La Patera di Parabiago e i calendari romani

di Silvia Cernuti

l'Astronomia n. 237 (dicembre 2022) pp. 44-52

 

La patera di Parabiago è un grande piatto d'argento del diametro di circa 39 centimetri e uno spessore di circa 5,1 cm. Rinvenuto a Parabiago, Milano, nel 1907 e recuperato nel 1931 dalla Soprintendenza della Lombardia, questo disco di 3,5 kg, che presenta tracce di doratura, risale alla metà del IV secolo d.C. Nella composizione che lo adorna è raffigurato il mito di Cibele, un culto mitraico che si sviluppa a Roma durante il periodo dell'Alto Impero (I-II sec. d.C.), caratterizzato da profondi cambiamenti, tra i quali le trasformazioni religiose destinate ad avere notevoli conseguenze sull'avvenire di Roma. 

Il mito di Cibele, di origine anatolica, è legato al culto della dea madre e della fertilità. La sua figura rientra del pantheon di quelle divinità femminili definite Grandi Madri, per le quali risulta assai difficile ricostruire le caratteristiche individuali a causa del sovrapporsi di diverse tradizioni tra regione e regione. 

Dall'Anatolia il culto di Cibele si estese dapprima tra le città greche dell'Asia Minore, poi nella Grecia e infine a Roma. Importanti santuari le erano dedicati in diverse località ma il più rilevante rimane senz'altro quello presso Pessinunte, in Frigia, dove era conservato un simulacro della dea sotto forma di una semplice pietra grezza che, secondo la tradizione, doveva essere di origine meteoritica. Il simulacro venne portato a Roma nel 204 a.C. per scongiurare il pericolo rappresentato dalla discesa di Annibale.

Sotto l'imperatore Claudio il culto conobbe il suo periodo di massima espansione e fu corredato di rituali ben definiti e riconosciuto nell'ambito della religione di stato. A Roma per le sue caratteristiche di culto orgiastico, legato al tema della follia, della morte e della resurrezione, ha sempre assunto carattere misterico, gestito da sacerdoti evirati. Ebbe largo seguito nella classi sociali inferiori, ma decadde definitivamente verso la fine del IV secolo d.C., nonostante gli sforzi dei pensatori neoplatonici per una sua ripresa e rilettura in chiave filosofica (in quanto nel tema della morte e della resurrezione vedevano il paragone con l'eterno divenire dell'Universo). La decadenza del culto di Cibele non fu frenata neppure dal grande favore che incontrò durante e dopo il regno di Giuliano l'Apostata, nella seconda metà del IV sec. d.C., presso l'aristocrazia romana, che tentava di recuperare i valori classicheggianti del Paganesimo, in opposizione al nascente Cristianesimo. 

Durante l'anno, in onore di Cibele, venivano organizzate a Roma due feste le Megalesie, nei periodi dal 15 al 17 marzo e dal 4 al 10 aprile. Queste feste avevano un carattere propiziatorio per le attività agricole e avvenivano con sacrifici di tori e montoni. Il mito illustrato nella Patera ci dà la possibilità di introdurre alcuni aspetti importanti dell'astronomia romana, come la ripartizione delle stagioni e l'esistenza di un calendario agricolo che affiancava quello civile e formale. Nella Patera, infatti, si possono distinguere quattro figure principali: Cibele affiancata da Attis sul carro trainato da leoni e scortato dai Coribanti, la dea Tellus (antica divinità della Terra) affiancata dalle allegorie delle quattro stagioni, il giovane Aion e la Volta celeste. 

Il calendario civile romano, era un calendario di tipo lunisolare a cui andavano aggiunti dei giorni (detti intercalari) per mantenerlo in fase con l'anno solare tropico. Il suo limite principale era rappresentato dalla gestione che ne veniva fatta. Oltre ad avere un'imprecisione di fondo, come tutti i calendari luni solari, era gestito dai pontefici che spesso usavano l'intercalazione per favorire
più o meno politicamente i diversi personaggi di spicco a Roma. 

