La
patera di Parabiago è un grande piatto d'argento del diametro di
circa 39 centimetri e uno spessore di circa 5,1 cm. Rinvenuto a
Parabiago, Milano, nel 1907 e recuperato nel 1931 dalla
Soprintendenza della Lombardia, questo disco di 3,5 kg, che
presenta tracce di doratura, risale alla metà del IV secolo d.C.
Nella composizione che lo adorna è raffigurato il mito di Cibele,
un culto mitraico che si sviluppa a Roma durante il periodo
dell'Alto Impero (I-II sec. d.C.), caratterizzato da profondi
cambiamenti, tra i quali le trasformazioni religiose destinate ad
avere notevoli conseguenze sull'avvenire di Roma.
Il mito di
Cibele, di origine anatolica, è legato al culto della dea madre e
della fertilità. La sua figura rientra del pantheon di quelle
divinità femminili definite Grandi Madri, per le quali risulta
assai difficile ricostruire le caratteristiche individuali a causa
del sovrapporsi di diverse tradizioni tra regione e regione.
Dall'Anatolia il culto di Cibele si estese dapprima tra le città
greche dell'Asia Minore, poi nella Grecia e infine a Roma.
Importanti santuari le erano dedicati in diverse località ma il
più rilevante rimane senz'altro quello presso Pessinunte, in
Frigia, dove era conservato un simulacro della dea sotto forma di
una semplice pietra grezza che, secondo la tradizione, doveva
essere di origine meteoritica. Il simulacro venne portato a Roma
nel 204 a.C. per scongiurare il pericolo rappresentato dalla
discesa di Annibale.
Sotto l'imperatore Claudio il culto conobbe
il suo periodo di massima espansione e fu corredato di rituali ben
definiti e riconosciuto nell'ambito della religione di stato. A
Roma per le sue caratteristiche di culto orgiastico, legato al
tema della follia, della morte e della resurrezione, ha sempre
assunto carattere misterico, gestito da sacerdoti evirati. Ebbe
largo seguito nella classi sociali inferiori, ma decadde
definitivamente verso la fine del IV secolo d.C., nonostante gli
sforzi dei pensatori neoplatonici per una sua ripresa e rilettura
in chiave filosofica (in quanto nel tema della morte e della
resurrezione vedevano il paragone con l'eterno divenire
dell'Universo). La decadenza del culto di Cibele non fu frenata
neppure dal grande favore che incontrò durante e dopo il regno di
Giuliano l'Apostata, nella seconda metà del IV sec. d.C., presso
l'aristocrazia romana, che tentava di recuperare i valori
classicheggianti del Paganesimo, in opposizione al nascente
Cristianesimo.
Durante l'anno, in onore di Cibele, venivano
organizzate a Roma due feste le Megalesie, nei periodi dal
15 al 17 marzo e dal 4 al 10 aprile. Queste feste avevano un
carattere propiziatorio per le attività agricole e avvenivano con
sacrifici di tori e montoni. Il
mito illustrato nella Patera ci dà la possibilità di introdurre alcuni aspetti importanti dell'astronomia
romana, come la ripartizione delle stagioni e l'esistenza di un calendario agricolo che affiancava quello civile e
formale.
Nella Patera, infatti, si possono distinguere quattro figure principali: Cibele affiancata da Attis sul carro
trainato da leoni e scortato dai Coribanti, la dea Tellus (antica divinità della Terra) affiancata dalle allegorie delle
quattro stagioni, il giovane Aion e la Volta celeste.
Il calendario civile
romano, era un calendario di tipo lunisolare a cui andavano
aggiunti dei giorni
(detti intercalari) per
mantenerlo in fase
con l'anno solare tropico. Il suo limite
principale era rappresentato dalla
gestione che ne
veniva fatta. Oltre
ad avere un'imprecisione di fondo, come
tutti i calendari luni
solari, era gestito dai
pontefici che spesso
usavano l'intercalazione per favorire
più o meno politicamente i diversi personaggi di spicco a
Roma.
