)  e cartaceo (2) messo a disposizione dal Servizio Urbanistica e Cartografia della Regione Marche. Per quanto concerne invece la cartografia geologica si è fatto uso della Carta geologica d’Italia (foglio 117) del Servizio geologico d’Italia in scala 1:100.000 e della Carta geologica dei dintorni di Cingoli redatta da G. C. Carloni in scala 1:100.000 (Carloni 1964).

Per  la documentazione relativa ai  siti archeologici, le fonti principali sono state la Carta Archeologica di Cingoli, curata da  M. Silvestrini ed E. Percossi, e i dati catalogati nell’Archivio Archeologico della Biblioteca Comunale di Cingoli. Quest’ultimo contiene una grande quantità di informazioni e testimonianze sull'archeologia del territorio cingolano, recuperate solo grazie alla costanza e all’impegno di Paolo Appignanesi (3) e Alessandro Mosca. Iniziate alla fine degli anni Sessanta e protrattesi fino ad oggi, le loro ricerche, oltre a consentire nel 1973 l’allestimento di un Museo Comunale (poi promosso dal 1994 a Museo Statale), hanno fatto affluire nei magazzini del museo moltissimo materiale, impedendone così la sicura distruzione (4).

Negli ultimi anni sono stati localizzati e schedati  altri 35 siti, cui se ne sono di recente aggiunti altri 47 che ho personalmente rinvenuto (5) nelle contrade S. Maria del Rango e Grottaccia. Dal momento che le ricerche non sono state condotte in modo sistematico ed intensivo su tutto il territorio comunale, i dati in nostro possesso indicano una forte concentrazione di siti lungo il fiume Musone e il torrente Rudielle (le zone, per l'appunto, fino a oggi maggiormente esplorate). E’ da tenere presente poi che il territorio cingolano è caratterizzato da una forte copertura vegetale (tipica macchia mediterranea ed essenze proprie della fascia collinare e montana) che condiziona fortemente le ricerche e l’esegesi dei dati raccolti.

Il GIS utilizzato per l’elaborazione dei dati, delle analisi e la realizzazione delle carte digitali è Idrisi for Windows (v. 2.0). Il computer utilizzato è un Pc con processore AMD K5 - 100 Mhz con 32 MB di RAM.

  

2. L’analisi dei dati

 

2.1 Il Paleolitico

Elemento saliente del popolamento preistorico nel Cingolano (6) è la cospicua presenza di siti riferibili al Paleolitico inferiore, con particolare riferimento a quelli rinvenuti in località Piane Mastro Luca. Qui infatti, su alcuni campi arati che già nel 1623 risultano sottoposti a coltura (7), sono stati recuperati numerosissimi reperti. Questi ultimi si distribuiscono sia su ampie superfici sia su aree modeste, all’interno di un’area di affioramento notevolmente estesa. In tutti i siti sono stati raccolti numerosi strumenti su ciottoli, talora prevalenti, e su schegge non ricavate mediante la tecnica Levallois. Molti chopper e chopping-tool trovano facili confronti con quelli  di Monte Poggiolo (Peretto 1992, 354-356, figg. 2-4)  e di Cagnano Varano (Peretto 1992, 121-126, figg. 3-8). Un'industria simile, con prevalenza di ciottoli scheggiati, risulta presente anche nelle località La Mucchia e Madonna del Pian de' Conti. Una limitata quantità di reperti litici proviene dalle località Castellano e Marconessa, mentre resti più consistenti, attribuibili ad una fase più recente del Paleolitico inferiore, sono venuti alla luce nelle località S. Maria del Rango, Lebboreto e Grottaccia (Silvestrini, Pignocchi 1988, 25). Le analisi condotte sono state soprattutto mirate a esplorare la dislocazione dei siti in quota e la loro distanza dalle zone di affioramento della selce.

 


2.1.1 Dislocazione dei siti in quota

Dalla carta di fase del Paleolitico inferiore sembra emergere una certa tendenza dei siti a distribuirsi nella parte meridionale del Comune di Cingoli, e cioè in una zona prevalentemente montagnosa e di alta collina. Dei 16 siti del Paleolitico inferiore soltanto 1 si trova ad una quota inferiore ai 300 m (292 m) mentre 7 si trovano in un intervallo di quota compreso fra 301 e 400 m,  5 tra 501 e 600 m e 3 fra 600 e 720 m (8). La quota media dei siti è pertanto di 474 m s.l.m., il valore più alto rispetto alle medie rilevate per ogni altro periodo.