Questo insensato utilizzo portò l'anno civile, prima della riforma giuliana del 46 a.C., a differire di circa tre mesi, rispetto all'anno solare tropico. Ma i cittadini romani avevano bisogno di una gestione del tempo stabile che permettesse loro di organizzare i lavori agricoli durante le varie stagioni. Una simile stabilità era possibile solo usando l'anno siderale e quindi le levate e i tramonti eliaci o acronici delle stelle. Molti autori latini sottolinearono l'utilità dell'osservazione del cielo: ricordiamo Virgilio nelle Georgiche, Germanico nella sua traduzione dei Fenomeni di Arato, Plinio il Vecchio nell'Historia Naturalis e Cicerone nel De Natura. I Romani, come del resto già avevano fatto i Greci, utilizzavano calendari incisi su lastre di pietra ed esposti nelle strade (parapegmes) che riportavano le indicazioni relative alla posizione zodiacale del Sole, le fasi stellari e gli eventi meteorologici. Solo dopo il 46 a.C. quando entrò in vigore il calendario giuliano - voluto da Giulio Cesare e sviluppato dall'astronomo alessandrino Sosigene - iniziò il declino dei parapegmes astronomici: anche nelle Opere del Palladio (IV sec. d.C.) sull'agronomia non vengono citati. Ciò che contribuì alla loro sopravvivenza fu invece l'utilizzo che continuarono a farne i poeti e i filosofi come gli Stoici che, nei loro trattati, difendevano l'idea di una interdipendenza tra tutti gli elementi dell'Universo.

Accanto al calendario civile romano esisteva anche una scansione dell'anno nella quale gli eventi astronomici erano i riferimenti temporali più naturali per lo svolgimento di determinate attività della vita quotidiana, come per esempio l'inizio dell'aratura, il riparo del bestiame dal maltempo, la raccolta dell'uva, ecc. 

L'esistenza di questo calendario legato ai fenomeni stellari portò i romani a suddividere l'anno in 8 parti. Gli Equinozi e i Solstizi non indicavano l'inizio delle stagioni ma il periodo centrale. L'inizio dell'estate coincideva invece con il levare eliaco delle Pleiadi in maggio, quello dell'autunno con il tramonto acronico della Lira. L'inizio dell'inverno coincideva con il tramonto acronico delle Pleiadi in novembre, mentre l'inizio della primavera con un fenomeno metereologico: il primo soffio dello Zeffiro o Favonio, un vento dolce che proveniva da Ovest e che iniziava a farsi sentire intorno al 7-9 di febbraio come ci spiega Ovidio nei Fastes

Il calendario agricolo, come abbiamo accennato, riportava anche alcune indicazioni meteorologiche: i Romani infatti associavano alle stelle o alle costellazione anche talune annotazioni relative ai fenomeni atmosferici. Quando, per esempio, l'asterismo dell'Auriga levava al tramonto nei giorni prossimi all'Equinozio di autunno o quando tramontava all'alba in dicembre, era presagio di pioggia e uragani. Con il suo tramonto acronico in novembre, il gigante Orione annunciava un periodo di pioggia, come Virgilio afferma ripetutamente nell'Eneide

Le Pleiadi rivestivano un ruolo meteorologico duplice e totalmente opposto. Come abbiamo accennato, da una parte il loro sorgere eliaco in maggio annunciava la bella stagione e la ripresa della navigazione, mentre il loro tramonto acronico in novembre indicava l'inizio dell'inverno. Inoltre, se il tramonto avveniva in una condizione di tempo nuvoloso, l'inverno sarebbe stato piovoso, se invece era sereno l'inverno sarebbe stato rigido. 

Come ci ricorda Plinio il Vecchio, i fenomeni eliaci delle Pleiadi avevano un ruolo molto importante nell'astronomia romana poiché dividevano l'anno esattamente in due semestri uguali. Del resto non è certo un caso che le Pleiadi siano state un asterismo tra i più studiati e utilizzati nel mondo antico. 

Nel corso dell'estate, come ci riporta lo stesso Plinio, il Cane Maggiore era la costellazione che faceva sentire sulla Terra gli effetti più deleteri. Con la sua levata eliaca intorno alla seconda metà di luglio, l'asterismo del Cane Maggiore - con Sirio come stella principale - indicava l'inizio dei giorni caldi canicolari, cioè quelli in cui la vegetazione si seccava. L'estate aveva una fine indicata dal tramonto acronico della Lira intorno a metà agosto.