Questo insensato
utilizzo portò l'anno civile, prima della riforma giuliana del 46 a.C., a
differire di circa tre mesi, rispetto all'anno solare tropico. Ma i cittadini romani avevano bisogno di una gestione del tempo
stabile che permettesse loro di organizzare i lavori agricoli durante
le varie stagioni. Una
simile stabilità era possibile solo usando l'anno siderale e quindi le
levate e i tramonti eliaci o acronici delle stelle. Molti autori latini
sottolinearono l'utilità dell'osservazione del cielo: ricordiamo Virgilio
nelle Georgiche, Germanico nella sua traduzione dei Fenomeni di
Arato, Plinio il Vecchio
nell'Historia Naturalis e
Cicerone nel De Natura. I Romani, come del resto già
avevano fatto i Greci, utilizzavano
calendari incisi su lastre di pietra
ed esposti nelle strade (parapegmes) che riportavano le indicazioni relative alla posizione
zodiacale del Sole, le fasi stellari e gli
eventi meteorologici. Solo dopo
il 46 a.C. quando entrò in vigore
il calendario giuliano - voluto da
Giulio Cesare e sviluppato dall'astronomo alessandrino Sosigene -
iniziò il declino dei parapegmes
astronomici: anche nelle Opere
del Palladio (IV sec. d.C.) sull'agronomia non vengono citati.
Ciò che contribuì alla loro sopravvivenza fu invece l'utilizzo che continuarono a
farne i poeti e i filosofi come gli Stoici che, nei loro
trattati, difendevano l'idea di una interdipendenza tra
tutti gli elementi dell'Universo.
Accanto al calendario civile
romano esisteva anche una
scansione dell'anno nella quale gli eventi astronomici erano i riferimenti
temporali più naturali per lo svolgimento di determinate attività della
vita quotidiana, come per
esempio l'inizio dell'aratura, il riparo del bestiame dal
maltempo, la raccolta dell'uva, ecc.
L'esistenza di questo
calendario legato ai fenomeni stellari portò i romani a suddividere l'anno
in 8 parti. Gli Equinozi e i Solstizi non indicavano l'inizio
delle stagioni ma il periodo centrale. L'inizio dell'estate
coincideva invece con il levare eliaco delle Pleiadi in maggio, quello dell'autunno con il tramonto
acronico della Lira. L'inizio dell'inverno coincideva con il
tramonto acronico delle Pleiadi in novembre, mentre l'inizio della
primavera con un fenomeno metereologico: il primo soffio dello
Zeffiro o Favonio, un vento dolce che proveniva da Ovest e che iniziava a farsi sentire
intorno al 7-9 di febbraio
come ci spiega Ovidio nei Fastes.
Il calendario agricolo, come abbiamo accennato,
riportava anche alcune indicazioni meteorologiche: i
Romani infatti associavano alle stelle o alle costellazione anche talune annotazioni relative ai fenomeni
atmosferici. Quando, per esempio, l'asterismo
dell'Auriga levava al tramonto nei giorni prossimi all'Equinozio di autunno o quando tramontava
all'alba in dicembre, era presagio di pioggia e uragani. Con
il suo tramonto acronico in novembre, il gigante Orione
annunciava un periodo di pioggia, come
Virgilio afferma ripetutamente nell'Eneide.
Le Pleiadi rivestivano un ruolo meteorologico duplice
e totalmente opposto. Come abbiamo accennato, da
una parte il loro sorgere eliaco in maggio annunciava
la bella stagione e la ripresa della navigazione, mentre il loro tramonto
acronico in novembre indicava l'inizio dell'inverno. Inoltre, se il tramonto avveniva
in una condizione di tempo nuvoloso,
l'inverno sarebbe stato piovoso, se invece era sereno l'inverno sarebbe stato
rigido.