 

Carta di fase del Paleolitico inferiore

Siti e altimetria

 

 

Il Paleolitico medio è attestato in ben 26 siti situati prevalentemente in zone a debole o nulla acclività e a quote tendenzialmente più basse. Ad eccezione infatti di 4 insediamenti, situati al di sopra dei 500 m, tutti gli altri si distribuiscono al di sotto di tale valore: 7 tra  201 e 300 m, 12 fra 301 e 400 m e 3 tra 401 e 500 m. La media delle quote risulta dunque essere di 369 m. 

 

Carta di fase del Paleolitico medio

Siti e altimetria

 

Per il Paleolitico superiore i dati in nostro possesso sono alquanto scarsi, per il fatto che solo 3 dei siti individuati sono stati attribuiti a questo periodo: in località Rio-Madonna dell’Ospedale (9),  Castel Sant’Angelo-Valle di Magliano  e S.Vittore-Castellano (quota media 380 m).

 


2.1.2. Distanze dai corsi d’acqua

 

L’idrografia cingolana ha i suoi corsi d’acqua principali nel fiume Musone e nel torrente Rudielle, nei quali confluisce una nutrita serie di ruscelli secondari.

Essi, unitamente agli altri di minore importanza, hanno una portata in genere assai limitata, che però aumenta notevolmente durante i periodi piovosi con grande capacità di trasporto, dovuta alla natura litologica dei bacini idrografici.

La fitta diramazione del reticolo idrografico spiega l’esito poco significativo delle analisi sulle distanze che separano i siti del Paleolitico dalle acque perenni. 

  

2.1.3. Geomorfologia e centri di approvvigionamento della selce

A ovest della città di Cingoli si eleva una serie di alture, Monte Nero (665 m), Pian dei Conti (792 m), Cima delle Piane (782 m), Cima Mastro Luca (715 m), Monte di Sant’Angelo (717 m) e Monte Carcatora (771 m), cui è stato attribuito il nome di “ellissoide del Monte Acuto di Cingoli” o “dorsale cingolana”. Le loro cime, fortemente denudate e pressoché pianeggianti, costituiscono vere e proprie paleosuperfici formate da sedimenti depositatisi nel Cretacico superiore-Paleogene (Carloni 1994).  

Distanze dai principali centri di affioramento della selce. L'immagine, ottenuta con il modulo Distance di Idrisi, visualizza anelli concentrici, ciascuno, di circa 800 m di diametro

La sommità pianeggiante della dorsale cingolana testimonia un processo erosivo che aveva livellato i dislivelli creati dalla tettonica mio-pliocenica formando una "superficie di erosione" (Coltorti 1996, 324). 

Studi recenti hanno stabilito che alla fase di spianamento seguì una fase di approfondimento del reticolo idrografico con la formazione di valli a fondo concavo. In base agli studi condotti nell'area di Colfiorito si è appurato che le valli che tagliano la "superficie di erosione" sono più vecchie di 1.100.000 anni e che la superficie di erosione aveva cessato di essere modellata prima del Pleistocene inferiore (Coltorti 1996, 327-328).

Nella Dorsale dei monti di Cingoli la selce risulta particolarmente abbondante nei litotipi calcarei della Maiolica, della Scaglia Bianca e Rossa (località Piane Mastro Luca, Madonna del Pian de' Conti e La Mucchia in special modo: centri di approvvigionamento nn. 4, 2 e 5: Stoico 1998, 24) nei quali si presenta in noduli, liste e strati, di colore nero, grigio e rosso che anche i più superficiali lavori agricoli portano alla luce (10).

A est della dorsale cingolana i fianchi delle valli sono incisi da quattro ordini di terrazzi. Quelli del I e II ordine si trovano a quote variabili, rispettivamente di 40-75 m e 30-50 m sul fondovalle attuale. I terrazzi del III e IV ordine, che sono anche quelli più estesi, si raccordano ai piedi del rilievo di Cingoli in ampi ripiani alluvionali. Hanno quote medie che oscillano rispettivamente tra 20-40 m e 5-10 m rispettivamente, sempre sul fondo attuale. 

La composizione è per lo più ghiaiosa, con prevalenza di frammenti rocciosi della formazione della Scaglia Rossa. Sono proprio le alluvioni di questi ordini a dare origine alle estese pianure di Grottaccia, Lebboreto e S. Maria del Rango (centro di approvvigionamento n. 6) con una abbondante presenza di ciottoli silicei e calcarei (Carloni 1994).