Ma non erano solo le configurazioni astrali a influenzare il tempo meteorologico. Anche i pianeti facevano la loro parte: la rivoluzione e la retrogradazione planetarie causavano, nei diversi giorni dell'anno, il freddo, la pioggia e altre intemperie. Secondo Cicerone, l'interpretazione dei pianeti e delle loro influenze sul tempo furono ereditate dai Caldei, ma più probabilmente i pronostici erano legati all'osservazione del Sole e della Luna. Il sorgere della Luna in prossimità dell'orizzonte, quando era ben visibile perché l'atmosfera era tersa, indicava un inequivocabile segno di bei tempo nei giorni successivi. 

Ovviamente questi legami tra stelle, pianeti e condizioni atmosferiche non sono scientificamente fondati, ma per gli uomini antichi la correlazione tra diversi fenomeni era una prova più che significativa del rapporto di causa ed effetto.

Un altro aspetto astronomico importante che viene messo in evidenza dalla rappresentazione sulla Patera è l'immagine del giovane imberbe raffigurato dentro l'ellisse zodiacale  Con la mano sinistra impugna lo scettro, con la destra si appoggia allo zodiaco, nel tratto di passaggio dal segno dell'Ariete a quello del Toro, incisi lungo la circonferenza esterna della ruota assieme ai segno dei Gemelli, del Cancro, del Leone e della Vergine. Questa figura è generalmente interpretata come Aion, il Tempo umano contrapposto al tempo ciclico Chronos. 

Aion è sicuramente una divinità cosmica e solare che presiede alla rotazione delle sfere celesti e regola l'avvicendarsi delle stagioni. Egli è il dio frugifero che tramite il suo movimento eternamente uguale ma, allo stesso tempo, ciclicamente rinnovante, garantisce all'umanità prosperità e abbondanza di messi. 

Alla destra di Aion, in prossimità del bordo del disco, si eleva un obelisco attorno a cui si avvolgono le spire di un grosso serpente. Il serpente è un noto simbolo del Tempo che muta all'interno di un processo ciclico eternamente ricorrente. Questa figura ci riporta ancora alla suddivisione delle stagioni presso i Romani e ci offre lo spunto per accennare a come veniva gestito a Roma il passare delle ore durante il giorno e la notte. 

I Romani, come del resto i Greci e i Caldei, avevano diviso la giornata in 24 ore: 12 per il dì e 12 per la notte. Questa suddivisione si manteneva nell'arco dell'intero anno e dunque comportava ore di durata ineguale nelle diverse stagioni, che oscillava da un massimo di 75 minuti e 30 secondi in estate a un minimo di 44 minuti e 30 secondi nel corso dell'inverno. Solo in corrispondenza degli equinozi la durata delle ore dei Romani corrisponde alla durata delle ore moderne. 

Durante il giorno venivano usati dei congegni come clessidre e meridiane solari mentre per la notte le ore venivano misurate osservando il sorgere e il tramontare delle costellazioni zodiacali. Le costellazioni zodiacali infatti si levano ciascuna ogni due ore circa. Diversi autori citano l'importanza dell'osservazione di queste costellazioni per misurare le ore durante la notte. A titolo d'esempio citiamo un passaggio di Igino il Cromatico (Astronomica, II d.C.) che consacra il sorgere della Vergine: "La Vergine al suo sorgere non manca di fare sparire molte costellazioni. Tramontano la Lyra, con la Freccia e il Delfino, il corpo del Cigno di cui tramonta prima la testa e poi la coda...". 

Più tardi, con l'influenza degli astrologi - ricordiamo che in quegli anni la commistione tra astronomia e astrologia era naturale - fu raggiunta una maggior precisione. Viene messo in risalto come a causa dell'obliquità dell'eclittica, certi segni zodiacali (Cancro, Sagittario e soprattutto Vergine e Bilancia) siano lenti a sorgere e veloci a tramontare, mentre altri segni si comportano inversamente. Nell'opera di Manilio (I sec. a.C. - I sec. d.C.) e successivamente in quella di Marziano Capella (V sec. d.C.) troviamo riportate tabelle in cui sono indicate le ore necessarie al sorgere e al tramontare di ogni costellazione.