Come ci ricorda Plinio il Vecchio, i
fenomeni eliaci delle Pleiadi avevano un
ruolo molto importante nell'astronomia
romana poiché dividevano l'anno esattamente in due semestri uguali. Del resto non è certo un caso che le Pleiadi
siano state un asterismo tra i più studiati
e utilizzati nel mondo antico.
Nel corso dell'estate, come ci riporta lo
stesso Plinio, il Cane Maggiore era la
costellazione che faceva sentire sulla
Terra gli effetti più deleteri. Con la sua
levata eliaca intorno alla seconda metà di
luglio, l'asterismo del Cane Maggiore -
con Sirio come stella principale - indicava l'inizio dei giorni caldi canicolari, cioè
quelli in cui la vegetazione si seccava.
L'estate aveva una fine indicata dal tramonto acronico della Lira intorno a
metà agosto.
Ma non erano solo le configurazioni
astrali a influenzare il tempo meteorologico. Anche i pianeti facevano la loro
parte: la rivoluzione e la retrogradazione
planetarie causavano, nei diversi giorni
dell'anno, il freddo, la pioggia e altre
intemperie. Secondo Cicerone, l'interpretazione dei pianeti e delle loro influenze
sul tempo furono ereditate dai Caldei, ma più probabilmente i pronostici erano legati
all'osservazione del Sole e della Luna. Il sorgere della Luna in prossimità dell'orizzonte, quando era ben visibile
perché l'atmosfera era tersa, indicava un inequivocabile
segno di bei tempo nei giorni successivi.
Ovviamente questi legami tra stelle, pianeti e condizioni
atmosferiche non sono scientificamente fondati, ma
per gli uomini antichi la correlazione tra diversi fenomeni era una prova più che significativa del rapporto
di causa ed effetto.
Un altro aspetto astronomico importante che viene
messo in evidenza dalla rappresentazione sulla Patera è
l'immagine del giovane imberbe raffigurato dentro l'ellisse zodiacale
Con la mano sinistra
impugna lo scettro, con la destra si appoggia allo zodiaco, nel
tratto di passaggio dal segno dell'Ariete a quello del Toro,
incisi lungo la circonferenza esterna della ruota assieme ai segno
dei Gemelli, del Cancro, del Leone e della Vergine. Questa figura
è generalmente interpretata come Aion, il Tempo umano contrapposto al tempo ciclico
Chronos.
Aion è sicuramente una divinità cosmica e solare
che presiede alla rotazione delle sfere celesti e
regola l'avvicendarsi delle
stagioni. Egli è il dio frugifero che tramite il suo movimento eternamente uguale ma, allo stesso tempo,
ciclicamente rinnovante, garantisce all'umanità prosperità e
abbondanza di messi.
Alla destra di Aion, in prossimità del bordo del disco, si eleva un obelisco
attorno a cui si avvolgono le spire di un grosso serpente. Il serpente è un noto
simbolo del Tempo che muta all'interno
di un processo ciclico eternamente ricorrente. Questa figura ci riporta ancora alla
suddivisione delle stagioni presso i Romani
e ci offre lo spunto per accennare a come
veniva gestito a Roma il passare
delle ore durante il giorno e la notte.
I Romani, come del resto i Greci e i Caldei,
avevano diviso la giornata in 24 ore: 12 per
il dì e 12 per la notte. Questa suddivisione si
manteneva nell'arco dell'intero anno e dunque comportava ore di durata ineguale nelle
diverse stagioni, che oscillava da un massimo di 75 minuti e 30 secondi in estate a un
minimo di 44 minuti e 30 secondi nel corso dell'inverno. Solo in corrispondenza degli
equinozi la durata delle ore dei Romani corrisponde alla durata delle ore moderne.