Le ricognizioni topografiche hanno inoltre evidenziato la presenza di selce nei conglomerati messiniani della formazione di Avenale con grossi noduli di selce nera fortemente arrotondati (località Cerquetana-La Posta: centro di approvvigionamento n. 3) e nei terrazzi pleistocenici del I e II ordine in località Moscosi-Palazzo (centro di approvvigionamento n. 1: Stoico 1998, 24).

Per ottenere una suddivisione del territorio che consentisse di valutare la potenzialità dei singoli centri di affioramento è stato impiegato il metodo dei poligoni di Thiessen. In mancanza di uno studio petrografico della selce, che non è mai stato condotto a Cingoli, esso resta l'unico, anche se imperfetto, strumento per poter valutare la potenzialità dei bacini di approvvigionamento.

I poligoni di Thiessen risultano utili per avere un modello teorico della configurazione delle zone di influenza e delle aree di approvvigionamento relative a singole punti. Il paesaggio che si ottiene con questo metodo è infatti un modello ideale ed astratto della realtà; le suddivisioni vengono tracciate come se il territorio fosse perfettamente uguale e omogeneo. I poligoni, visibili come un layer vettoriale nelle figure  6 - 7 - 9 - 11,  sono stati ottenuti con il modulo Thiessen.  

 


(1) Files vettoriali in formato dxf con indicazioni dei confini  amministrativi dei comuni della provincia di Macerata, della carta dell’uso del suolo e delle curve di livello. Alcuni errori di quota presenti nei files relativi a queste ultime sono stati da me corretti, sulla base delle ortofotocarte della Regione Marche in scala 1:10.000. Sia i dati digitali sia i supporti cartacei sono stati concessi dalla Regione Marche nel quadro di una convenzione stipulata con il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Macerata.

(2) Nel dettaglio: ortofotocarte regionali in scala 1:10.000 e 1:25.000; carta topografica regionale (edizione del 1992) in scala 1:25.000, carta del piano paesistico ambientale regionale in scala 1:50.000 (fogli 292, 302); aggiornamento delle tavolette IGM in scala 1:25.000.

(3) Direttore, appunto, della Biblioteca Comunale di Cingoli e Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica per le Marche per il comune di Cingoli.

(4) È proprio sulla base di tali materiali (riferibili a 106 siti) che, nell’ambito del XIX Convegno di Studi Maceratesi (Cingoli, ottobre 1983), venne presentata la Carta Archeologica di Cingoli curata da  M. Silvestrini ed E. Percossi: Percossi, Silvestrini 1986.  Vedi anche Pignocchi 1984; Percossi, Silvestrini 1987, Silvestrini 1991, Silvestrini 1992; Silvestrini 1994; Percossi 1998; Silvestrini , Pignocchi c. s.

(5) Per sito qui si intende “una concentrazione anomala di manufatti rispetto alla dispersione di manufatti erratici che caratterizza molte aree coltivate“: Cambi, Terrenato  1994, 168.

(6) E’ interessante ricordare che lo studioso cingolano, Filippo Raffaelli, al VI° Congresso Internazionale d’Antropologia e di Archeologia Preistoriche, svoltosi a Bruxelles nel 1872, ricordava tra le tante località d’Italia anche la città di Cingoli, come luogo di ritrovamento di “punte di freccia in silice”: Raffaelli  1872,  4-5

(7) In quell’anno il Comune di Cingoli, proprietario di quei terreni, necessitando di ulteriori fondi per la costruzione della chiesa di Santa Maria Assunta in Piazza Vittorio Emanuele II, deliberò di “concedere per qualche tempo le terre, che son sodive et inculte nelle piane tra la casa di mastro Luca e il cerqueto di messer Dario, dalle quali la Comunità hora non ne trae utile né frutto alcuno”:  Raffaelli 1762, 266-267

(8) Il recente rinvenimento, a una quota di 780 m sulla montagna dei Pian de' Conti (792 m), di materiale attribuibile ad una fase pre-levalloisiana (strumenti su scheggia e su ciottolo) conferma ulteriormente la forte e per ora esclusiva presenza di insediamenti del Paleolitico inferiore sulla montagna cingolana. 

(9) Qui un saggio stratigrafico condotto nel 1984 ha permesso l’individuazione di  un livello antropico con abbondante materiale litico riferibile alla fase epigravettiana del Paleolitico superiore: Silvestrini 1984

(10) Fin dal secolo scorso era stata notata la ricchezza di selce nel  territorio cingolano: “ Le montagne di Cingoli ritengono pietre focaie, e gessose, e trovasi il carbon fossile......”: Marocco 1836, 55

 

 


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