Sull'ellisse zodiacale della Patera sono illustrate solo costellazioni estive-primaverili. Probabilmente questo dipende più da una scelta di prospettiva dell'incisione che da una specifica scelta per la rappresentazione. Infatti, in una raffigurazione di Aion conservata a Modena alla Galleria degli Estensi, sono incisi tutti i segni zodiacali e ai quattro lati i punti cardinali identificati con i Venti. 

Alcuni ritengono però che la scelta di indicare quel gruppo di costellazioni dipenda dall'identificazione che veniva fatta tra la
divinità Cibele e l'asterismo della Vergine. Ricordiamo infatti, che spesso nelle fonti la costellazione della Vergine era identificata
con Atena o Demetra, due delle grandi divinità dell'Olimpo greco, dee della terra protettrici dell'agricoltura. Se con un moderno programma di simulazioni riproduciamo il cielo visibile nell'Età Imperiale durante le due feste in onore di Cibele, notiamo la presenza della Vergine. 

La prima festa si svolgeva in marzo, intorno all'equinozio di primavera: mentre il Sole sorgeva ad est nella costellazione dei Pesci, la Vergine tramontava ad ovest, così quando alla sera il Sole tramontava, la Vergine sorgeva. La situazione si ribaltava all'equinozio d'autunno quando al sorgere del Sole nella Vergine, i Pesci tramontavano. Per questo motivo la Vergine, con la sua stella principale Spica, indicava la fine dell'estate e l'inizio del mese di settembre, legato alla vendemmia. Il legame era talmente forte che il nome romano della Vergine era appunto Vindemiatrix. 

L'altra festa, invece, era celebrata ai primi del mese di Aprile. In quel periodo la Vergine tramontava mentre andava in levata eliaca la costellazione dell'Auriga con Capella. A tal proposito ricordiamo come Capella venisse usata anche dalle altre popolazioni, in particolare presso i Celti indicava la festa di Imbolc che segnava l'inizio della stagione primaverile e la ripresa delle attività agricole. 

Nella Patera vi è, infine, la rappresentazione della Volta Celeste: il Sol radiato ascende sulla quadriga preceduto dal genio della luce Phosphoros, mentre a destra Luna dirige verso il basso la corsa della biga tirata da due tori, davanti alla quale vola il genio delle tenebre Hesperos, contraddistinto appunto dalla fiaccola abbassata. 

Le due divinità descrivono una traiettoria parabolica che rappresenta la curvatura della Volta Celeste. Con Espero era rappresentata la stella della sera mentre con Eosforo era indicata la stella del mattino, letteralmente dal greco "Fiaccola dell'Aurora" e per i Romani, Lucifero. Astronomicamente l'astro che appare prima la sera dopo il tramonto del Sole e che scompare per ultimo nei bagliori dell'alba in diversi momenti dell'anno è il pianeta Venere. 

Dal punto di vista astronomico, Venere è un pianeta inferiore in quanto descrive un'orbita più vicina al Sole rispetto a quella della Terra. Per questo motivo il suo moto apparente sulla volta celeste, mostra un comportamento decisamente originale e inspiegabile per le culture antiche. 

Vediamo di seguire Venere attraverso il suo ciclo completo intorno al Sole incominciando da quando è visibile come astro del mattino. Venere anticipa ogni giorno il sorgere del Sole e, se osservati dalla Terra, entrambi si muovono sull'eclittica: il Sole verso est e Venere verso ovest. In questo modo Venere resta visibile sempre più a lungo nel cielo mattutino, per un periodo totale di circa 9 mesi (263 giorni). A questo punto Venere inizia a retrocedere dirigendosi verso est e riavvicinandosi al Sole (fino a circa 10° est in distanza angolare) al punto di rimanere invisibile immerso nei bagliori solari. Quindi, Venere scompare dal cielo per circa 50 giorni mentre transita dietro al Sole, poi ridiventa visibile nel cielo notturno dopo il tramonto per altri 9 mesi nei quali la sua luminosità cresce fino a raggiungere il massimo splendore verso la fine del periodo di visibilità. Una volta svanito dal cielo occidentale nel crepuscolo serale, il pianeta Venere ricompare circa 8 giorni dopo nel cielo mattutino prima del levare del Sole e ricomincia il ciclo. Venere completa il ciclo in poco meno di 20 dei nostri mesi, circa 584 giorni. Ricordiamo che il pianeta Venere ebbe un significato molto diverso per numerose culture antiche, come per le popolazione precolombiane che avevano costruito il loro calendario sul ciclo di questo pianeta.