Durante il giorno venivano usati dei congegni come clessidre e meridiane solari
mentre per la notte le ore venivano misurate
osservando il sorgere e il tramontare delle
costellazioni zodiacali. Le costellazioni
zodiacali infatti si levano ciascuna ogni due
ore circa. Diversi autori citano l'importanza
dell'osservazione di queste costellazioni per
misurare le ore durante la notte. A titolo
d'esempio citiamo un passaggio di Igino il
Cromatico (Astronomica, II d.C.) che consacra il sorgere della Vergine: "La Vergine al
suo sorgere non manca di fare sparire molte
costellazioni. Tramontano la Lyra, con la
Freccia e il Delfino, il corpo del Cigno di cui
tramonta prima la testa e poi la coda...".
Più tardi, con l'influenza degli astrologi -
ricordiamo che in quegli anni la commistione tra astronomia e
astrologia era naturale - fu raggiunta una maggior precisione. Viene messo in
risalto come a causa dell'obliquità dell'eclittica, certi segni zodiacali (Cancro, Sagittario
e soprattutto Vergine e Bilancia) siano lenti a sorgere e veloci a tramontare, mentre altri segni si comportano
inversamente.
Nell'opera di Manilio (I sec. a.C. - I sec. d.C.) e successivamente in quella di Marziano Capella (V sec.
d.C.) troviamo riportate tabelle in cui sono indicate le ore
necessarie al sorgere e al tramontare di ogni costellazione.
Sull'ellisse zodiacale della Patera sono illustrate solo
costellazioni estive-primaverili. Probabilmente questo
dipende più da una scelta di prospettiva dell'incisione che da una specifica scelta per la
rappresentazione. Infatti, in una raffigurazione di Aion conservata a Modena alla
Galleria degli Estensi, sono incisi tutti i
segni zodiacali e ai quattro lati i punti cardinali identificati con i Venti.
Alcuni ritengono però che la scelta di indicare quel gruppo di costellazioni dipenda
dall'identificazione che veniva fatta tra la
divinità Cibele e l'asterismo della Vergine.
Ricordiamo infatti, che spesso nelle fonti la
costellazione della Vergine era identificata
con Atena o Demetra, due delle grandi
divinità dell'Olimpo greco, dee della terra
protettrici dell'agricoltura. Se con un
moderno programma di simulazioni riproduciamo il cielo visibile nell'Età Imperiale
durante le due feste in onore di Cibele,
notiamo la presenza della Vergine.
La prima festa si svolgeva in marzo, intorno
all'equinozio di primavera: mentre il Sole
sorgeva ad est nella costellazione dei Pesci, la Vergine tramontava ad ovest, così
quando alla sera il Sole tramontava, la
Vergine sorgeva. La situazione si ribaltava
all'equinozio d'autunno quando al sorgere
del Sole nella Vergine, i Pesci tramontavano. Per questo motivo
la Vergine, con la sua stella principale Spica, indicava la
fine dell'estate e l'inizio del mese di settembre, legato alla
vendemmia. Il legame era talmente forte che il nome
romano della Vergine era appunto Vindemiatrix.
L'altra festa, invece, era celebrata ai primi del mese di
Aprile. In quel periodo la Vergine tramontava mentre
andava in levata eliaca la costellazione dell'Auriga con Capella. A tal proposito ricordiamo come Capella venisse
usata anche dalle altre popolazioni, in particolare presso i Celti indicava la festa di Imbolc che segnava l'inizio della stagione primaverile e la ripresa delle attività agricole.
Nella Patera vi è, infine, la rappresentazione della Volta
Celeste: il Sol radiato ascende sulla quadriga preceduto dal
genio della luce Phosphoros, mentre a destra Luna dirige
verso il basso la corsa della biga tirata da due tori, davanti
alla quale vola il genio delle tenebre Hesperos, contraddistinto appunto dalla fiaccola abbassata.
Le due divinità descrivono una traiettoria parabolica che
rappresenta la curvatura della Volta Celeste. Con Espero
era rappresentata la stella della sera mentre con Eosforo
era indicata la stella del mattino, letteralmente dal greco
"Fiaccola dell'Aurora" e per i Romani, Lucifero.
Astronomicamente l'astro che appare prima la sera dopo
il tramonto del Sole e che scompare per ultimo nei bagliori dell'alba in diversi momenti dell'anno è il pianeta
Venere.
Dal punto di vista astronomico, Venere è un pianeta inferiore in quanto descrive un'orbita più vicina al Sole
rispetto a quella della Terra. Per questo motivo il suo moto
apparente sulla volta celeste,
mostra un comportamento decisamente originale e inspiegabile per le culture antiche.
Vediamo di seguire Venere attraverso il suo ciclo completo intorno
al Sole incominciando da quando è visibile come astro del
mattino. Venere anticipa ogni giorno il sorgere del Sole e, se
osservati dalla Terra, entrambi si muovono sull'eclittica: il Sole
verso est e Venere verso ovest. In questo modo Venere resta
visibile sempre più a lungo nel cielo mattutino, per un periodo
totale di circa 9 mesi (263 giorni). A questo punto Venere inizia
a retrocedere dirigendosi verso est e riavvicinandosi al Sole
(fino a circa 10° est in distanza angolare) al punto di rimanere
invisibile immerso nei bagliori solari.
Quindi, Venere scompare dal
cielo per circa 50 giorni mentre transita dietro al Sole, poi
ridiventa visibile nel cielo notturno dopo il tramonto per
altri 9 mesi nei quali la sua luminosità cresce fino a raggiungere il massimo splendore verso la fine del periodo di
visibilità. Una volta svanito dal cielo occidentale nel crepuscolo serale, il pianeta Venere ricompare circa 8 giorni
dopo nel cielo mattutino prima del levare del Sole e ricomincia il ciclo. Venere completa il ciclo in poco meno di
20 dei nostri mesi, circa 584 giorni.
Ricordiamo che il pianeta Venere ebbe un significato
molto diverso per numerose culture antiche, come per le
popolazione precolombiane che avevano costruito il loro
calendario sul ciclo di questo pianeta.
Dall'analisi della raffigurazione del mito di Cibele incisa
sulla Patera, possiamo avere sicuramente la conferma che,
per i Romani, l'astronomia giocava un ruolo importante.
La loro mentalità era indubbiamente rivolta verso nozioni
concrete e alle loro applicazioni pratiche piuttosto che
verso l'astrazione matematica e alle speculazioni scientifiche disinteressate. Questo emerge chiaramente dall'impiego e dalla
struttura del calendario agricolo che, anche se corretto e ben funzionante, usando una terminologia moderna,
sembra opera più di un osservatore dilettante che di un astronomo professionista.
Calendario
agricolo romano astro-meteorologico
Date |
Fenomeni
astronomici |
Meteorologia |
Vita
rurale |
25
XII |
solstizio
d'inverno |
piogge,
tempeste |
piantumazione
dei ciliegi |
25-31
XII |
tramonto
eliaco dell'Acquario |
. |
lavori per la festa |
30
XII |
sorgere
acronico di Sirio |
. |
. |
29-30
XII |
tramonto
eliaco dell'Aquila |
. |
. |
27
XII-9 I |
sorgere
eliaco del Delfino |
. |
. |
3-7
I |
tramonto
acronico del Cancro |
. |
. |
16
I |
entrata
del Sole nell'Acquario |
. |
. |
16
I-20 II |
tramonto
acronico del Leone |
. |
. |
18
I-5 II |
levata
eliaca dell'Acquario |
. |
. |
22
I-4 II |
tramonto
eliaco della Lira |