Dall'analisi della raffigurazione del mito di Cibele incisa sulla Patera, possiamo avere sicuramente la conferma che, per i Romani, l'astronomia giocava un ruolo importante. La loro mentalità era indubbiamente rivolta verso nozioni concrete e alle loro applicazioni pratiche piuttosto che verso l'astrazione matematica e alle speculazioni scientifiche disinteressate. Questo emerge chiaramente dall'impiego e dalla struttura del calendario agricolo che, anche se corretto e ben funzionante, usando una terminologia moderna,
sembra opera più di un osservatore dilettante che di un astronomo professionista.

 

Calendario agricolo romano astro-meteorologico

Date Fenomeni astronomici Meteorologia Vita rurale
25 XII solstizio d'inverno piogge, tempeste piantumazione dei ciliegi
25-31 XII tramonto eliaco dell'Acquario .  lavori per la festa
30 XII sorgere acronico di Sirio . .
29-30 XII tramonto eliaco dell'Aquila . .
27 XII-9 I sorgere eliaco del Delfino . .
3-7 I tramonto acronico del Cancro . .
16 I entrata del Sole nell'Acquario . .
16 I-20 II tramonto acronico del Leone . .
18 I-5 II levata eliaca dell'Acquario . .
22 I-4 II tramonto eliaco della Lira piogge, tempeste .
24 I tramonto eliaco della Balena . .
30 I-3 II tramonto eliaco del Delfino . piantumazione rose e vigneti; pulizia dei fossati
8 II . inizio della primavera (Favonio) .
11-25 II levata acronica del Bifolco . piantumazione peri e altri alberi da frutto
13 II tramonto eliaco della Freccia tempo incerto taglio della vigna
14 II levata acronica del Corvo dell'Idra e della Coppa tempo incerto sarchiatura; scavare fossati
15 II entrata del Sole nel segno dei Pesci tempo incerto .
22 II ... . comparsa delle rondini
2-5 III levata acronica di Spica . .
7 III levata eliaca di Pegaso . .
8 III levata acronica della Corona . .
4-13 III  levata eliaca dei Pesci . .
15 III-6 V tramonto acronico dello Scorpione tempeste .
17 III entrata del Sole nell'Ariete tempeste .
17-20 III . . comparsa del nibbio
21 III tramonto eliaco del Pegaso . .
23 III-25 IV levata eliaca dell'Ariete . .
25 III equinozio di primavera . irrigazione da vicino
2-6 IV tramonto eliaco delle Pleiadi . .
8-13 IV tramonto acronico della Bilancia piogge .
9 IV-22 V tramonto eliaco di Orione . .
12-20 IV tramonto eliaco delle Iadi piogge .
17 IV  entrata del Sole nel Toro . .
23 IV-13 V levata acronica della Lira . accoppiamento dei bovini
25-30 IV tramonto eliaco del Cane . semina panico e miglio
29 IV-8 V levata eliaca della Capra bel tempo fine della semina tradiva
22 IV-11 V levata eliaca delle Pleiadi navigazione favorevole, pesca del tonno produzione del formaggio, prima raccolta del miele, germinazione della vigna e dell'ulivo
3 V levata acronica del Centauro . .
10 V . inizio dell'estate .
11 V-7 VI tramonto acronico del Bifolco . accoppiamento delle pecore
19 V entrata del Sole nei Gemelli . .
21 V-15 VI levata eliaca delle Iadi piogge .
25 V-2 VI levata acronica dell'Aquila . fienagione
10-17 VI levata acronica del Delfino . .
15 VI-6 VII levata eliaca di Orione temporali .
19 VI entrata del Sole nel Cancro . .
21 VI tramonto eliaco di Ofiuco . .
25 VI solstizio d'estate . raccolto
4 VII tramonto acronico della Corona . .