piogge,
tempeste |
. |
24
I |
tramonto
eliaco della Balena |
. |
. |
30
I-3 II |
tramonto
eliaco del Delfino |
. |
piantumazione
rose e vigneti; pulizia dei fossati |
8
II |
. |
inizio
della primavera (Favonio) |
. |
11-25
II |
levata
acronica del Bifolco |
. |
piantumazione
peri e altri alberi da frutto |
13
II |
tramonto
eliaco della Freccia |
tempo
incerto |
taglio
della vigna |
14
II |
levata
acronica del Corvo dell'Idra e della Coppa |
tempo
incerto |
sarchiatura;
scavare fossati |
15
II |
entrata
del Sole nel segno dei Pesci |
tempo
incerto |
. |
22
II |
... |
. |
comparsa
delle rondini |
2-5
III |
levata
acronica di Spica |
. |
. |
7
III |
levata
eliaca di Pegaso |
. |
. |
8
III |
levata
acronica della Corona |
. |
. |
4-13
III |
levata
eliaca dei Pesci |
. |
. |
15
III-6 V |
tramonto
acronico dello Scorpione |
tempeste |
. |
17
III |
entrata
del Sole nell'Ariete |
tempeste |
. |
17-20
III |
. |
. |
comparsa
del nibbio |
21
III |
tramonto
eliaco del Pegaso |
. |
. |
23
III-25 IV |
levata
eliaca dell'Ariete |
. |
. |
25
III |
equinozio
di primavera |
. |
irrigazione
da vicino |
2-6
IV |
tramonto
eliaco delle Pleiadi |
. |
. |
8-13
IV |
tramonto
acronico della Bilancia |
piogge |
. |
9
IV-22 V |
tramonto
eliaco di Orione |
. |
. |
12-20
IV |
tramonto
eliaco delle Iadi |
piogge |
. |
17
IV |
entrata
del Sole nel Toro |
. |
. |
23
IV-13 V |
levata
acronica della Lira |
. |
accoppiamento
dei bovini |
25-30
IV |
tramonto
eliaco del Cane |
. |
semina
panico e miglio |
29
IV-8 V |
levata
eliaca della Capra |
bel
tempo |
fine
della semina tradiva |
22
IV-11 V |
levata
eliaca delle Pleiadi |
navigazione
favorevole, pesca del tonno |
produzione
del formaggio, prima raccolta del miele, germinazione della
vigna e dell'ulivo |
3
V |
levata
acronica del Centauro |
. |
. |
10
V |
. |
inizio
dell'estate |
. |
11
V-7 VI |
tramonto
acronico del Bifolco |
. |
accoppiamento
delle pecore |
19
V |
entrata
del Sole nei Gemelli |
. |
. |
21
V-15 VI |
levata
eliaca delle Iadi |
piogge |
. |
25
V-2 VI |
levata
acronica dell'Aquila |
. |
fienagione |
10-17
VI |
levata
acronica del Delfino |
. |
. |
15
VI-6 VII |
levata
eliaca di Orione |
temporali |
. |
19
VI |
entrata
del Sole nel Cancro |
. |
. |
21
VI |
tramonto
eliaco di Ofiuco |
. |
. |
25
VI |
solstizio
d'estate |
. |
raccolto |
4
VII |
tramonto
acronico della Corona |
. |
. |
6
VII |
levata
eliaca del Cancro |
. |
. |
8
VII |
tramonto
acronico del Capricorno |
. |
. |
9
VII |
levata
acronica di Cefeo |
. |
. |
15
VII |
levata
eliaca di Procione |
. |
. |
18-26
VII |
levata
eliaca del Cane |
caldo |
. |
20
VII |
entrata
del Sole nel Leone |
caldo |
. |
20-30
VII |
tramonto
acronico dell'Aquila |
. |
fine
dell'accoppiamento delle pecore |
27
VII-7 VIII |
tramonto
acronico dell'Acquario |
. |
. |
29
VII |
levata
eliaca di Regolo |
. |
. |
12-14
VIII |
tramonto
acronico del Delfino |
tempeste |
. |
11-23
VIII |
tramonto
acronico della Lira |
inizio
dell'autunno |
semina
del foraggio |
20
VIII |
entrata
del Sole nella Vergine |
. |
semina
delle rape e del ravizzone |