6 VII levata eliaca del Cancro . .
8 VII tramonto acronico del Capricorno . .
9 VII levata acronica di Cefeo . .
15 VII levata eliaca di Procione . .
18-26 VII levata eliaca del Cane caldo .
20 VII entrata del Sole nel Leone caldo .
20-30 VII tramonto acronico dell'Aquila . fine dell'accoppiamento delle pecore
27 VII-7 VIII tramonto acronico dell'Acquario . .
29 VII levata eliaca di Regolo . .
12-14 VIII tramonto acronico del Delfino tempeste .
11-23 VIII tramonto acronico della Lira inizio dell'autunno semina del foraggio
20 VIII entrata del Sole nella Vergine . semina delle rape e del ravizzone
27 VIII-5 IX levata eliaca di Spica . vendemmia
31 VIII levata acronica di Andromeda . .
1-21 IX tramonto acronico dei Pesci . .
4-5 IX tramonto acronico della Freccia . .
7-9 IX sorgere acronico della Capra piogge .
5-17 IX sorgere eliaco del Bifolco tempeste, temporali, grandine aratura della terra secca; raccolta miele; terza germinazione degli alberi
12-20 IX . . partenza delle rondini
13 IX sorgere acronico della Balena tempeste .
18 IX-6 X levata eliaca di Spica . .
19 IX levata eliaca della Coppa . .
19 IX entrata del Sole nella Bilancia . aratura; semina dell'orzo
21 IX-6 X tramonto acronico dell'Ariete . .
24-26 IX equinozio d'autunno . .
27 IX-6 X sorgere acronico dei Capretti piogge, temporali, tempeste .
23 IX-25 X sorgere eliaco del Centauro . .
4-15 X sorgere eliaco della Corona pioggia semina delle fave
10 X levata acornica delle Pleiadi . .
15-16 X sorgere acronico delle Iadi . .
19 X entrata del Sole nello Scorpione . .
22 X-20 XI tramonto acronico del Toro . .
26 X-13 XI levata eliaca dello Scorpione . .
30-31 XI tramonto acronico di Cassiopea piogge, tempeste .
28 X-13 XI tramonto acronico delle Pleiadi navigazione pericolosa aratura; raccolta miele; semina lina, grano e papavero
29 X-2 XI tramonto eliaco del Bifolco temporali semina dei legumi e taglio della legna
30 X-16 XI levata eliaca della Lira piogge .
7 XI-6 XII tramonto acronico di Orione tempeste .
9 XI  sorgere eliaco di Antares . .
10 XI . inizio dell'inverno bruciare gli alberi
18 XI entrata del Sole nel Sagittario . .
18 XI levata acronica di Orione . .
22 XI tramonto acronico della Lepre . .
25 XI tramonto acronico di Sirio . .
25-29 XI tramonto eliaco della Corona tempo incerto semina del grano
6 XII sorgere eliaco del Sagittario . .
7-20 XII levata eliaca dell'Aquila tempeste, temporali, piogge forti quarta germinazione alberi, taglio della vigna
17 XII entrata del Sole nel Capricorno . .
11-23 XII tramonto acronico della Capra e dei Capretti pioggia, tempeste .

 

 

Scheda autore

Silvia Cernuti. Laureata in Fisica con indirizzo astrofisico svolge le sue ricerche presso l'Osservatorio Astronomico di Brera per il quale sta sviluppando un manuale sulle tecniche moderne di analisi di siti di interesse archeoastronomico e con l'Istituto di Storia della Fisica (Milano) per il quale ha realizzato un ipertesto nel sito WEB "Coelum et Terra". Collabora con l'Ecole des Haute Etudes Celtiques di Parigi ed è autrice insieme a A. Gaspani del libro L'Astronomia dei Celti. Svolge un'intensa attività divulgativa sia in Italia che all'estero.

 

 


Sommario

L'astronomia dei Vichinghi