27
VIII-5 IX |
levata
eliaca di Spica |
. |
vendemmia |
31
VIII |
levata
acronica di Andromeda |
. |
. |
1-21
IX |
tramonto
acronico dei Pesci |
. |
. |
4-5
IX |
tramonto
acronico della Freccia |
. |
. |
7-9
IX |
sorgere
acronico della Capra |
piogge |
. |
5-17
IX |
sorgere
eliaco del Bifolco |
tempeste,
temporali, grandine |
aratura
della terra secca; raccolta miele; terza germinazione degli
alberi |
12-20
IX |
. |
. |
partenza
delle rondini |
13
IX |
sorgere
acronico della Balena |
tempeste |
. |
18
IX-6 X |
levata
eliaca di Spica |
. |
. |
19
IX |
levata
eliaca della Coppa |
. |
. |
19
IX |
entrata
del Sole nella Bilancia |
. |
aratura;
semina dell'orzo |
21
IX-6 X |
tramonto
acronico dell'Ariete |
. |
. |
24-26
IX |
equinozio
d'autunno |
. |
. |
27
IX-6 X |
sorgere
acronico dei Capretti |
piogge,
temporali, tempeste |
. |
23
IX-25 X |
sorgere
eliaco del Centauro |
. |
. |
4-15
X |
sorgere
eliaco della Corona |
pioggia |
semina
delle fave |
10
X |
levata
acornica delle Pleiadi |
. |
. |
15-16
X |
sorgere
acronico delle Iadi |
. |
. |
19
X |
entrata
del Sole nello Scorpione |
. |
. |
22
X-20 XI |
tramonto
acronico del Toro |
. |
. |
26
X-13 XI |
levata
eliaca dello Scorpione |
. |
. |
30-31
XI |
tramonto
acronico di Cassiopea |
piogge,
tempeste |
. |
28
X-13 XI |
tramonto
acronico delle Pleiadi |
navigazione
pericolosa |
aratura;
raccolta miele; semina lina, grano e papavero |
29
X-2 XI |
tramonto
eliaco del Bifolco |
temporali |
semina
dei legumi e taglio della legna |
30
X-16 XI |
levata
eliaca della Lira |
piogge |
. |
7
XI-6 XII |
tramonto
acronico di Orione |
tempeste |
. |
9
XI |
sorgere
eliaco di Antares |
. |
. |
10
XI |
. |
inizio
dell'inverno |
bruciare
gli alberi |
18
XI |
entrata
del Sole nel Sagittario |
. |
. |
18
XI |
levata
acronica di Orione |
. |
. |
22
XI |
tramonto
acronico della Lepre |
. |
. |
25
XI |
tramonto
acronico di Sirio |
. |
. |
25-29
XI |
tramonto
eliaco della Corona |
tempo
incerto |
semina
del grano |
6
XII |
sorgere
eliaco del Sagittario |
. |
. |
7-20
XII |
levata
eliaca dell'Aquila |
tempeste,
temporali, piogge forti |
quarta
germinazione alberi, taglio della vigna |
17
XII |
entrata
del Sole nel Capricorno |
. |
. |
11-23
XII |
tramonto
acronico della Capra e dei Capretti |
pioggia,
tempeste |
. |
Scheda
autore
Silvia
Cernuti. Laureata in Fisica con indirizzo
astrofisico svolge le sue ricerche presso
l'Osservatorio Astronomico di Brera per il quale sta
sviluppando un manuale sulle tecniche moderne di
analisi di siti di interesse archeoastronomico e con
l'Istituto di Storia della
Fisica (Milano) per il quale ha realizzato un
ipertesto nel sito WEB "Coelum et Terra". Collabora con
l'Ecole des Haute
Etudes Celtiques di Parigi ed è autrice insieme a
A. Gaspani del libro L'Astronomia dei Celti. Svolge
un'intensa attività divulgativa sia in Italia che
all'estero. |
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|
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Sommario |
L'astronomia
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